9. Scuola

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Canzone per il capitolo

A sky full of stars - Coldpaly


J

acksonville, capoluogo della contea di Duval nello Stato della Florida, era la città più grande del sud e contava più di 800.000 abitanti.

La mia nuova casa si trovava proprio lì, Bea aveva pensato proprio a tutto. Era un piccolo appartamento all'ultimo piano di un palazzo, poco distante dall'area metropolitana.

Al mio arrivo era già tutto arredato, l'ingresso dava su un saloncino con un divano e qualche mobile, accanto ad esso sulla sinistra c'era l'ambiente cucina. Nel mezzo tra le due aree sorgeva un disimpegno nel quale si aprivano 3 porte, una era destinata al bagno, una ad un piccolo sgabuzzino e l'ultima sarebbe stata la mia camera. In quest'ultima c'era un letto a due piazze, un armadio, una libreria, su cui scaffali erano poggiati diversi libri, e una scrivania.

La cosa che catturò particolarmente la mia attenzione fu la porta finestra della mia stanza da letto, che dava su uno stretto balconcino, comunicante con quelli dei piani inferiori attraverso delle esili scale in ferro.

La visuale era mozzafiato, forse per me, che non mi ero mai trovata così in alto da poter vedere tutto ciò. Le migliaia di luci della metropolitana si confondevano con quelle delle stelle. Da lì potevo ammirare la città e suoi movimenti e il cielo stellato.

Era cosi... WOW!

Distolsi lo sguardo da quello spettacolo e mi decisi a smistare le mie cose.

Dopo aver sistemato vestiti e oggetti personali di vario tipo, rimasero in fondo alla valigia i vari documenti che mi aveva procurato Beatrice. Erano fatti veramente bene, per quanto riuscissi a sforzarmi non riuscivo a vedere la mia cara amica intenta a falsificare documenti, è un reato federale, se ci penso bene.

Hanna Reyes, 18 anni, studentessa, nubile.

Cittadina americana, nata in Texas nell'anno 1998.

In breve c'era scritto questo lassù, era l'unico modo per entrare nella società. Ora avevo un'identità, cavolo, ero una Cittadina degli Stati Uniti d'America.

Quanti viaggi mentali.

Mi chiedevo come potesse essere la mia nuova vita, cosa mi sarebbe aspettato da ora in poi. Stavo ricominciando da zero, avevo tutti i mezzi per vivere al meglio. Avevo una casa tutta mia, e un po' di soldini messi di lato per campare.

Non per lamentarmi, ma a quanto pare però Bea non riuscì a procurarmi un diploma. Erano i primi di settembre, tra poche settimane sarebbe cominciata la scuola e io ero nella lista dei nuovi alunni di quell'anno. Avrei preferito cominciare la mia nuova vita con un diploma in mano in cerca di un lavoro, ma pazienza.

I giorni successivi li dedicai a procurarmi i libri di testo, e altro materiale scolastico per arrivare preparata il primo giorno di scuola. Ma mentre mi trovavo in centro qualcosa mi spinse ad entrare in uno di quei negozi d'abbigliamento, per comprare qualcosa da indossare. I miei outfits erano molto semplici e simili tra loro, niente di particolare o all'ultima moda, ma vedere tutte quelle ragazze , così diverse da me, e vestite così bene, mi spinse a comprare qualcosa di più carino. In fondo ero anch'io una donna, quello fu il richiamo primordiale allo shopping.

Ma comunque finii per comprare pochissime cose, era tutto un po' eccessivo per i miei gusti e non mi ci vedevo del tutto, non ci sapevo fare per niente.

Il fatidico primo giorno di scuola arrivò presto.

La scuola non era troppo lontana, anche se per consuetudine numerosi studenti prendevano l'autobus per arrivare in orario, io preferivo andare a piedi, e così feci, non mi stancava per niente.

Indossavo dei jeans stretti, una leggera magliettina a maniche corte blu, e delle scarpe di tela bianche.

Arrivai di fronte all'istituto, avrei frequentato il penultimo anno e il mio entusiasmo, se prima ero felice di dare inizio a questa nuova esperienza, diede posto ad un po' di nervoso. L'ingresso era pieno di ragazzi, che aspettavano il suono della prima campanella, la confusione era tale che un senso di smarrimento prese subito parte di me. Non ero completamente abituata a tutta questa gente.

Ero stata sola per troppo tempo.

Quando riuscii a trovare la calma mi diressi verso la segreteria all'interno dell'edificio scolastico per sapere in che aula andare.

-Hanna Reyes, si aspetta- disse la segretaria dalla riccia chioma, mentre si apprestava a digitare qualcosa al computer che aveva di fronte.

-Un attimo preciso.- precisò senza distogliere lo sguardo dal monitor. Dopo di che dalla stampante uscì un foglio, lo prese e me lo porse.

-Questo..?- chiesi, la risposta fu immediata.

-Carina, questo è l'orario con le aule che devi raggiungere per ogni materia.- mi rispose distrattamente.

Alla sua ultima parola suonò la campanella, la ringraziai e incamminandomi guardai il foglio degli orari.

1° ora - Biologia - aula 27

Le mastodontiche dimensioni della scuola ovviamente non mi aiutarono affatto, mentre tutti erano entrati nelle proprie aule senza problemi io mi ritrovai a gironzolare tra i corridoi vuoti in cerca della mia.

Passarono 10 minuti buoni, ed ero in ritardo, quando in lontananza intravidi un ragazzo, l'unica forma di vita in circolazione, quindi impossibile non notarlo, stava per entrare in un aula, alzai lo sguardo e notai che era proprio la numero 27.

Velocizzai il passo per poi mettermi proprio a correre per poterlo raggiungere in tempo prima che mi chiudesse la porta in faccia.

-Aspetta!- dissi allo sconosciuto, quando ero proprio dietro di lui per far sì che si accorgesse della mia presenza.

Sentendomi, di scatto bloccò la porta con il braccio e si girò verso di me.

I suoi occhi verdi puntarono verso i miei, li riconobbi subito, non era poi tanto sconosciuto. Era il ragazzo che mi salvò il giorno del mio arrivo.

Lui mi osservava con un'espressione confusa, quasi sconvolta, mentre io ero assai sorpresa, lo guardavo con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta, restammo così sull'uscio della porta a guardarci, per attimi che sembravano interminabili.





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