49. Cambierà

5.4K 275 17
                                    

Canzone per il capitolo

Save you - Matthew Perryman Jones


Eccoli, erano ritornati, i pensieri, i problemi, le paure, erano tornate ad assillarmi. Le parole di Adam mi ronzavano attorno, come fastidiose zanzare, che cercavo inutilmente di cacciare. La testa mi girava, ero ferma immobile, ma vedevo tutto quello che avevo attorno girare sempre più veloce.

La felicità e la pace che avevo finalmente raggiunto e che credevo potessero perdurare per molto più tempo, andarono in frantumi, la luce che illuminava me e il mondo si spense, e stavolta non avrei premuto l'interruttore, sarei rimasta nell'oscurità.

-Qualcosa non va Hanna?- Lo sguardo preoccupato di Adam incontrò il mio, ora totalmente spento, così buio che le stelle non gli si riflettevano più.

In risposta mi alzai in piedi.

-Che fai?- mi chiese lui sempre più confuso dal mio strano atteggiamento.

-Me ne vado.- dissi senza lasciar scappare alcuna emozione.

-Ma perchè?-

Non risposi, gli diedi le spalle e cominciai dirigermi attenta verso la fine del tetto per poter poi andare a casa.

-Perchè te ne stai andando, è per qualcosa che ho detto?- Sapevo già, che non sarei riuscita ad andare via da li senza dover ascoltare le sue infinite domande, ma non potevo dargli nessuna risposta, come mi ero già ripromessa lui non avrebbe saputo niente della vera me.

-Hanna fermati, aspetta.- 

Aumentai il passo, non preoccupandomi del fatto di poter cadere da due piani.

Come, era già successo stavo scappando, stavo andando via da lui, lo stavo lasciando solo, e la cosa peggiore era il fatto che non potevo spiegargli niente. Ogni volta scappavo dalle sue braccia, avrei voluto spiegarmi, ma non potevo, non avrebbe capito, e ne ero ancora più convinta dopo aver ascoltato ciò che disse in conclusione alla mia spiegazione sui fenomeni astronomici.

"Ora che lo so, cambia tutto ".

Cambierà il suo modo di guardarmi, così come è successo per le "stelle", cambierà tutto.

Per questo dovevo stare zitta.

Ma anche volendo non avrei potuto tenere la bocca chiusa per sempre, perchè il tempo passava. 

Il tempo.

Era quello il problema.

Mi era già successo, con Beatrice, vederla morire non fu una delle migliori esperienze della mia vita, fu la peggiore, il mio peggior trauma, il solo pensare di poter sopravvivere ad Adam, e rivivere la stessa storia... no non ci stavo, non sarebbe successo un'altra volta.

Io non andavo bene, non andavo bene per lui, lui non si meritava una come me, non avrei visto il tempo passare per Adam, non lo avrei visto invecchiare e mentre io sarei rimasta lì ferma nella mia bolla di vetro che mi consente di restare sempre la stessa, non lo avrei visto andare via, non ci pensavo neanche.

Poi la cosa peggiore sarebbe stata il dopo. E dopo Adam cosa sarebbe accaduto, ci sarebbe stata un'altra persona al suo posto, o sarei rimasta incatenata a lui all'eternità?

Ero riuscita a riprendere in mano la mia vita dopo la morte di Beatrice con molte difficoltà, e sapevo che non ci sarebbe stata una seconda volta. Non ero abbastanza forte, non così tanto.

Prima che quello che io provavo per Adam, e quello che lui sentiva per me, si intensificasse, prima che diventasse tutto più complicato, dovevo porre fine a tutto, a noi.

Questa volta nessuno avrebbe sofferto, questa volta mi sarei messa da parte.

Per tutto quel tempo avevo messo in rilievo me stessa, in euforia da tutte le novità, da questo turbine di emozioni che mi faceva vedere il mondo con altri occhi, avevo messo al primo posto la mia felicità, scordandomi di quella di Adam, io lo stavo usando, lo usavo per me stessa, per il mio bene, per il mio quieto vivere, ma non avevo minimamente pensato alle conseguenze.

Questo fu il mio errore, ed era il momento di riparare.

Gli avrei detto che non potevamo andare avanti.

Mi fermai poco prima di poter scendere da quel tetto, e mi girai verso di lui che avanzava cauto verso di me.

-Adam, senti..- non riconoscevo la mia voce, sentivo gli occhi umidi, l'ultima volta che piansi fu anche la prima, stavo crollando, il mio muro indistruttibile stava andando lentamente a pezzi.

Lui mi aveva raggiunta ed era di fronte a me, vedendo le lacrime scendere sulle mie guancia, sgranò ancor di più gli occhi, aumentando il suo stato di sconvolgimento, non si avvicinò come tutte le altre volte, solitamente mi avrebbe afferrata e avrebbe continuato la sua raffica di domande, no, invece ora si teneva a debita distanza, aveva capito che qualcosa non andava.

Schiusi la bocca per parlare, ma non riuscì a dire niente, era come se fossi tornata a tanto tempo fa, quando non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto.

-..senti..-

Lui annuì impercettibilmente, non parlava.

-..e..- 

Persi totalmente l'uso delle corde vocali, non potevo dirglielo, non ne avevo il coraggio, magari non era il momento giusto, avevo bisogno di schiarirmi le idee per bene, avevo bisogno di tempo, sapevo solo che anche quella volta avrei dovuto abbandonarlo.

Staccai i miei occhi dalla figura di quel ragazzo, che silenziosamente mi stava urlando di restare, di non andarmene, ma lui non sapevo che tutto quello che facevo, tutto, lo facevo e l'ho sempre fatto per lui, io lo amavo, e stavolta avrei messo il suo bene prima del mio, e io non ero un bene, ero un male per lui, dovevo scomparire.

-Devo andare.- Dissi nascondendo ogni emozione.

-No Hanna!!- Quasi urlò Adam.

Lui scattò in avanti allungando un braccio per acchiapparmi, per evitare che scappassi, ma io fui più veloce.

Scalavo al contrario la parete della casa, mentre Adam restava a cavalcioni sul bordo del tetto, sporgendo con la testa, e con il braccio, che sperava di prendermi, ancora a penzoloni.

-Scappi! Te ne vai?- Il suo tono era duro, ma gli occhi tradivano la sua durezza, mostrando tutta la sua fragilità.

Non mi avrebbe rincorsa come aveva già fatto in passato, stava lì a guardarmi andare, per questo non mi misi a correre, ma camminavo lentamente, dovevo godermi ogni attimo entro la recinzione di quella casa, sapevo che non ci sarei tornata presto.

Prima di immettermi nella strada però mi voltai un'ultima volta, per guardare Adam, stava sempre lì, solo seduto un po meglio, e fissava me, una parte di me diceva di tornare indietro, l'altra mi diceva che ero una stupida, che invece di andare il più lontano da quel ragazzo, cui stavo inconsapevolmente rovinando la vita, stavo ancora perdendo tempo.

Non lo guardavo più, camminavo dritta per la mia strada, con le lacrime che scendevano sempre più impetuose, e con una confusione in testa tale da bloccare ogni mio pensiero, ora che me n'ero andata non sapevo più cosa stavo facendo, se quello che pensavo fosse giusto o sbagliato.





Con un cuore d'acciaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora