20. Era sbagliato

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Canzone per il capitolo

Talking to the moon - Bruno Mars


Lo studio tutto ok.

Riuscivo a capire tutto, anche se non stavo per niente attenta durante la lezione dei professori, a casa leggevo rapidamente il capitolo interessato sul libro di testo, e subito dopo sapevo tutto a memoria, quindi la scuola non era per niente un problema, anzi una passeggiata.

Molti durante l'interrogazione o dopo l'esito di qualche verifica mi guardavano con ammirazione, e mi facevano anche i complimenti, chiedendomi spesso se potevo spiegargli qualcosa. E io ovviamente lo facevo con piacere.

A casa anche tutto ok.

Non avevo un gran che da fare, quindi passavo il mio tempo libero facendo pulizie, e per questo la casa era sempre splendente.

Dopo aver pulito e aver mangiucchiato qualcosina, iniziava il mio momento perdizione, era quel momento in cui hai finito tutto quello che hai da fare, e rimani...così.

Per occuparlo, o uscivo a prendere un po di fresco, a vedere gente o anche per comprare qualcosa, tipo un libro, che faceva sempre comodo, o me ne stavo comoda a casa, da sola.

Era quello il momento durante il quale mi perdevo nei miei pensieri. Molto spesso mi posizionavo davanti alla mia finestra preferita, quella più grande, che si trovava nella mia camera da letto.

Me ne stavo lì, immobile, a scrutare i cielo con sotto le luci della città. Mi lasciavo trasportare completamente dal flusso ininterrotto dei pensieri, che scorreva mentre il sole al solito orario si nascondeva per cedere il suo posto alla luna e le sue stelle.

Amavo guardare il cielo di notte, mi venivano in mente le sere in cui mi stendevo sull'erbetta fresca di fronte alla mia vecchia casa a guardare lo stesso cielo.

Il cielo era rimasto lo stesso.

Era lo stesso che guardavo con Bea, e lo stesso su cui sempre lei mi fece conoscere tutte le costellazioni. Seppur lontano da quella che era la mia vera casa, lontanissima dalla mia vecchia vita che tanto amavo, anche da lì, riuscivo a contare le stesse stelle, e unirle nelle stesse costellazioni.

Il cielo era il mio punto fermo, la mia unica certezza, mentre tutto era cambiato, il cielo era sempre lì, lui era rimasto lì, era come se la luna riuscisse a consolarmi, come se mi dicesse "hei io sono sempre qui per te" , e c'era veramente.

Ed era così che mi capitava di parlare silenziosamente con la luna quasi ogni notte.

L'unica di cui non potevo aver paura a raccontare le mie cose.

Le parlavo delle mie preoccupazioni, dei miei pensieri, piccoli e grandi problemi,delle mie giornate, delle cose che imparavo e scopro giorno dopo giorno, della gente che mi girava intorno, per poi finire su un determinato pensiero.

Da quando ero lì a Jacksonville, l'ultima immagine che scorreva nella mia mente erano degli occhi verdi, dopo di che mi addormentavo. Andava ogni notte così.

Tutto era ok.

L'unica cosa che mi mandava in fissa era la strana sensazione che mi arrivava quando c'era Adam in giro.

Quel ragazzo scomponeva completamente il mio equilibrio, era come se ogni volta che i nostri guardi si incastravano tra loro manomettesse il mio intero sistema.

Non sapevo se fosse normale.


Suonò la campanella della ricreazione, non me ne sarei stata da sola in classe, non ne avevo voglia quella volta, così mi alzai.

Con un cuore d'acciaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora