Natale... (Parte I)

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Quando aprì gli occhi era sdraiata su un prato.

Intorno a lei c'erano numerosi alberi, alberi altissimi, con fronde eccezionalmente folte e luminose, pulsanti di vita.

Allungò la mano verso il cielo, molto perplessa. Intorno a lei, dall'erba, parevano staccarsi brandelli di luce, frammenti incandescenti di pura energia.

C'era l'assoluto silenzio, talmente tanto da far quasi male alle orecchie, tanto da confonderla... eppure quelle fronde e quei fili d'erba sembravano seguire lo stesso movimento, quelle piccole micce placide venivano divorate dal calore e si esaurivano prima di arrivare al metro d'altezza... eppure lei non udiva nulla. Niente fiatava in quella piccola radura immersa nella natura.

Fu strano mettere a fuoco solo in quel momento la propria mano... non sembrava nemmeno la sua da come la vedeva diversa.

Era come se fosse percorsa da qualcosa, sentiva, ma non con le orecchie, che c'era come una strana entità che la attraversava.

La vedeva e la cosa più strana era che quella strana percezione, l'avvertiva verso tutto ciò che di vivente l'attorniava. Si concentrava su un filo d'erba e la sentiva, su un albero e la sentiva, sulla singola foglia che, per quanto fosse lontana, le appariva tanto vicina quasi da... appartenerle.

"Tutto... mi appartiene"

Pensò, con uno strano sconcerto.

Gli esseri viventi si erano sviluppati, con il tempo che passava, in modo tale da riuscire a ignorare, quasi zittire, i rumori prodotti da loro stessi, questo, per percepire più facilmente quelli degli estranei e lei... stava facendo la stessa cosa.

Non sentiva niente... perché lei era e possedeva tutto quello che osservava.

L'energia che correva in lei, era la medesima che invadeva loro e... e non c'era una sensazione migliore di quella.

Tutto le appariva così immensamente chiaro in quel momento. Tutto era assolutamente perfetto.

∆Vattene, tu non sei niente... non meriti niente∆

Ancora, quella voce occupò la sua mente e con essa sembrava essere giunta a lei la nebbia rosa, velenifera, soffocante, claustrofobica. Ancora una volta aveva invaso l'aria, cancellando il suo stato di rinnovato benessere, il suo stato di completo rilassamento.

-Perché fai così?- domandò, non riuscendo a farne a meno e si mise seduta, sapendo che, anche se si fosse voltata, non sarebbe mai riuscita a vederla.

∆Perché te lo meriti... non avrai mai niente da me∆

La ragazza strinse i pugni, notando di indossare una veste bianca e lunga, molto semplice e che non conosceva. Sentiva di essere senza intimo e, per quanto sarebbe forse dovuta essere in imbarazzo, avvertiva solo una particolare sensazione di libertà.

-Io non ti ho chiesto niente, perché mi tormenti? Vedo cose che non ci sono, anche da sveglia e faccio sogni inspiegabili...-

∆Vedi quello che loro vogliono tu veda, vieni qui perché loro vogliono che tu venga qui... ma non avrai nulla da me. Non meriti niente∆

Ribadì ancora la donna alle sue spalle, decisa e la ragazza sospirò –Parli delle Fate?-

∆Fate...∆

La sentì sibilare alle sue spalle e  Tanya si volse di scatto stavolta, spalancando poi gli occhi, scioccata.

Vide il suo stesso viso, il suo stesso corpo, erano persino vestite uguali ma... ma quella donna era...

-Chi... sei?-

Domandò in un fiato la rossa, osservando l'invidiabile chioma di liscissimi capelli rosa confetto della donna, la pelle sembrava pallida e gli occhi erano di un magenta tanto intenso da non apparire quasi veritiero.

II.  La PromessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora