8. Un nuovo inizio

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Canzone per il capitolo

Buona fortuna amore - Nesli


Chi lo avrebbe mai detto che un giorno mi sarei ritrovata con delle valige in mano pronta a salutare, quella che fino ad allora era stata da sempre la mia casa. Dopo un'ultima occhiata, mi girai e iniziai il mio viaggio verso la mia nuova vita.

Era la mia unica scelta.

Le istruzioni erano chiare, dovevo raggiungere il paese e da lì avrei preso il treno per arrivare in città.

Il tragitto casa/paese lo feci tutto correndo, era una delle mie cose preferite, non sapevo come sarebbero andate le cose, e forse quella sarebbe stata l'ultima volta, cercai di godermela al massimo.

Rallentai non appena il paesaggio di alberi fu sostituito da delle case. Era un paese rustico, dalle abitazioni basse e dai vicoli stretti.

Fu la prima volta che vidi delle persone diverse da Beatrice e, beh... me, sempre se potevo reputarmi una persona. Erano davvero tante, tutte avevano qualcosa da fare, c'era chi passeggiava, chi cercava di vendere qualcosa nelle bancarelle, e chi come dei bambini giocava per strada a palla.
Ero meravigliata nel vedere tutta quella gente, ognuno così diverso dall'altro, ognuno con le sue caratteristiche.

Continuai il mio percorso verso la stazione, seguivo la mappa che mi aveva lasciata Bea.

Eccola lì, la stazione! Entrai e mi ritrovai a dover parlare con l'uomo che si trovava in biglietteria per proseguire.
Mi ci piazzai di fronte, ero parecchio nervosa, e inizialmente non riuscì a far uscire le parole che intendevo pronunciare, lui mi guardava perplesso, aveva di certo altro da fare che fissare una sconosciuta nell'interminabile attesa che si decidesse a parlare.

-Mi scusi- finalmente dissi dopo aver trovato il coraggio.

-Si cara dimmi.- cercava di esortarmi l'uomo.

Era la prima volta che mi trovavo a parlare con qualcuno formalmente, e poi era anche la primissima volta che vedevo un Maschio così da vicino!
Per me fu come una scoperta.
Aveva un odore strano...

-Si, uhm, mi serve un biglietto di sola andata per Ja-Jacksonville.- incespicai.

-Subito, è 26$.-

Presi il mio portafoglio ed estratti le banconote per pagare il biglietto.

Dopo un'ora e mezza arrivò il tanto atteso treno e presi posto nel vagone di mezzo, vicino alla finestra. Fu una strana sensazione guardare il paese e gli alberi del bosco allontanarsi sempre di più.
Il viaggio fu lungo,ma io non ero stanca, stavo lì a guardare fissa la finestra, e i diversi paesaggi che si alternavano, mentre il sole tramontana dando posto alla sera. Cercai di godermi la visione di quei paesaggi che sicuramente non avrei visto per un po'.

La stazione di Jacksonville era molto più grande di quella del paese, fu quasi difficile trovare la strada per uscire di lì. Quando ci riuscì, quello che mi ritrovai davanti mi lasciò a bocca aperta.
Quella era la città!
Se mi sembravano tante le persone che vidi in paese allora quelle che c'erano lì erano davvero troppe.
Non c'erano le casette con i tetti a spiovente, ma degli altissimi palazzi e grattacieli, con tante insegne luminose, le strade erano larghissime, c'era una tale confusione, tutto lì era in movimento. Un vortice di persone in continuo andare.

Non ero completamente abituata a tutto quel rumore, a quegli sguardi, alla gente che ti urtava passando.

Mi bloccai cercando di trovare la calma e la concentrazione, c'erano troppi elementi di distrazione.
Ero nel marciapiede, chiusi gli occhi per un po' di tempo, quando li riaprii feci un passo avanti nell'asfalto, decisa nel trovare la mia strada, un'automobile alla mia sinistra prese a suonare il clacson mentre si avvicinava sempre di più.

Fu un attimo.

Mentre l'auto avanzava, rimasi immobilizzata a guardarla, quasi ad aspettare che mi arrivasse addosso.

Quando pensai che mi avrebbe inevitabilmente colpita fui improvvisamente tirata indietro.

Qualcuno mi afferrò dalla vita e finì a terra nel marciapiede, lontana dal pericolo per poco scampato.

Mi girai e quel qualcuno era un ragazzo.
Un moro dai capelli spettinati e gli occhi verdissimi, mai visti così.
Mi guardava sconvolto e preoccupato.

-Dannazione! C'era il semaforo pedonale rosso! Come hai fatto a non vederlo? Non sai che non devi attraversare?- urlò, sembrava arrabbiato.

Io ancora più sconvolta di lui, non riuscì a dire una singola parola, ero forse spaventata per il rischio corso, oppure stranita per la situazione totalmente nuova che si era creata, e con tutte quelle persone che guardavano nella nostra direzione.

-Io..-

Al primo monosillabo che riuscii ad emettere, lui si alzò con uno scatto da terra, dove eravamo finiti entrambi in seguito all'urto, spazzò via con la mano la polvere dai suoi jeans, dopo di ché tese la mano verso di me aiutandomi ad alzarmi a mia volta.

Ora ero alla sua altezza.

-Stai bene?- disse con tono non tanto preoccupato, indifferente.

-Sono apposto, grazie.- risposi tentennando.

-tu..-

La sua frase fu interrotta, e non potei sentire il seguito, a causa della grande folla pronta ad attraversare la strada, che ci spinse senza pietà, per la fretta, facendomi perdere dalla vista il ragazzo.
Una volta approdata nell'altro lato della carreggiata, lo cercai con lo sguardo nell'intenzione di trovarlo, ma inutilmente.

Stava per dirmi qualcosa, e forse non avrei mai saputo cosa, comunque proseguii per la mia strada.

Nonostante le innumerevoli cose nuove che avevo visto e che mi erano accadute in quella sola giornata, non riuscì a pensare ad altro che a quel misterioso ragazzo, forse perché mi ricordò tanto una persona a me molto cara.

Come lei, anche lui a suo modo mi aveva probabilmente salvato la vita.

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Con un cuore d'acciaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora