41. Via da lì

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Canzone per il capitolo

Painkiller - Rozzi Crane ft Adam levine


Da quella volta Adam non mi aveva chiesto nulla sul perchè del mio strano comportamento, ne del mio pianto inaspettato, nessuna domanda, e non era normale, perchè di solito lui era quello che insisteva nel conoscere il mio passato e tutto, invece quella volta niente.

Niente domande inopportune, neanche una, pensavo che aveva ormai capito che non avrei mai risposto a nessuna di quelle. Avevo deciso di tenere la bocca chiusa per sempre, non potevo far partecipe nessuno del mio segreto, sarebbe stato troppo pericoloso.

L'unica cosa che faceva era starmi sempre vicino, preoccuparsi per me, e sostenermi ad ogni ora del giorno, era sempre presente, più di tutti, ed era impossibile per me non notarlo. Mi giravo a destra e c'era Adam, a sinistra e c'erano i suoi occhi, di dietro, di fronte e c'era il suo sorriso, e insieme al suo il mio. Se era felice lui lo ero io, era tutto direttamente proporzionale a lui, vivevo di lui ormai, il nostro era un legame che niente avrebbe facilmente spezzato, io avevo bisogno di lui, e lui di me.

A volte cercavo di immaginare come sarebbe potuta andare la mia vita lì senza di lui, se le nostre strade non si fossero incrociate, e nella mia mente vedevo il nulla, non riuscivo a concepire neanche una giornata lontana da lui, mi era entrato dentro, lui era sulla mia pelle, e non me ne sarei liberata molto facilmente. Lui era diventato indispensabile per me, era grazie a lui che avevo dimenticato e lasciato da parte tutto il mio dolore, quando c'era lui scompariva automaticamente, io e il dolore non potevamo più vivere insieme e per mandarlo via mi serviva lui, lui riusciva ad ucciderlo senza neanche accorgersene, lui mi salvava la vita solo con uno sguardo e neanche se ne rendeva conto, non sapeva quanto era estremamente importante per me.

Io avevo una ragione per stargli vicino, ma lui? Cosa lo spingeva a me?

Io mi ero permessa di avvicinarmi a lui così tanto perchè lui me lo aveva permesso, perchè era lui a fare quasi sempre il primo passo, e quello dopo, e quello dopo ancora fino ad attaccarsi completamente a me, ma mi chiedevo cosa lo portava ad esserci sempre e costantemente per me, ogni giorno, ad ogni occasione.

-Ciao bella.- Adam appena arrivò si diresse verso di me e mi salutò con un piccolo bacio sulla guancia.

L'estate, la mia stagione preferita in assoluto, era alle porte, sarebbe arrivato il caldo e in più la scuola aveva chiuso il giorno prima e io ero libera, eravamo passati tutti al prossimo anno, il quinto, senza debiti, andava tutto alla grande.

Era un pomeriggio di inizio giugno e io ed Adam ci eravamo dati appuntamento in un parco vicino a casa, per prenderci un po di sole e respirare dell'aria pulita, lontani dallo smog della strada trafficata, che nessuno dei due sopportava. Era un po il colmo che una macchina robot come me preferisse immergersi nella natura, il suo opposto praticamente, la natura con l'artificio, ci stonavo, ma mi piaceva.

Ci sedemmo sulla verde distesa di prato e cominciammo a parlare e scherzare come sempre.

Quando dialogavamo il tempo passava velocemente e senza accorgercene stava per farsi sera, era sempre così parlavamo e parlavamo senza sosta, avevamo sempre qualcosa da dirci.

-Ora arriva l'estate.- disse lui.

-E si, che bello!- ero davvero felice.

-E con l'estate arrivano le vacanze.-

-Vacanze?- la mia felicità sparì in un attimo come niente.

-Si, tu cosa farai?-

-Cioè in che senso? Cosa farò durante le vacanze estive?- non me l'ero mai chiesto, pensavo che oltre la scuola, tutto sarebbe andato come tutti gli altri giorni, come sempre.

-Si! Hai dei piani?-

-No, non lo so, non ci avevo proprio pensato.-

-Io invece, che al contrario di te sono una persona organizzata, andrò... indovina un po!- Batté le mani sul terreno per simulare un rullo di tamburi -in Europa!- disse strafelice.

Volevo esserlo anch'io per lui, ma qualcosa me lo impediva -Che ci vai a fare in Europa?-

-Ho dei parenti in Inghilterra, si sono offerti di ospitare me e la mia famiglia, così per i tre mesi d'estate starò lì e nel frattempo mi farò un giro del paese, non vedo l'ora, l'ultima volta che ci sono andato ero piccolo e non mi ricordo un gran che.- concluse lui soddisfatto.

-Tre mesi?- chiesi, troppo freddamente per i miei gusti.

-Si tre mesi.- mi rispose guardandomi senza capire.

-Ho capito.- non potevo fare a meno di essere fredda, e scontrosa, dentro di me mi sforzavo ad apparire più entusiasta per la bellissima vacanza che aspettava Adam, ma non ci riuscivo.

-C'è qualcosa che non va?- Domandò lui avvicinandosi per scrutarmi meglio.

-Certo sono felice per te Adam.- risposi, alzando lo sguardo da terra e forzando un sorriso, che non aveva niente di vero. -Quando parti?-

-Tra una settimana precisa.-

-E quando torni?-

-Se non ci saranno cambiamenti di programma, il 6 settembre mi sembra.- ora non aveva più l'espressione interrogativa, aveva intuito il motivo del mio strano comportamento, e anche se non lo volevo ammettere a me stessa, nel mio profondo lo sapevo anch'io.

Quello era egoismo, dovevo essere felice per lui, ma non ci riuscivo. Come facevo ad esserlo se avrei trascorso tutto quel tempo senza lui, senza la persona che riusciva a dare un senso a tutti i miei giorni, non riuscivo a mostrargli un sorriso vero, non riuscivo perchè dentro di me pensavo che l'estate, per colpa sua, sarebbe diventata la stagione che odiavo di più.

-Ok... allora ci vediamo.- mi alzai pronta per tornare a casa.

-No, aspetta...io domani mattina andrò a trovare i miei nonni in Georgia, trascorrerò lì una settimana, perchè non li vediamo quasi mai, e poi da lì prenderò l'aereo per Londra.-

Rimasi ferma a guardarlo, mentre si alzava anche lui.

-Quindi dovremmo salutarci ora.- disse con gli occhi bassi, da cui riuscì a cogliere un velo di tristezza.

-ah..- credevo di aver ancora sette giorni prima della sua partenza, e invece no.

-Ciao Hanna.- Con un solo passo si avvicinò e svelto mi circondò con le sue forti braccia, creando l'abbraccio più lungo e doloroso mai vissuto fin ora.

-Bene.- disse poi lui, dopo aver sciolto l'abbraccio.

-Allora..Buon viaggio, divertiti.- Gli rivolsi un'altro finto sorriso, che lui non ricambiò per niente, mantendo quell'espressione confusa e andai via da lì, via da lui.



Con un cuore d'acciaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora