La Fusione (Parte II)

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Tom sospirò sonoramente e fece –In pratica loro hanno solo il Potere da dominare, io, presto o tardi, dovrò comunque dominare il Demone, la sua volontà.-

Dorian annuì –Esattamente. Le quattro botte che hai subito durante il corso della tua vita, sono dei veri colpi a livello del tuo nucleo magico. Lentamente, il potere si è fuso con la tua natura di semplice mago mezzosangue e quando la fusione sarà completa, sarai definito demone a tutti gli effetti, sarai molto più vicino al tuo Potere ma anche lui lo sarà a te, insieme al Demone e allora sarà ben più complesso dominarlo. Entro l'anno di età, i piccoli Malfoy mezzosangue che ricevono questo "dono", vedono il cozzare della loro natura mortale con quella immortale del Demone e questo provoca una vera esplosione magica del bimbo, che ovviamente perde la vita, il più delle volte. Quando si hanno la seconda e la terza botta, i due nuclei ormai entrati in contatto, sono sempre più uniti e compattati, fino a quando non raggiungono lo status di unità: quello che succederà oggi. Starai male e, sicuramente, desidererai solo che ti stacchi la testa... ma se hanno scelto me, Tesoro, è proprio perché le tue lacrime non mi sensibilizzeranno.- e gli sorrise malevolo, lasciandolo sconvolto, tanto che lo vide bloccarsi e guardarlo, scioccato –È per questo, dunque? Ti sei sempre rivelato insopportabile per... per questo giorno? Per non lasciarti coinvolgere dalla mia sofferenza?-

Gli chiese, allibito.

Dorian si volse a guardarlo e assunse un'aria incredula, poi scoppiò a ridergli in faccia –Oh cielo, no! Ahahahah!-

E riprese a camminare, preso sempre da clamorose risate. Non l'aveva mai visto così divertito.

-Io sono uno stronzo, moccioso! È per questo che mi hanno scelto!- gli chiarì –Forza cammina, prima che approfitti di questa piacevole penombra per colmare i tuoi morbidi anfratti della mia enorme sensibilità-

Tom, come sempre disgustato dalle solite, poco eleganti, metafore del Reale, scosse il capo non troppo convinto delle sue parole. Lo seguì e dopo aver percorso il corridoio, si mossero verso nord, svoltando a sinistra.

Lì, incrociarono un ragazzo che, con due cuffiette nelle orecchie e le braccia dietro la testa, camminava con aria molto tranquilla. Portava pantaloni in pelle, molto stretti e una giacca di cuoio che mostrava il torace perfettamente delineato. Carnagione olivastra, capelli neri e occhi del medesimo colore. Quando li squadrò, filò dritto e Dorian alzò un sopracciglio, irritato –Walsh! Grazie per averci degnati della tua presenza!-

Ironizzò Dorian, con pauroso sarcasmo e il moro si fermò, voltandosi lentamente e togliendosi una cuffietta dalle orecchie –Non c'ero.-

Dorian lo trovò irritante, come sempre, ma poi stirò un sorrisino –Non vedo l'ora che tu dia l'esame con me.-

Il giovane Demone, dai lineamenti particolarmente spigolosi e virili, spostò con noia lo sguardo su Tom e lo osservò per qualche istante di troppo, senza dire nulla.

-Jessica lo ha già adocchiato... e, come ben sai, la solitudine ti spinge a compiere l'irreparabile, talvolta-

Tom non capì a cosa si stessero riferendo i due, ma il moro tornò a guardare Dorian, sempre con la solita espressione assente –L'importante è che non adocchi me, in nessun modo.- e, detto questo, riportò la cuffietta nell'orecchio e se ne andò, con molto nonchalance.

Il Reale scosse il capo e riprese il suo cammino, mentre Tom lo seguiva, perplesso –Ci sarebbe dovuto essere anche lui?-

Dorian annuì –È stato chiesto a tutti quelli che non erano impegnati con lo svolgimento di un esame. Un po' d'aria vera non fa male, dopo tutto. Anche se non mi sorprende che sia rimasto qui. Riley è sicuramente il più qualunquista fra gli studenti che hai conosciuto.-

II.  La PromessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora