17. Forse dopo

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Canzone per il capitolo

Another love - Tom Odel


Il corso di arte sarebbe cominciato alle ore 15.00 di quel pomeriggio, come tutti gli altri corsi che si tenevano il primo pomeriggio dopo le lezioni.

Ero emozionata, anche perchè non sapevo cosa avrei fatto e tanto meno con chi, non conoscevo i miei compagni di corso, quando mi iscrissi non ci pensai proprio a leggere i nomi dei corsisti.

L'aula destinata al corso che avrei dovuto seguire era molto grande e spaziosa, le mura erano costellate da un sacco di disegni, quadri, e schizzi colorati, c'erano anche delle statue qua e là, ma la cosa che mi colpì fu la presenza delle grandi vetrate che c'erano su un lato della stanza. Da esse era possibile vedere larga parte del cortile esterno della scuola.

Solo dopo notai che l'aula era piena di ragazzi che prendevano posto vicino a dei cavalletti. Io mi scelsi quello vicino alla vetrata, ovviamente. Il cortile aveva molto verde, e visto che potevo, cercai di stargli il più vicino possibile, in modo da stare in qualche modo a contatto con la natura. Amavo la natura, in fondo ci sono nata e cresciuta, avevo passato tutta la mia vita ad osservare il cielo, correre tra gli alberi e riposare sull'erba.

Ero incantata a guardare dalla vetrata dietro la mia seduta, quando fui distratta da qualcuno che stava prendendo posto nel cavalletto vicino al mio, mi girai e vidi Adam.

Appena mi vide si pietrificò, si alzò dalla sedia dove si era appena seduto e scrutò l'intera aula in cerca di un posto libero che non sia vicino al mio, supponevo.

Ma le postazioni erano tutte prese ormai.

Con un'espressione rassegnata si risedette, e guardò nella mia direzione, -Ciao.- accennò quasi, imbarazzato.

Lui era quello che mi parlò male dei corsi, diceva che erano inutili e che nessuno ci andava, e allora mi chiedevo come mai era lì?

Ero confusa, il suo atteggiamento era contraddittorio.

-Hei- dissi soltanto.

E lui non mi guardava più. Non lo capivo.

Fece la sua entrata l'insegnante del corso, la signorina Dunn, il cui stile all'impatto mi ricordò molto quello degli Hippie del 68. Aveva dei lunghi, anzi lunghissimi capelli biondi e ricci che portava sciolti, e degli occhiali rossi decisamente poco sobri che si sistemava compulsivamente.

-Ma quanti siamo!!! Buona sera ragazzi miei, benvenuti nel mio corso !- Disse gironzolando, per non dire saltellando tra i ragazzi.

Tutti la guardavano sorridenti, aveva fatto una buona impressione su tutti, anche su di me e si capiva subito che era una donna buona e gentile.

Si presentò e facendo l'appello, si impose di memorizzare tutti i nostri nomi.

-Ognuno di voi ha un cavalletto con sopra un foglio da disegno giusto?-

-sii.- disse in coro tutta la classe.

-eh si.- dissi io a scoppio ritardato.

-Benissimo! il vostro primo incarico è quello di sbizzarrirvi come meglio vi piace su di esso! Non abbiate paura o ripensamenti, potete rappresentare tutto quello che volete come volete! Non esiste un modo giusto o sbagliato di fare l'arte, ma solo il vostro!- diceva sempre camminando intorno all'aula, poi si fermò e batté le mani -Quindi, su! Via cominciate!-

Tutti si armarono di matite, pennelli e pennarelli colorati che la professoressa aveva messo gentilmente a nostra disposizione.

Guardai la tela e non sapevo davvero cosa disegnare, non avevo mai tenuto in mano una matita, ne nessuno mi aveva mai chiesto di rappresentare qualcosa su un foglio, e quello era davvero un foglio molto grande, troppo grande per la mia immaginazione.

Rimasi imbambolata di fronte ad esso, indecisa su cosa fare.

Davanti a me c'era Adam, i nostri cavalletti si davano le spalle, in questo modo io potevo vedere benissimo il suo viso e il suo sguardo concentrato sulla sua opera.

Tornai sul mio foglio vuoto.

-Non sai cosa disegnare?- mi chiese Adam.

Lo guardai mentre lui invece alternava la sua attenzione da me al suo foglio.

-Purtroppo no...-

-Capita, lo vuoi un consiglio?-

-Dimmi.-

-Non pensarci troppo, qualsiasi cosa può andare bene- ora mi guardava - finchè viene dal cuore.- aggiunse.

Smisi di guardarlo negli occhi.

Lo avrebbe deluso il fatto che non avrei potuto seguire il suo prezioso consiglio.

Come facevo a sapere cosa avevo nel cuore, se non ne avevo nemmeno uno? Mi misi una mano sul petto, come per controllare, per sperare che dall'oggi al domani potessi sentire un battito, e che tutto questo non fosse vero.

Credevo di averci fatto l'abitudine, ma a quanto pare no.

Mi faceva male pensare alla mia diversità, il non poter essere come gli altri, potevo assomigliare quanto voglio ad Adam, o alla professoressa, o a chiunque, esteriormente, ma dentro io non avrei mai avuto un cuore che batteva, e questo mi faceva sentire così vuota.

Cercai di cacciare questi pensieri al più presto, e mi misi a disegnare, non sapevo cosa, ma la mia mano si muoveva sul foglio bianco tracciando delle linee che poi diventavano forme, e questo era l'importante, mi ero sbloccata.

Adam mi rivolse un sorriso, facendomi il segno del pollice in su, vedendo che finalmente mi ero decisa.

-Un bosco?- Adam era dietro di me e mi fece spaventare.

Si, sul mio foglio stava prendendo forma, una sorta di bosco.

-uhm, si!- dissi quasi per convincere più me stessa.

-Come mai hai scelto Arte?- mi chiese poi.

Non avevo un motivo preciso, fu il primo corso che mi capitò sott'occhio

-Così.-

-Non è perchè cu sono io?- disse passandosi la mano fra i capelli, sempre disordinati.

Ma cosa andava a pensare, io neanche lo sapevo che mi sarei trovata lui anche qui.

-Veramente non lo sapevo.-

-Sarà!-

-E tu che fai qui? Non dicevi che questi corsi erano inutili?-dovevo chiederglielo per forza.

La sua faccia cambiò espressione.

-Si l'ho detto.-

-E allora?-

-Non te lo voglio dire.- Abbassò la testa, a quanto pare la cosa lo imbarazzava in particolar modo, ma io volevo sapere.

-Che c'è di male? Dimmelo!-

Tornò a fissarmi, scosse la testa e tornò al suo posto di fronte a me lasciandomi in sospeso. Io rispondevo sempre alle sue domanda, ma perchè lui non sapeva rispondere alle mie?

Lo fissavo in attesa di una risposta, che non arrivava.

Adam distolse lo sguardo dalla sua opera, guardò me, poi ritornò sul foglio osservandolo dopo aver fatto un passo indietro.

Nel frattempo ero molto curiosa di sapere cosa stesse disegnando.

Volevo anche scoprire il perchè del suo atteggiamento, volevo capirlo. Mi era facile capire le persone solitamente, ne erano un esempio più che valido, Alice, Clarissa, o la prof Dunn di Arte, ma Adam, per quanto mi sforzassi, non riuscivo proprio a capirlo.

-Forse dopo.- Esordì lui, facendomi riemergere dalla profondità dei miei pensieri, ora più che mai confusi.

-Cosa dopo?-

-Forse dopo te lo dico.- Fissava il suo cavalletto mentre mi parlava, dopo di che le sue labbra formarono un bellissimo sorriso.




Con un cuore d'acciaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora