Capitolo quarantasei.

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Il mondo è fermo, non lo vedevo avanti a me da cosi tanto tempo. Sento urla, lacrime ma per la prima volta non sono le mie. La piccola Caroline è in braccio la mamma, ancora legata, Ivan è li che guarda la scena con sguardo perso, confuso. Harry è adesso vicino a me, come se dovesse proteggermi se accadesse qualcosa.

"Sam, piccola mia, come sei cresciuta" cerca di avvicinarsi.

Faccio un passo indietro ed Harry uno avanti.

"Mi sa che mi sono perso qualcosa, Sam tu non eri fidanzata con Cameron? Allora perché Harry cerca di proteggerti? E perché sei qui?" chiede confuso nostro padre.

"Noi sapevamo la verità, lei lavora qui da un po', siamo fratellastri no? Perché non dovrei proteggerla?" parla Harry.

"In questa famiglia avete tutti questa fissa di proteggere le vostre sorelline" ride lui "Perché non pensate a proteggere voi stessi?" continua ridendo.

"Tu" apro per la prima volta bocca e mi sorprendo di essere riuscita a dire anche solo una parola "Io mi ero solo illusa che tu potessi essere cambiato. Ma quelle continue lettera, i messaggi da Jeremy, loro. Tu hai continuato a fare questo ad altre persone innocenti, tu sei un mostro e lo sarai per sempre ma io metterò di nuovo fine a questa cosa, tu non puoi continuare a fare questo" dico.

"A fare cosa? Violentare bambine innocenti? Legare le loro mamme, sfruttare i loro fratelli? È così bello, perché dovrei smettere? Poi non ti crederanno mai, per uscire dal carcere ci ho messo tempo ma sono riuscito a convincere tutti che sono cambiato. Quella massa di deficienti non crederà a niente" ride l'uomo.

"Peccato che dovranno credermi per forza" dico correndo via.

Harry riesce a bloccarlo alla porta. È stato tutto cosi veloce, ho attivato la videocamera appena l'ho visto, ho registrato tutto, tutto ciò che abbiamo detto. Lui verrà rinchiuso di nuovo, ne sono sicura, tutto questo finirà anche per loro, deve funzionare. Mando un messaggio con il video anche ad Harry nel caso qualcosa dovesse andare storto.

Fortunatamente riesco presto ad arrivare alla centrale, sono sotto shock non è stato facile averlo davanti e mi sorprendo che il panico non si sia impossessato di me.
Vedere Caroline cosi piccola e fragile piangere, piangere sulle gambe della madre che era legata. Rivedevo noi ed era come essere tornati indietro nel tempo. Tutte le lacrime, i dolori, tutto ho rivissuto tutto attraverso una scena e sembravo quasi spettatrice della mia vita ma non lo ero. Altre persone stavano soffrendo, altre persone vivranno con questo dolore dentro ma forse sono riuscita ad aiutarle, forse io sono riuscita a liberarle da tutto, forse loro hanno avuto un aiuto in più.

"Signorina può entrare" dice un poliziotto avanti a me.

Entro nella stanza e mi siedo di fronte un altro poliziotto.

Gli metto il video davanti e gli mostro tutto.

Lui guarda attentamente il video ed è questione di secondi che non riesco più a capire niente lui si alza, urla e ride, la testa mi gira, mi chiudono in una stanza e non riesco a capire cosa sta succedendo.

Sono in questa stanza buia, piccola, non ci sono finestre, non c'è luce e non c'è aria, mi manca l'aria, non riesco a respirare, non riesco a tenere gli occhi aperti ma non devo svenire devo capire cosa sta succedendo, provo ad alzarmi ma qualcosa mi tiene ferma. Non capisco, com'è possibile, cosa mi hanno fatto?

Sento delle voci, sono lontane, ancora una volta ho bisogno di aiuto, ancora una volta c'è un ostacolo, ancora una volta qualcosa non va.

I miei occhi si chiudono. Non reggono più, in un secondo tutto diventa buio e non riesco più a pensare

--

Non so che ore sono, non so che giorno è, non so da quanto tempo sono qui. Sono svenuta, mi sono risvegliata, non so com'è possibile che io sia ancora viva.

Mi hanno portato dell'acqua diverse volte, forse per tenermi in vita.

La stanza non è più la stessa, questa ha una piccola finestrina, dalla quale non passa aria, dalla quale non si vede se è giorno o notte.

Ho dolori ovunque, credo mi abbiano fatto qualcosa.

Sento una porta aprirsi, improvvisamente troppa luce entra nella camera, troppa che sono costretta a chiudere gli occhi e non riesco a vedere.

Un ragazzo si avvicina, sarà poco più grande di me.

"Ci penso io a lei, andate via" ordina a tutti con tono forte.

Ma lui non mi fa paura, non so perché ma non mi fa paura.

Si gira verso di me, quando è sicuro che siamo ormai soli.

"Vieni con me" dice.

Provo ad alzarmi ma non ho le forza necessarie, le mie gambe non riescono a reggermi, lui mi prende velocemente in braccio e orre, corre veloce e mi porta fuori.

Continua a correre fino ad arrivare ad una casetta piccola ma accogliente e  calda, mi poggia sul divano delicatamente e inizia a parlare.

"Io sono Trevis" dice "Lavoro per Stefan, è venuto a sapere tutto e ha mandato me a salvarti."

"Cosa è successo?" chiedo

"Quelli non erano veri poliziotti, ti hanno catturata, picchiata e drogata per una settimana, non ricordi niente per via delle droghe ma siamo riusciti a riprendere il tuo telefono e a denunciare tuo padre" mi da il telefono "Se hai domande hai il mio numero in rubrica ma adesso resta qui, tornerò presto" dice andandosene.

È tutto così strano e confuso, mi hanno catturato? E Stefan che ne sapeva? Perché mi ha salvato?

Accendo il telefono.

100 chiamate perse Cameron.
50 chiamate perse Erik.
40 chiamate perse Daniel.
22 chiamate perse Cody.
102 chiamate perse Harold.
23 chiamate perse Rosy.
10 chiamate perse Austin.

300 messaggi su whatsapp.

Credo che per il momento non chiamerò nessuno, non so preciso cosa è successo e finché non parlerò con Trevis non farò niente.

No che io mi fida molto di quel ragazzo ma ormai sono qui e non credo io possa fare molto se non aspettare.

Non c'é odio senza amore #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora