I paladini

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Aurora lavorava da un bel po' di giorni in quello studio artistico, finora aveva ricevuto solo dei clienti che chiedevano consigli e mai nessuno che le chiedesse di dipingere qualsiasi quadro, ma non oggi.
Inutile dire che aveva già fatto amicizia con tutti tranne che con Vicky dato che ci stava alla larga quando il suo sguardo pareva ringhiarle contro come una pantera.
-Ehi Aurora, ci sono due nuovi clienti li prendi tu?
Chiese Marshall entrando nella stanza.
La rosa finì subito di lanciare la palla da tennis contro il muro, togliendo i piedi dalla cattedra e dicendogli che accettava.
Si alzò in piedi, aggiustandosi la giacca nera che nascondeva una maglietta rigorosamente rosa, cercando di apparire professionale.
Il suo ufficio era grande e spazioso, con tavolozze e telai per metterci le tele ai lati delle mura bianche e schizzate da vernice.
Stava già per aprire il catalogo di vari quadri, colori e altro, ma ci ripensò.
-Salve.
Salutò quella coppia di anziani che era entrata, il marito teneva saldo il braccio della moglie che arrancava su quel bastone così la ragazza decise di aiutarla a sedersi risparmiando la fatica al coniuge.
Si sedette dietro la sua cattedra, aspettando di ascoltarli.
-Volevamo un quadro dipinto ad olio su tela per i nostri cinquant'anni di matrimonio.
Aurora trattenne un lamento al solo sentir nominare quella tecnica di pittura poiché non le piaceva molto, ma erano i primi clienti che le commissionavano qualcosa perciò accettò lo stesso.
-Avete in mente un qualcosa di particolare?
L'anziana signora in silenzio prese senza permesso una sua foto al mare da giovane, guardandola accuratamente mentre il marito gentilmente cercava di toglierlo dalle sue mani cucite dal tempo.
-Lasci stare, non mi da fastidio.
Lo rassicurò mentre con una punta di commozione vide l'amore con cui guardava la propria donna ormai arrivata al capolinea.
-Lei è davvero una bella ragazza!
Esclamò la moglie, senza alzare il volto da quella foto e continuando a fissarla mentre ci passava le dita.
-Grazie mille, lei sembra una modella!!
Ammiccò con un occhiolino che fece ridere i due, ma non c'era tempo per quello purtroppo.
-Comunque può fare quello che vuole, lasci che la sua arte si sfoghi sulla tela.
Aurora si sentì lodata e onorata per quella totale fiducia che riponevano in lei. Quell'incontro era durato molto poco, i due anziani si alzarono lentamente e la rosa lì aiutò entrambi, tenendoli a braccetto per accompagnarli alla porta che Marshall teneva spalancata per galanteria.
-Oh, mi scusi, mi ero dimenticata la foto.
Le si avvicinò porgendole il quadretto che lei prese, lasciandosi accarezzare la guancia da quelle mani ruvide ma calde e sapienti. Chissà quante guerre, quanti cambiamenti avevano vissuto quelle mani.
Sorrise senza mostrare i denti mentre il marito continuava a scusarsi.
-Scommetto che i giovanotti ti cercano già!
Beh, giovani più o meno.
Il signore riuscì a distarla e portarsela via.
-Sono sicuro che non ci deluderà, signorina.
Esclamò prima di uscire dal loro reparto con l'enorme Marshall che faceva loro da appiglio.
Aurora rientrò nell'ufficio e fece una giravolta su se stessa a braccia aperte, sapendo che fare la notte stessa. Non le avevano dato una scadenza precisa ma lei voleva regalargli quel quadro il prima possibile.
Iniziò a prendere tutto il materiale dall'armadio, annusando quel puzzolente odore che proveniva dai pastelli a cera anche se non doveva usarli se non per emergenza.
Decise di prenderli per correggere eventuali bordi, infilando tutto in una scatola pronta per portarsela via.
Passò il resto della giornata a correre da Vicky e Jon che avevano un disperato bisogno d'aiuto con un quadro da dipingere con le dita, la sua specialità.
Quando calò la sera, Aurora non andò subito a casa di Giulia nonostante avesse fatto pace, in quei momenti sentiva un forte bisogno di stare con Robert proprio quando lui era sempre via per colpa di Stella.
Un taxi la condusse davanti al suo grattacielo così, scatolone sottobraccio e telaio con tela appresso dall'altra parte, si mise dentro l'ascensore per raggiungere l'attico il prima possibile.
Corse verso la sua porta e ci tirò delle testate dato che le mani erano occupate, ma nessuno rispose.
-Fantastico, non è a casa.
In quel momento le serviva un cellulare per contattarlo proprio per questo si autoconvinse di prenderne uno.
Posò tutte le cose per terra, accasciandosi con la schiena contro al porta e lasciando che il tempo corresse senza ostacoli.
Più le lancette giravano e più Aurora si stufava di aspettarlo, dondolandosi come un'anima in pena oppure improvvisandosi una batteria battendo le mani sulle cosce.
-Daii, ma quanto ci mette!
Sbottò, sbuffando e tirando una manata sullo scatolone che lo fece quasi rovesciare per terra e addio colori.
-Amore che ci fai lì?!
Saltò in piedi dalla gioia quando vide Robert sbucare dall'ascensore e venirle incontro. Praticamente gli saltò addosso e lo ricoprì di baci da quanto era felice di vederlo.
-Ti stavi aspettando da ore.
La rimise a terra, tenendola comunque stretta per la vita.
-Mi dispiace, oggi abbiamo fatto l'ecografia.
La felicità svanì così com'era arrivata, lasciando solo un battito a metà dentro il suo petto.
-E...?
L'attore recitò il suo sorriso.
-È un maschietto.
Aurora lo abbracciò mugugnando parole di congratulazioni contro la sua spalla, ma la realtà era che voleva nascondere quella delusione e consapevolezza in volto e negli occhi.
Con tristezza chiuse gli occhi, riaprendolo solo quando si staccarono.
-E quelli?
Chiese l'uomo indicando dietro di lei.
-Oh, ehm, ti dispiace se stanotte dipingo da te? La tua casa mi ispira.
Robert alzò un sopracciglio ironico e acconsentì, prendendole scatolone e telaio da vero gentiluomo inglese. Aurora mise una mano nella tasca dei jeans per prendergli le chiavi, ma prima di esse sentì qualcos'altro al tatto.
Si bloccò e lui girò il collo per guardarla malizioso mentre col dito indice le sfiorava l'anca per poi scendere verso Il linguine.
-Puoi scordartelo.
Downey non ci credette nemmeno al suo divieto e quando entrarono in casa posò tutto e subito la rincorse prendendola da dietro e alzandola, vedendola scalciare come un cavallo.
-Sei pronta al volo?
-No Rob, no!
Troppo tardi: Aurora fece un volo di due metri per atterrare con la schiena sul divano morbido, sentendo l'ossigeno scappare via dal petto.
Non fece neanche in tempo a vendicarsi che l'attore aveva di nuovo le chiavi di casa in mano.
-Andiamo a cenare in un pub, ti va?
Nemmeno cinque minuti e li vedevi abbuffarsi sugli hamburger di carne più grandi d'America. Ovviamente c'era in palio un massaggio completo non appena tornati a casa e francamente Aurora aveva già capito cosa sarebbe successo se avesse perso.
Finirono con gli stomachi pieni fino a scoppiare, ma il cronometro parlava chiaro: la vittoria a Robert.
Quella cena volò come la rosa sul divano di casa Downey, il premio di consolazione era un milk shake con gli Oreo da Starbucks che il fidanzato le offrì.
Nella notte cupa sentirono dei lamenti soffocati provenire da un vicolo li accanto a loro, così l'imprevedibile Rob fece appiattire entrambi contro il muro, facendole segno di posare a terra la bevanda.
Quatti come gatti si avvicinarono all'angolo del muro di mattoni, fu quello che videro a disgustarli come mai.
C'era una ragazzina appena maggiorenne che stava per essere violentata dal fidanzato a giudicare dagli anelli.
Strinsero contemporaneamente i pugni, l'attore si voltò verso Aurora.
-Tu tienila lontana e non farle vedere, non sarà un bello spettacolo.
La rosa annuì.
Fecero pugno contro pugno prima di intromettere lo squallore e agire come due eroi di New York.
Come da manuale la pittrice divise i due litiganti strattonando il ragazzo con violenza, poi prese tra le sua braccia la vittima e si mise davanti a lei per difenderla.
Il tipo non fece in tempo ad attaccarla che Robert lo fece cadere a terra colpendolo con l'avambraccio.
Istintivamente la ragazzina si strinse contro la schiena di Aurora sentendo volare pugni e calci di ogni genere. La rosa aveva il piede pronto a scattare per dar man forte al suo fidanzato, ma era chiaro che non gli serviva.
Alla fine l'attore lo mise pancia a terra con i polsi bloccati, chiamando la polizia che arrivò in men che non si dica.
-Ehi tu, stai bene?
Chiese alla vittima, scostando la ex cuoca che lo osservò prendere il viso della piccolina dolcemente e ispezionando i lividi violacei.
Prima che arrivasse l'ambulanza l'abbracciò piano, lasciandola andare quando i medici lo ordinarono.
-Uh, che nottata! Mi serviva proprio.
-Da brividi!
Quell'adrenalina ancora circolava dentro i due che si diedero un cinque e dieci baci prima di girare l'angolo e riprenderne i propri milk shake.
Robert aveva qualche segno della colluttazione, ma l'avrebbe curato lei dopo aver perso la scommessa.
E così, i paladini della città, tornarono a casa sani e salvi.



*perdonate sempre errori di battitura, ma vi annuncio che da domani in poi sarò in vacanza all'isola d'Elba per due settimane perciò chi ci abita, o è in vacanza come me, può trovarmi a Pomonte se vuole. Non so se riuscirò ad aggiornare ogni singolo giorno, ma farò del mio meglio. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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