72. Un'errore

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Canzone per il capitolo

Things we lost in the fire - Bastille


-Com-come fai tu a saperlo?- chiesi in preda allo stupore.

Quella sigla, HN2A, la conoscevo benissimo, era quella riportata nella piastrina con la quale fui ritrovata da Beatrice quel giorno tanto lontano, e da cui ne derivò il mio nome, come potevo dimenticarla?

Erano passati 75 anni da all'ora, e lui era solo un ragazzo, appena trentenne, non mi spiegavo come facesse a saperlo, c'era qualcosa di più.

-L'A.C.F. esiste da molto tempo, e la sua sede originale in passato era dislocata nel bosco di un piccolo paese nei pressi della città di Jacksonville, più precisamente nascosta all'interno di una grotta, e nel sottosuolo, nessuno al di fuori di essa sapeva della sua esistenza, e così è tuttora, il nostro lavoro,quello che svolgo io, i miei colleghi scienziati, e anche gli appartenenti della sicurezza, è altamente top secret.-

I pezzi cominciavano ad incastrarsi tra loro. 

-Quel vecchio laboratorio ormai non esiste più, una mattina del 1941 qualcosa andò storto.- continuava a parlare Robin misurando ogni parola con accurata attenzione.-Non sappiamo di preciso cosa, forse un errore di calcolo, o un'anomalia nel corso delle operazioni, o altro, ma qualcosa causò un cortocircuito in tutto il sistema e a seguire un'esplosione, che distrusse quasi interamente la base, non rimase quasi più nulla.- 

Il laboratorio distrutto, il bosco, il 1941, tutto coincideva, ero quasi sicura che in questa storia c'entrassi in qualche modo io. Le immagini, i ricordi di quel giorno, del giorno della mia nascita, come lo chiamavo io, si susseguivano in me senza sosta, vedevo le fiamme, la luce che mentre scappavo dalla distruzione del laboratorio mi attiva all'esterno, ricordo perfettamente la paura e il panico di quei momenti, ricordo di me sola, la mente vuota che si guardava attorno paralizzata, che le mille domande che mi ponevo, non avevo mai smesso di chiedermele.

-Il progetto a cui gli scienziati stavano lavorando era l'ennesimo cyborg, più precisamente il soggetto HN2A, cioè te, Hanna.- mi indicò.

Spalancai gli occhi non appena mi sentii nominare.

-L'esplosione ha fatto perdere molti documenti e fascicoli di primaria importanza, perciò non so conosco di preciso lo svolgimento, i dati e l'obbiettivo del progetto di cui tu eri la protagonista, per questo, per mettere in chiaro questa faccenda, e anche perchè è il mio lavoro,  mentre stavi dormendo mi sono preso il permesso di farti delle analisi.- riprese a leggere le sue infinite scartoffie sparse in ogni superficie.

Provai un principio di rabbia per il solo fatto che qualcuno mi aveva toccato mentre ero svenuta, ma scomparì subito dopo, perchè io in fondo volevo sapere cosa dicevano quelle analisi, Robin mi stava rilevando le informazioni che avevo sempre voluto, avevo sempre desiderato poter ricostruire il mio passato, e poter sapere con certezza chi ero io, per tutto quel tempo non avevo mai saputo come definirmi. Una ragazza come tutte, comune? Una persona speciale? Un Cyborg come dicevano i libri di fantascienza? Un mostro? Non lo avevo mai capito.

-E dal risultato di queste posso intuire che il motivo dell'esplosione, molto probabilmente è legato a te.-

-A me?-

-Gli scienziati degli anni 40 hanno voluto strafare, oppure hanno solo sbagliato, nessuno di noi potrà saperlo con certezza. Di prassi i cyborg si creano con una componente al 90% robotica, non so come hanno fatto con te ma tu, fin'ora sei l'unico cyborg registrato metà umano e metà robot.- disse anch'egli incredulo alle sue stesse parole, come se fosse una cosa quasi impossibile.

Metà umano, Metà robot.

Cosa mi avevano fatto?

-Spiegati meglio.- non volevo più pormi nessun tipo di domande.

-E' difficile anche per me credimi, è una cosa che non è mai capitata, per avere il 50% delle qualità umane, il che è una cifra davvero esorbitante, vuol dire solo una cosa...- si fermò a pensare, dubbioso delle sue teorie. -E' solo una supposizione, ma per arrivare ad un risultato del genere bisogna per forza lavorare su una base umana.- Si sedette di colpo su una sedia vicina, portandosi una mano in fronte.

Cosa significava base umana?

Lui rifletteva senza dire niente, e io attendevo con impazienza che mi spiegasse meglio, non poteva lasciarmi in sospeso così. 

-E' una cosa macabra, se ci penso bene, ma non può che essere così.- sospirò guardando un punto non preciso della stanza, poi si alzò, afferrò delle carte con su delle immagini scure e me le porse.

La prima raffigurava un cranio.

-Il tuo cervello è perfettamente integro, se non fosse per delle piastrine impiantate al suo interno.-

Sfogliavo e vedevo le lastre di due paia di gambe, due braccia, e altri parti del corpo.

-La tua pelle è elastica come quella di tutti noi, le tue ossa e i muscoli sono stati potenziati, all'interno dei tuoi sistemi sono stati inseriti dei processori, dei..-

Non capivo più quello che diceva perchè aveva cominciato ad usare dei termini scientifici a me sconosciuti.

L'ultima immagine era quella di un cuore, il mio cuore.

-E poi il cuore- parlava senza sosta, di più per convincere se stesso che me -Il tuo cuore è quasi perfetto, non si è mai visto un cyborg con un cuore del genere, che senso avrebbe?- faceva avanti e indietro da una parete all'altra del locale camminando e parlando velocemente, farneticando cose incompresibili.

Il senso, era quello che cercavo.

-Io non ti seguo.- dichiarai confusa.

Robin sbatté una mano sul lettino su cui ero seduta, e con calma estrasse gli occhiali dalla sua tasca per poi rimetterseli con calma sotto il mio sguardo attento e fremente di sapere di più.

-Sei un lavoro difettoso, andato male, non eri nei piani dell'associazione, sei tu l'anomalia che ha fatto saltare tutto per aria.-

Aggrottai le sopracciglia furiosa per il modo in cui mi definì.

-Ma tu non hai colpe, anzi ritengo che l'unica vittima qui sia tu, per arrivare a te come ho detto prima si dovrebbe per forza lavorare su una base umana, cioè per farti capire prendere una ragazze aprirla a metà e impiantarle del metallo nel corpo, è sicuramente quello che è successo a te. Sei un'esperimento di fortuna, un progetto non testato, un fenomeno imprevedibile.-

Cominciai a tremare, non so per cosa, se per la rabbia nel saper che ipoteticamente mi avevano strappato dalla mia vecchia vita, di cui non ricordo assolutamente nulla, per usarmi da cavia da laboratorio, o se per la paura di sapere dell'altro, magari qualcosa di più sconcertante.

Secondo lo scienziato quindi mi avevano usata per creare qualcosa di diverso dal solito, ero il frutto della creatività delle mani e la mente di qualcun'altro, per la scelta di un'altra persona, avevano voluto donarmi delle fantastiche abilità, mi avevano donato la forza, la velocità, l'intelligenza e molte altre sovrannaturali capacità, ma mi avevano tolto molto di più, avevano rubato la mia vita, la mia identità, per lungo tempo mi avevano privato della capacità di provare dei sentimenti, e solo Dio sa cos'altro.

-Perchè hanno fatto questo?!- mi venne quasi spontaneo chiedere in un sussurro, mentre riflettevo sulla situazione con la testa abbassata.

-Non lo so, non lo so, ma insieme la risolveremo.- 

Con un cuore d'acciaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora