Canzone per il capitolo
Pictures of you - The Last Goodnight
Dovevo andare via da lì assolutamente perchè sentivo come se dentro di me si era aperta una dolorosa voragine da quando Adam pronunciò di dover stare via per tutto quel tempo. Quella sensazione doveva finire, ma più mi allontanavo più aumentava, io volevo l'opposto, era lui che mi causava quella stranezza, e andando via dai lui sarebbe dovuta finirmi, e invece no, più i metri tra noi aumentavano, più la voragine si allargava, stessa cosa valeva anche per i giorni che passavano lentamente, essa diventava sempre più insopportabile.
Dentro di me il vuoto. Lui riusciva a riempirmi completamente, ma la sua assenza mi aveva completamente svuotata. Con un vuoto del genere mi era impossibile godermi i soleggiati giorni d'estate. La mia unica fonte di divertimento erano i miei amici, soprattutto i fratelli Adam e Alice, ma senza di loro, niente era lo stesso, ed io ero costretta a passare 3 lunghi mesi così, in solitudine.
Pur consapevole di ciò, i primi giorni cercai di convincermi che non sarebbe andata poi così male, mi dicevo che mi sarei trovata qualcosa da fare per tenermi occupata. Le provai tutte, dal disegno, alla cucina, dal fai da te alla lettura, dalle passeggiate a, insomma sperimentai di tutto, ma tutto durava poco, il problema era la mancanza di voglia e di stimoli.
Così dopo poco tempo decisi di lasciar stare questa inutile ricerca.
Non sapevo che fare, era estate, la città era vuota, la maggior parte dei suoi abitanti si erano trasferiti nelle loro tenute estive in periferia, tutti andavano a divertirsi al mare, cosa che io anche volendo non avrei potuto fare, ero obbligata a restare prigioniera delle quattro mura del mio grigio e spoglio appartamento, "obbligata", la porta non era sigillata, potevo benissimo uscire, ma non mi andava, perchè sapevo di essere sola, non mi sarei mai divertita come facevo con gli altri.
Di tanto in tanto, o meglio quasi sempre, il pensiero di quel ragazzo si divertiva a tormentarmi, ovunque fossi, qualsiasi cosa stessi facendo, avevo in testa Adam, era diventato una specie di mia ossessione.
Vedevo lui da ogni parte, vedevo il suo viso in quello dei passanti, e risuonava la sua voce ad ogni parola o rumore che udivo, pensavo di stare per impazzire. Nella mia mente scorrevano tutti i momenti passati con lui durante quell'anno, e ognuno di quelli riuscivano a farmi sorridere. Se avrei dovuto fare un resoconto di quell'anno, in ogni parte ci sarebbe stato sicuramente in mezzo lui, lui c'era sempre, c'entrava sempre in ogni occasione, non era mai di troppo, anzi era la parte integrante di tutto.
Fin dal primo istante lui c'era sempre stato, dal primo all'ultimo, lui era sempre presente, se con lui stavo bene, ora che non lo vedevo da tempo mi sentivo persa.
Quella situazione mi fece riflettere, e mi portò indietro nel tempo. Era inevitabile per me non paragonare Adam alla persona più importante della mia vita, Beatrice. Come lui, lei c'era all'inizio di tutto, e quando mi ha lasciato da sola, io mi sentivo proprio come mi sentivo in quel momento.
Tre mesi non sono equiparabili a tre anni, ma la mia perdizione era la stessa, ero sola, e sentivo la mancanza di qualcosa, o meglio di qualcuno.
Beatrice per me era importantissima, la stessa cosa per Adam, non potevo negare che la sua presenza per me era ormai diventata indispensabile.
Ora lo sapevo, quel ragazzo dagli occhi verdi che mi aveva sconvolto la vita, se non salvata, non poteva mancarci, e io avevo bisogno di lui, ora più che mai.
Eravamo io, il caldo torrido, e il vuoto dentro di me.
I tre mesi infernali erano passati, molto lentamente ma infine passarono e arrivò il tanto atteso mese di settembre. Una ragazza normale non avrebbe gioito della fine delle vacanze estive, ma io non lo ero, non lo ero affatto.
Nove settembre, Il giorno dell'arrivo di Adam. Non potevo più aspettare, io dovevo vederlo. Dopo tutto quel tempo, sapendo che era finalmente in città, non potevo di certo starmene buona in casa, dovevo uscire, dovevo raggiungerlo.
La parte razionale di me, quella piccola dose che era sopravvissuta, mi impose di non andare. Non ero certa che sarebbe arrivato proprio quel giorno, me lo aveva detto anche lui che non era sicuro, e poi non sarebbe stato neanche molto carino piombare a casa sua dopo un lungo viaggio, e se fosse stanco e se avesse da smistare tutte le valige, no, sarei stata inopportuna. Dovevo frenare i miei impulsi.
Stesi tutto il giorno seduta nel divano a fissare la porta d'ingresso, titubante nello scegliere cosa fare, andare o non andare? Restare o non restare?
Per una volta non ascoltai la ragione, mi staccai dal divano che aveva stampata su di se la mia sagoma e corsi fuori, non mi curai di come ero conciata, che ore della notte fossero, se stesse dormendo, se fosse realmente arrivato, se si sarebbe arrabbiato o no. Io correvo nella notte verso la sua casa, lo avevo pensato così tanto e così intensamente che ero stanca del suo fantasma, lo volevo reale, volevo il vero Adam, in carne ed ossa.
Ero là, davanti a casa sua, potevo vedere benissimo le luci accese delle varie stanze, e delle ombre che passavano di tanto in tanto, segno che erano tutti svegli. Stavo per suonare al campanello, ma poi ricordai che erano le due di notte. Sarebbe stato piuttosto imbarazzante e fuori luogo, così indietreggiai, senza però perdere il mio obbiettivo, che era Adam, in qualche modo lo avrei raggiunto.
Raggirai la casa, la stanza di Adam era al secondo piano, la finestra era aperta, e per fortuna accanto ad essa c'era un albero, feci due più due agilmente mi arrampicai su di esso arrivando in men che non si dica al davanzale.
Silenziosamente, entrai senza distogliere lo sguardo dal padrone di quella stanza, di cui avevo violato il domicilio, che mi dava le spalle mentre svuotava con malavoglia la valigia poggiando i numerosi vestiti stropicciati sul letto.
Fu come una visione per me, mi chiedevo se fosse vero, se era realmente lui.
-...Adam.- dissi moderando il volume della voce per non farlo spaventare, ma senza riuscirci, dato che saltò in aria appena pronunciai il suo nome.
Lui con il viso ritraente un misto tra lo spaventato e il sorpreso, si girò di scattò verso di me e si sedette d'istinto sul letto indietreggiando leggermente. Poi, riconoscendomi si fermò, rilassandosi.
-Hanna! sei tu, ma che ci fai qua?-
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Con un cuore d'acciaio
FantascienzaL'amore, quello che tutti conoscono, riesce a cambiarti la vita, questo amore invece è in grado di dartela. L'amore che ho provato è diverso, perchè io sono diversa. Nessuno sapeva cosa avevo dentro, che il mio cuore non batteva, che non avevo ossa...