31. Non preoccuparti

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Canzone per il capitolo

Mai e per sempre - Marco Mengoni

La mattina dopo, quando aprii gli occhi non erano le 7.00 in punto, no erano le 7.05.. C'era qualcosa che non andava in me, non mi sono mai sbagliata sull'orario, mai in tutti questi anni fin ora.

Dovevo sbrigarmi, non mi sarei perdonata un altro ritardo, per di più consecutivamente, non lo accettavo, cosa avevo? Un Bug?

Anche se a dire la verità, non mi sarebbe dispiaciuto rivivere l'esperienza del giorno prima. Avrei tanto voluto scendere di nuovo le scale di corsa e ritrovare di nuovo Adam, lì in quella strada, parlare, ridere, e fare la strada insieme.

Chi se ne frega della scuola e dell'essere la perfettina sempre in orario!

Anche se pochi minuti, quel breve intervallo di tempo riuscì a far restare vivo il mio sorriso durante l'intero resto di quella giornata.

Volevo un altro incontro come quello.

Perchè sorridere, non so, mi faceva uno strano effetto, un effetto... piacevole.

Alzai gli occhi verso l'orologio da muro, e con "orrore" noto che sono le 7.30. Ero stata immobile davanti all'armadio aperto per un sacco di tempo, a fare questi stupidi e insulsi pensieri, che a rifletterci bene non erano normali, non per me.

Niente aveva un senso.

Dovevo prepararmi, e alla svelta. Sempre per arcani motivi ci misi più del solito a scegliere cosa avrei indossato per la scuola. Non mi ero mai preoccupata più di tanto nella scelta dei vestiti. Oggi invece sembrava che entrai addirittura nel panico preoccupandomi dell'accostamenti dei colori, e controllando i capi uno ad uno per assicurarmi che non ci siano macchie e che non fossero stropicciati.

Feci le cose che rimanevano da fare alla velocità della luce, e prima di varcare la soglia di casa per uscire, feci retromarcia, per darmi un'ultima controllatina allo specchio.

Fortunatamente tutto ok.

Ma da quando mi ero mai preoccupata del mio aspetto? Cominciavo ad avere paura di questi miei strani e insoliti comportamenti che si facevano sempre di più e sempre più presenti e condizionatori delle miei giornate. Infatti era tardi.

Esattamente come il giorno prima, feci le scale correndo, rischiando di cadere per più di una volta, ma arrivai sana e salva fino alla strada.

Il suono assordante di un clacson mi fece saltare per lo spavento. Avevo fatto solo pochi passi e accanto a me si affiancò un auto. Una grande auto nera.

Lentamente si abbassò il finestrino scuro, e comparì davanti a me un volto familiare.

-In ritardo anche oggi?- Adam mi sorrideva, seduto comodamente nel posto di guida.

E quell'auto da dove veniva fuori?

-Dai entra!- mi invitò, gesticolando.

Io sarei dovuta entrare, dentro quella cosa? L'idea non mi allettava per niente. L'ultima volta che mi ero trovata un'automobile così vicino, fu quando mi stava quasi per investire. Non avevo intenzione di entrare lì dentro... anche perchè, non ci ero mai salita in vita mia, e mi faceva un po paura.

-Io cosa? No non c'è bisogno..grazie.- mi rigirai e feci qualche passo per proseguire a piedi.

-Hei hei no, aspetta.- Sentivo Adam, e contemporaneamente la grossa e spaventosa auto mi camminava affianco.

-Perchè fai così, non arriverai mai in tempo a scuola se vai a piedi, dai su sali.- insisteva.

Mi fermai, e con me anche la macchina. La osservai attentamente. Aveva ragione. Forse non faceva così paura.

Con un cuore d'acciaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora