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18 marzo 2015

Fisso ancora una volta il cancello in ferro che sta davanti a me. Il silenzio che circonda questo posto è inquietante e mi fa venire voglia di tornare a casa. Ma non posso, devo farcela almeno questa volta. Ormai da cinque anni, ogni anno, in questo stesso giorno, mi ritrovo qui con la speranza di essere abbastanza forte da entrare nel cimitero e come ogni anno la paura si sta impossesando di me. Sento il cuore battere talmente forte che ho paura possa esplodere da un momento all'altro. Comincio a fare dei piccoli passi in direzione dell'entrata ma la bile mi sale in gola. Comincio a sudare freddo e sento come se il mio corpo non mi appartenesse più. Le emozioni sono così forti che non riesco a controllarle. Provo ancora una volta ad avvicinarmi ma all'improvviso sento delle piccole ma roventi gocce d'acqua solcare le mie guance. Come se anche qualcuno lassù stesse piangendo, il cielo comincia a far cadere le sue gocce d'acqua che si mischiano a quelle dei miei occhi. Rimango immobile nel punto in cui mi trovo e lascio che questa pioggia mi sfiori il viso e il corpo, come fossero le sue mani.
Perdonami amore mio, nemmeno questa volta ce l'ho fatta.
E all'improvviso come se mi avesse sentita e stesse soffrendo quanto me, le gocce diventano sempre più grandi e intense. Urlo a cielo mentre piango disperatamente ma la situazione invece che migliorare sembra peggiorare con il rumore di un tuono. Corro subito a rifugiarmi nella mia macchina e cerco di reprimere ogni mia emozione. Espiro ed inspiro per calmarmi visto che il panico si è impossessato di me ancora una volta. Metto in moto la macchina e mi muovo lentamente per tornare a casa. Decido di prendere una strada di campagna per rendere più lontano possibile il momento di cui avverá l'interrogatorio della mia migliore amica Giody che sicuramente starà aspettando il mio ritorno a casa nostra. Come ogni anno ha insistito per accompagnarmi, ma come ogni anno ho rifiutato. Accosto velocemente al lato della stradina sterrata nel momento in cui vedo una persona seduta in mezzo a dei filari di una campagna. Ha una specie di impermeabile nero che però non ha un cappuccio che gli copra il capo. Scendo dall'auto e lentamente mi avvicino. Capisco subito che si tratta di un ragazzo perché ha la testa per gran parte rasata e i capelli sopra gli ricadono ai lati. Noto subito che ha dei tatuaggi sul collo ma è troppo distante per capire cosa siano. Sono tentata di tornare indietro senza fare niente ma qualcosa dentro di me mi spinge a chiedergli se ha bisogno di aiuto.
"Hey tu'", dico ad altra voce sperando che mi senta. Lo guardo e lui si volta di scatto verso di me e sento i suoi occhi azzurri trafiggermi con uno sguardo. Rimango completamente spiazzata dalla bellezza del ragazzo che però mi guarda con sguardo trovo e comincia a correre dalla parte opposta alla mia. Non so perché lo faccio ma comincio ad urlargli di aspettare, di fermarsi, ma lui non mi da ascolto. Mi inginocchio a terra stordita dal fatto che per un istante sia riuscita a provare qualcosa di diverso dalla sensazione di mancanza e abbandono che mi ha provocato la morte del mio ragazzo, Stephan.

NON HO PIÙ PAURA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora