"Non pensi sia arrivato il momento che io sappia chi è Eddy?" gli dico.
Annuisce ma non parla.
Dopo secondi, minuti di silenzio fa un grosso respiro e inizia a parlare."Ti ricordi l'inizio vero?" domanda.
"Si" rispondo semplicemente.
"Avevo 10 anni, quella sera papà tornò a casa prima, mia mamma era con un uomo nella stanza da letto, io ero sul divano, cercavo di non far salire papà ma sapevo che ormai era troppo tardi. Papà li vide, litigarono tutta la notte, lui fece le valige e mi portò con lui, mamma veniva sempre fuori scuola, voleva uccidermi, lui cercava di venire sempre prima e io pensai che non l'avrei mai più rivista. Un giorno, avevo circa 12 anni e mezzo, mio padre portò a casa una donna, la sua nuova compagna, mi disse che tra di noi non sarebbe mai cambiato niente, mi disse che io sarei sempre stato il suo primo pensiero. Una notte lì sentii parlare, lei diceva che io ormai ero un peso che era incinta e aveva bisogno di una famiglia tutta sua, non mi voleva più. Non ero spaventato, sapevo che mio padre mi voleva veramente bene e che non mi avrebbe abbandonato" prende fiato e si asciuga una lacrima che stava per scendere, gli prendo la mano e la stringo forte.
"Non sei costretto a continuare" gli dico.
"Ero sicuro che non mi avrebbe abbandonato. La mattina dopo mi accompagnò a scuola e quando uscì non trovai mio padre, trovai solo mia madre che mi portò con lei, in un posto abbandonato, e mi picchió tanto ero pieno di sangue e persi i sensi. Quando mi risvegliai ero solo, cercai di andare a casa di papà ma non c'era nessuno, ero solo a 13 anni ero solo.
Con il tempo e con l'aiuto di tua madre andai a vivere da solo, poi scoprii che la 'compagna di papà' aveva già un figlio, Eddy, è poco più piccolo di me. Quando si presentò a casa la prima volta, mio padre e la mamma lo avevano abbandonato, a quanto pare è quello che sanno fare meglio. Non lo voglio aiutare a me non mi hanno aiutato, lui si è sempre preso gioco di me." Smette di parlare."Cameron ,sei il ragazzo più forte che io abbia mai conosciuto. Non è facile vivere da soli a trent'anni figuriamoci a quattordici"
"Sam, questo è quello che mi hanno fatto ma io non sono da meno, ho fatto troppi sbagli, non sono meglio di loro"
"Cameron avevi quattordici anni ed è normale che tu ti sia aggrappato ad altre cose, è normale che sei diventato aggressivo, è normale tutto. Non dico sia giusto,bnon dico che sei giustificato ma l'importante è che tu ne sia uscito. Hai avuto la forza di lasciarti il passato alle spalle, hai avuto la forza di ricominciare. Non è facile ma tu ce l'hai fatta" dico e lui mi abbraccia.
Restiamo abbracciati per un bel po' di tempo. Ha passato veramente di tutto, non è facile, abitare da soli pur essendo un bambino. La droga lo rese schiavo, iniziò a frequentare gente sbagliata, non so molto di quel periodo, solo quello che vedevo e quello che mi dicevano, spero solo che un giorno io scopra di più anche su questo.
Dovrei anch'io fidarmi di lui, dovrei dirgli tutte le mie paure, le mie sofferenze, dovrei condividere il mio passato con lui, il motivo degli incubi, degli attacchi di panico, il motivo di tutto.
"Ti và di scendere?" mi chiede dopo un po'
"Certo"
Andiamo a prepararci e in poco tempo siamo pronti.
Saliamo in macchina e partiamo, mentre sfrecciamo veloci mi prende per mano. Ancora non riesco a crede che è il mio fidanzato. Non mi è mai piaciuto essere seria, impegnata, era come se non potessi essere libera di fare ciò che volevo, era come se dovessi privarmi di tutto. Cosa è cambiato? Beh, diciamo che sono sicura che con lui non devo privarmi di niente, so che non devo rinunciare alle nottate tra amici, alla discoteca, alle stronzate. Sono sicura di poter essere me stessa al 100%.
"A cosa pensi?" dice mentre siamo fermi del traffico.
"Niente, sono felice" sorrido sincera.
Ricambia il sorriso.
"Arrivati" dice.
Siamo in centro e stiamo camminando, finchè non passa una ragazza che gli fa l'occhiolino e lui gli guarda il culo.
"Che dici vuoi andare da lei? Se vuoi vi faccio conoscere, se posso essere utile a disposizione" gli dico.
"Sei gelosa?" ride.
"No, però voglio dire se smetti di andare dietro le puttane è meglio"
"Questo è perché non sei gelosa" continua a ridere.
"Scusami e ma se un ragazzo mi fa l'occhiolino tu cosa fai?"
"Niente"
"Ah si?"
"Ok forse lo ammazzo, ma sono dettagli" scherza
Passiamo tutta la serata a ridere e scherzare, andiamo a cena e poi decidiamo che è ora di andare a casa, domani c'è scuola.
Siamo appena entrati dalla porta di casa, lui inizia a baciarmi con foga, mi spinge sul divano e con una mano raggiunge il mio seno.
"Oh ora ci divertiremo piccola" dice il mostro
No ti prego, non di nuovo, concentrati su Cameron e basta.
"Oh si che bella tetta e che bel culo" dice toccandomi tutta.
"Lasciami" urlo.
"Che succede?" chiede Cameron.
"Tanto non ti lascio" ride.
"Vattene dalla mia testa" cazzo cazzo cazzo.
Non è la realtà, lui non è qui, è solo nella mia testa."Ci sarò sempre a rovinarti la vita" continua a dire.
"Cosa sta succedendo Sam, guardami basta, basta" dice Cameron.
Non riesco a parlare, lui non sta zitto, non voglio piangere ma penso che ormai sia tardi, non voglio tremare ma penso sia troppo tardi anche per questo, non ci vedo e mi sento debole.
Lui era solo fantasia, calmati.
Calmati.
Calmati.
Era solo nella tua testa.
Non è reale.Sono sicura che Cameron stia parlando ma non riesco a sentire la sua voce, vorrei sentirla. Non respiro, non ci riesco, non arriva aria, non c'è aria da respirare.
Via panico.
Via ansia.Troppo tardi per la millesima volta ho perso il controllo di me stessa e del mio corpo.
Penso siano arrivati i dottori, c'è tanta gente ma non li conosco, loro non risolveranno niente, non ci voglio andare ma non riesco a dirlo. Voglio restare qui, non voglio andare con loro.
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Non c'é odio senza amore #Wattys2019
RomanceSam, seconda di sette figli, ha sedici anni, ha sedici anni ed ha amici che sono come fratelli, nemici a scuola, rapporto stretto con l'alcool, ha sedici anni ma si comporta come i ragazzi più grandi, ha poca fiducia nel mondo ma infondo tanta spera...