65. Ti ricordi?

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Canzone per il capitolo

Uncover - Zara Larsson

Senza perdere tempo riempimmo un borsone con acqua e con tutto il cibo, solo quello ancora commestibile, che si trovava in cucina. Esitammo ad uscire dalla porta di casa. -Aspetta qui.- mi disse Adam e controllò se nei dintorni l'area fosse sicura.

-Ok, via libera, vieni.- mi rassicurò lui, e di corsa entrammo in auto, che con una sgommata partì alla velocità della luce.

Fin quando eravamo ancora nei pressi della città non potevo essere del tutto tranquilla, osservavo la strada dietro di me ogni due minuti per la paura costante che qualcuno ci stesse seguendo, mi sembrava di vedere in ogni passante, in ogni auto che incontravamo durante il tragitto, una minaccia, come se tutti mi stessero cercando, come se tutti studiassero ogni mio minimo movimento, non era una bella sensazione, in quel momento desideravo solo arrivare a destinazione e stare finalmente lontano da tutto e da tutti.

-Sai indicarmi la strada?- Mi chiese Adam dopo esser finalmente usciti da Jacksonville.

-La sai già, ti ricordi quando abbiamo passato quel weekend in spiaggia?-

-Si, certo.- rispose annuendo energicamente.

Era ovvio che se lo ricordava, come si potevano dimenticare quei giorni? Era quel periodo in cui io e Adam eravamo più che vicini, non solo fisicamente, ma anche con la mente e ..beh, col cuore. Eravamo in perfetta sintonia, ci volevamo a vicenda, ma io ancora non lo capivo, anche se in fondo lo sapevo, ricordavo perfettamente quella notte, la musica, il divertimento, la complicità.

-Ricordi il bosco in cui la mattina seguente siamo andati a fare escursione?-

-si.- stavolta rispose poco convinto, non perchè non se lo ricordasse, ma perchè i ricordi legati a quel bosco non erano certamente espressione di felicità e spensieratezza.

-Quando io mi allontanai dal gruppo, quella casa, la ricordi?-

Notai nel suo sguardo un attimo di perdizione, tanto che smise di guardare veramente la strada rischiando di andare fuori carreggiata, ma poi si riprese senza abbandonare però quell'espressione pensierosa che tanto lo caratterizzava quando non riusciva ad avere un quadro completo della situazione.

-Si, anche troppo bene.-

Ok, aveva capito. Feci per girarmi dall'altra parte per guardare oltre il finestrino, ma la voce di Adam mi richiamò.

-Ora capisco! Era lì che vivevi con Be..Beatrice, giusto?-

-Già.- risposi malinconica.

-Ora capisco anche la tua reazione di quel giorno.-

-Quando mi misi a piangere?- E pensare che quella era la prima volta che dai miei occhi sgorgavano delle lacrime, quello era un segnale del mio cambiamento, e io, così stupida, ancora non capivo. I ricordi legati a quella vecchia casa crearono in me una reazione tale da esternare per una delle prime volte la mia umanità, se così si può chiamare.

-Si esatto, inizialmente pensavo che ti fosse venuta una crisi isterica o di nervoso, ma c'era sempre qualcosa che non mi convinceva, ora quadra tutto.- disse lui soddisfatto, che osservandomi sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi per tirarmi un po su di morale, il pensiero di tornare in quel posto mi rattristava un po, e lui se n'era accorto, ma il suo sorriso, nonostante la situazione sempre splendente, mi faceva passare tutto.

Dopo aver messo la quinta, tolse la mano dal cambio e afferrò la mia tenendola stretta.

La strada da percorrere era lunga, e durante tutto il tragitto, le nostre mani, tranne che per pochi istanti sempre per motivi legati alla guida, non si staccarono mai. Lui guardava attentamente la strada di fronte a se, io osservavo i paesaggi dal finestrino, studiando come sempre facevo ogni particolare, l'unico suono udibile era il rumore delle gomme delle ruote sull'asfalto che correvano veloci, la radio rigorosamente spenta, non ne avevamo bisogno, ci bastavano le nostre mani intrecciate che ci facevano sentire qualcosa di più forte e bello della musica.

Con un cuore d'acciaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora