Tu non esisti

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Aurora rimase ferma a guardarlo mentre scendeva frenetico le scale.
Era lì, stava sognando, era in coma, stava accadendo un qualcosa che le diceva il contrario di quello che stava vedendo.
La sua mente galoppava selvaggia alla ricerca di una spiegazione, da sotto la bandana aveva la bocca spalancata.
In tutto questo fervore riuscì a vedere che Stella stava per tirar fuori una pistola, così la fece volare via dalla sua mano con la punta della mazza, prendendola al volo e puntandola contro il presunto Robert.
Lo vide alzare le mani, sparò un colpo subito dritto nel cuore poiché era un sogno, non era vero, ma lui lo schivò per un soffio.
Premette la mazza sulla gola di Stella, ma il suo sguardo restava incollato da Robert.
La sua altezza, i suoi occhi mozzafiato, il suo viso angelico.
Era tutto lì, ma Aurora non credeva nei miracoli.
Sparò ancora, schivò di nuovo.
Tremava la mano.
Voleva colpirlo per capire se era un fantasma, una visione.
-Possiamo parlarne.
Aurora chiuse un attimo gli occhi sentendo quella voce profonda e inconfondibile. Chiuse gli occhi, strizzando quella lacrima che scese fino a perdersi nel nero della bandana. Lo vide fare un passo incerto e subito tornò a puntare la pistola, ma tremava come una foglia.
-Okay okay, calma.
Disse sempre vigile, si avvicinava piano e la rosa più lo faceva e più la sua mano faceva oscillare la pistola.
Aveva gli occhi scoloriti, tornati di giada, ma pieni di lacrime di confusione.
-Perché stai piangendo?
Nemmeno si era accorta di essere una fontana aperta.
-N-non ti avvicinare.
La voce veniva camuffata dalla bandana, ma lei non voleva smascherarsi.
-Perché?
Aurora strinse denti ed occhi, con uno scatto si mosse come attraversata da uno spasmo improvviso che le fece ricordare tutto ciò che aveva passato con Robert. E se era un sogno almeno voleva guardarlo ancora negli occhi.
-PERCHÉ TU NON ESISTI!!
Strillò facendo tuonare il cielo fuori che esplose in pioggia e fulmini.
Dalla rabbia puntò la pistola contro Stella, stava per spararle ma l'attore con una mano le fece volare via l'arma da fuoco, tirandole poi un pugno in faccia che la fece cadere indietro, spaccando il tavolino in due.
-Amore vai su, ci penso io qua.
Aurora si toccò il naso, sentendolo sanguinante ma fortunatamente non rotto.
Quando alzò lo sguardo allora capì: è vero, allora è vivo in qualche maledetto modo.
Allora Dio esisteva così come il miracolo.
Era più bello di prima: camicia a quadri, fisico tornato in forma più che mai, ciuffo lungo e ondulato con la mascella squadrata senza barba. Pareva mai essere stato in malattia con un cancro alle ossa.
Soltanto il volto tradiva poiché le occhiaie e i solchi di quella sofferenza erano ancora molto evidenti.
Come diavolo era possibile?
Indietreggiò spasticamente quando lo vide avvicinarsi, inciampò nei resti del tavolino e ricadde sul pavimento. Venne alzata da terra per il collo, cercò di toglierle il cappuccio ma Aurora lo allontanò. Robert la rincorse fino a prenderla da dietro e letteralmente scaraventarla contro il muro. La ragazza ci sbatté con tutto il corpo, cadendo a terra con il corpo in fiamme e senza fiato. A carponi tossiva, tenendosi il costato sentendo qualcosa di rotto oltre al cuore.
Sputò sangue che filtrò dal tessuto della bandana, finendo sul pavimento.
Neanche ci provava a difendersi.
Robert le alzò un braccio, lo stava per spezzare in due pestandolo con un colpo netto, ma Aurora riuscì a divincolarsi all'ultimo. La prese a calci nei fianchi, sulla schiena, sulle gambe.
Ogni fibra che urlava, lei che rannicchiata stava ferma a subire mentre piangeva, coprendosi la testa.
Stava sognando, era tutto un incubo.
Soffocava nel sangue che usciva dalla bocca, lo vomitò togliendosi un secondo la bandana senza farsi vedere per poi rimetterla. Girando la testa per guardarlo sentì addirittura il collo scrocchiare.
Soltanto ora capì perché si era fermato, guardandola mentre dalle nocche arrossate e sporche del suo sangue esso colava.
Le era caduto il cappuccio: ora vedeva i capelli.
Ma se avesse visto quelli lunghi, lisci e rosa l'avrebbe riconosciuta, ma ora che aveva quel ciuffo moro dalla sola saetta colorata strizzò soltanto gli occhi cercando di capire.
Le ricadevano delle ciocche sopra gli occhi tornati blu mare scuro.
Respirava a tratti dato che non ci riusciva molto bene.
L'aveva ridotta ad uno strazio, pianse ad occhi ben aperti quando lo vide avvicinarsi coi pugni chiusi, facendo un piccolo sorriso rassegnato e dalle labbra tremanti.
Aveva capito che stava bene con Stella, perciò era la volta ufficiale di alzare i tacchi.
La spinse con la scarpa, facendola cadere a peso morto sul fianco sinistro.
Aurora lo guardò un millisecondo, poi fissò il pavimento macchiato del suo sangue agonizzante.
Subì tre pugni, oramai il dolore neanche lo sentiva.
-Alzati e vattene, altrimenti chiamo la polizia.
La pittrice senza farselo ripetere due volte a fatica si alzò, portando con sé la mazza.
Strascicava i piedi per terra, cadde più volte dalle scale talmente era senza forze e piena di dolori.
Era giusto, quello il suo destino.
Per le strade di New York pareva una ubriacona, ma riuscì ad arrivare all'albergo non prima di essersi fatta cucire le ferite dalla prima infermiera che aveva trovato a giro. Cadde sul letto senza forze, nemmeno riuscì a dormire.
Il giorno dopo era ancora lì nel grattacielo poiché voleva scoprire ancora qualcosa, sapendo che loro non c'erano dopo aver spiato col binocolo l'attico dalla cima di un albero a Central Park.
Prima di entrare nel corridoio cadde a terra di nuovo, allo stremo, alla fine.
Il costato faceva sempre male, l'infermiera le aveva detto di andare in un ospedale ma lei non l'aveva fatto.
Aveva soltanto la bandana sopra.
Sentì dei passi, e vide qualcuno chinarsi e vederla.

-Ancora tu?!Robert corse verso di lei, prendendola per i capelli e tirandole un altro pugno in faccia che tornò a farle sanguinare naso e bocca

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-Ancora tu?!
Robert corse verso di lei, prendendola per i capelli e tirandole un altro pugno in faccia che tornò a farle sanguinare naso e bocca. Le tolse con forza la maschera, scoprendo l'eroe.
Aurora sorrise con i denti sporchi di rosso.
-Perché sei ancora vivo?
Tu non esisti finché lo pensi davvero.




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Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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