Capitolo sette.

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"Rosy, non mi sono sbagliata era lui" dico per l'ennesima volta

É arrivata a casa mia mezz'ora fa e gli sto raccontando di ieri sera.

"E una volta che ti é venuto l'attacco di panico? Ti hanno portato in ospedale?" mi chiede.

"No, mi ha aiutato Cameron e so che ti starai chiedendo com'é possibile ma non posso darti una risposta perché  non ricordo come mi ha calmato"

"Sam neanche i medici riescono a calmare i tuoi attacchi di panico delle volte, forse lui"

"Ma zitta, sarà perché ci conosciamo da quando siamo piccoli" la interrompo.

"Come vuoi, ora devo andare ti chiamo io dopo" mi dice, per poi lasciarmi sola immersa nei miei pensieri.

Stare a casa mi sta facendo impazzire, devo fare due passi.

"Mamma io esco." urlo e senza sentire la risposta me ne vado sbattendo la porta.

Per quanto riguarda mia mamma non abbiamo risolto un bel niente, non ci parliamo se non per le cose di vitale importanza, lei non é venuta da me per chiarire e io di certo non andrò da lei.

Una cosa che non riesco a capire invece e cosa ci fa lui qui, dovrebbe essere ancora in carcere, forse ero solo più ubriaca di quanto pensassi.

Gli attacchi di panico invece?

No, quelli non sono una novità, sono con me da quando avevo 6 anni, buon decimo anniversario. Iniziarono quando iniziai a capire realmente quello che succedeva, mamma riusciva a portarmi sempre in ospedale quando mi venivano e con dei medicinali dopo un po' riuscivo a tranquillizzarmi.
Non mi era mai capitato come le ultime due volte, nessuno con delle parole e degli abbracci mi aveva calmata.

"Ahiaa" urla qualcuno, ops ci sono finita addosso.

Mi levo una cuffia e alzo lo sguardo, oh ma di nuovo Jes-Jim come cazzo si chiamava?

"Ancora tu? Ma non riesci proprio a stare attenta quando cammini per strada Sam?" mi dice.

"Sarà destino J.." mi fermo, non ricordandomi il nome.

"Jim"

Avevo ragione, sono un genio.

"Ah, si Jim"

"Ti va di andare a prendere un gelato Sam?" mi chiede.

Annuisco.

Al gelato non si dice mai di no, neanche se sono le 8:30 p. M. soprattutto quando te lo offrono, perché offre lui vero?

***

"Niente abbiamo preso un gelato, parlato un po' e mi ha accompagnato a casa" racconto ad Austin per telefono.

"Come ti ha salutato? Ti ha toccata? Ti ha baciata? Chiesto il numero? " mi domanda Austin, é geloso come Harold.

"Hey calmo, mi ha dato un bacio sulla guancia e durante tutto il tragitto non ha provato neanche a sfiorarmi" rido.

"Ok ora vado, a domani" mi saluta.

"Notte" rispondo.

Mi metto sotto le coperte, gli occhi si stanno chiudendo finché qualcuno non bussa alla porta.

"Posso?" Ma questa é la voce di Violet.

Io e Violet abbiamo un bel legame, lei mi racconta tutto, mi chiede consigli e mi ascolta, sa tutto di me e io so tutto di me, non é come una semplice tredicenne.

"Entra" le rispondo

"Ho bisogno di un consiglio" mi dice con la sua vocina, si tratta di un ragazzo sicuro.

"Dimmi tutto"

"Allora ieri un ragazzo mi ha chiesto di uscire, c'é un problema é un po' più grande di me" mi dice

"Eh allora? Non c'é niente di male" la tranquillizzo.

"Si lo so, il problema é un altro, non è che ha tipo 16 anni ne ha 18 e non sa neanche che ho 13 anni" mi dice

Beh in effetti 18 é grande, troppo grande per lei.

"Non voglio dirti ma che ti importa e queste cose qui, ma neanche lascialo perdere, semplicemente stai attenta. Metti le cose in chiaro e non farti incantare troppo oppure avrà quello che vorrà e ti lascerà, vedi se gli interessi davvero, fai la difficile ma non troppo, si te stessa però, sempre, oppure non gli piacerai mai davvero. Fidati del tuo cuore e agisci d'istinto come sempre, solo sta attenta." cerco di consigliarla in modo corretto.

"Grazie Sam, ti voglio bene." mi ringrazia la piccola, che ormai tanto piccola non é.

"Anch'io, notte" la saluto.

***

É tardissimo merda!

Okay calmi, il pullman passa tra 5 minuti e io sto ancora nel letto, non riuscirò mai ad essere pronta

Mi vesto e mi lavo in due secondi credo. Non proprio due, sono le 7:50 e tra 10 minuti si entra, Harold é sceso e il pullman é già passato, a piedi ci vogliono 20 minuti.

Corro fuori casa e mi incammino verso la scuola.

Una macchina suona il clacson e vedo Cameron, che culo.

"Entra veloce" mi dice.

Entro velocemente in macchina e partiamo.

"Fatto tardi?" mi chiede interrompendo il silenzio che si era creato.

"Non ho sentito la sveglia, tu?"

"Mi scocciavo e poi ero impegnato, mi sono ritrovata una bionda nel letto non sapevo neanche chi fosse" ride

"Ma che schifo, quando l'hai cacciata che ha detto?" lo seguo ridendo.

" 'Oh no Cameron, tu hai detto di amarmi e abbiamo fatto l'amore, sei uno stronzo'" la imita "Io non sapevo neanche il suo nome" continua e io non riesco a trattenermi dal ridere.

"Ma come fanno queste ragazze, vanno a letto con te e poi pensano anche che le ami. In primo luogo avrebbero bisogno di occhiali e poi come fanno a pensare che un ragazzo che non conoscono neanche le ami?" dico ridendo ancora.

"Arrivati e sono solo le 8:10 ci faranno entrare"

**

No, non ci hanno fatto entrare.

La campanella suona.

"Ecco la seconda ora, non é stato tanto noioso passare con te quest'ora piccola Sam" dice Cam "Non sei così acida e stronza come vuoi far pensare." continua e mi lascia sola entrando in classe.

Non c'é odio senza amore #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora