23. Venerdì

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Canzone per il capitolo

Hall of fame - The Script

Io non conoscevo i sentimenti, come facevo a capirli e addirittura cercare di renderli visibili?

La mia era una mission impossible.

Quel giorno stetti tutto il tempo del corso davanti alla tela, che rimase bianca fino alla fine.

Zero idee.

Mi chiedevo cosa fosse l'amore, e perchè tutti lo ritenevano così importante. In me non avevo risposte, io non sapevo e non avrei mai saputo.

Guardavo il resto dei corsisti che iniziarono entusiasti le loro grandi opere, sicuri e fieri di ciò che stavano facendo. E io immobile, con la matita in mano, tracciavo una piccola e leggera linietta di tanto in tanto, ma veniva subito cancellata.

L'amore, di come ne parlavano era qualcosa di grande, troppo grande per me.

La settimana che trascorse, fu strana.

Non feci altro che ricevere le ormai consuete occhiate piene di minacce e rabbia di Clarissa, ogni volta che ci incontravamo anche da lontano.

Adam da quando "scappò" dall'aula di arte, non mi rivolse più la parola.

Il classe lo vedevo pensieroso e cupo, molto cupo, sorrideva raramente, e le uniche volte in cui gli tornava il sorriso erano quando stava in compagnia della sua ragazza.

Poverino.

Mi faceva uno stranissimo effetto vederli in quei giorni.

Lui con i suoi problemi che sembravano quasi scomparire quando vedeva Clarissa, e lei che continuava questa relazione, che insisteva nel chiamare amore, quando invece tra i due l'unico che aveva da offrirne veramente era Adam, inconsapevole,che quell'amore, sprecato, avrebbe preso esclusivamente una strada a senso unico.

Non mi piacevano più i venerdì.

Avevo anche pensato di rinunciare a tutto, di lasciare il corso, e starmene comodamente a casa durante il venerdì pomeriggio.

Quella tela non ce la faceva più, stava solo aspettando che mi decidessi, quasi sentivo le sue suppliche.

Me ne sarei andata, avevo anche riposato la matita e la gomma, del tutto immacolate, e stavo per mettere giù la grande tela, ma qualcosa mi fece ripensare.

Dopo quella volta non pensavo che avrebbe più messo piede in questo posto.

Adam camminava a larghe falcate verso il suo posto, con lo zaino che penzolava da una spalla, e un sorriso che non vedevo da tempo.

Posò lo zaino a terra e uscì i suoi arnesi da disegno per mettersi subito a lavoro. Neanche il tempo di pensare ed era già all'opera.

Mi rivolse una rapida occhiata, senza fermarsi e poi mi disse -ci ho pensato!-

-a cosa?- non ci credevo che era tornato.

- avevo sottovalutato la tua stupida idea- e si mise a ridere.

Una risata che riuscì a mettermi subito di buon umore.

Intendeva, il fatto dell'omissione del nome.

-ah, quella.-

-forse non era così stupida.-

Poi si fece serio.

-e avevi ragione.- disse.

-ragione?-

-si, devo fregarmene, io voglio disegnare, cioè è l'unica cosa che so fare al meglio e che mi piace, non me ne deve importare niente del giudizio degli...altri.-

Sembrava convinto.

Mi comparve un piccolo sorriso, sicuramente dovuto al fatto, che ciò che aveva deciso mi faceva piacere, mi faceva molto piacere che aveva scelto di fregarsene, ognuno deve poter fare quello che vuole, senza il condizionamento di persone esterne.

-Bravo Adam.- gli sorrisi.

-grazie! Ora silenzio che devo concentrarmi.- disse posizionando il suo indice sulle sue labbra facendosi serio.

-oh scusami!- dissi io alzando le mani in segno di scusa.

-ecco, che devo creare il quadro più cazzuto di tutti!- parlò alzando la voce per farsi sentire e alzando le braccia in maniera plateale.

Mi piaceva vederlo sicuro di se.

-Che sentimento rappresenterai?- gli chiesi.

-mmm, avevo pensato all'orgoglio.-

-mi sembra più che adatto a te.- e lo era, era perfetto per la sua situazione.

-e tu?-

-io... sono stata costretta a disegnare l'amore.- dissi rassegnata, coprendomi il volto con una mano.

Spostai due dita in modo da avere la visuale libera da un occhio,e Adam mi osservava con la testa inclinata.

-interessante.- disse poi.

-Facciamo cambio?-

Scoppiò in una risata, accorgendosi di quanto possa essere disperata.

-scherzi? no!-

- non ho idee.-

- pensaci bene, e vedrai che qualcosa in mente ti verrà!-

Lo speravo.

Distolsi definitamente lo sguardo dal suo sorriso, che automaticamente generava il mio, e mi imposi di disegnare qualcosa. Qualsiasi cosa.

E così feci. Non potevo lasciare tutto in bianco, anche se non avessi ben azzeccato il tema, pazienza, l'arte è qualcosa di puramente personale, se non piace è un punto di vista, sono gusti.

Mi decisi.

Ma ciò che venne fuori ad opera finita, mi lasciò sorpresa e incredula.

Era come se avevo pitturato senza pensarci, come se fosse una cosa automatica e incontrollabile.

Persi la presa sul pennello, che cadde sporcando di tempera verde le piastrelle del pavimento.

Perchè avevo disegnato quegli occhi ...verdi?







Con un cuore d'acciaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora