La donna più forte

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Aurora e il gruppo avevano quasi ultimato il loro quadro, e intanto il compleanno della protagonista si avvicinava sempre di più. Lei era nata il quattordici febbraio, esattamente il giorno di San Valentino.
Mancavano giusto poche settimane, la compagnia stava scegliendo quale piano attuare.
Robert, sapendo che quel giorno era straordinariamente vicino, diventò ancora più dolce e gentiluomo di prima.
Quasi non la faceva camminare per evitare che si stancasse, sempre in braccio la portava.
Aurora accettava tutto ciò, però pur sempre con dei limiti e criteri ben precisi. Ultimamente Jon e Robert stringevano amicizia, parlando sopratutto di cosa succederà all'umanità tra anni.
Per loro tutti quei giorni che precedevano San Valentino erano il suo compleanno. Sempre festa, qualche volta dei regali.
Amanda le aveva regalato un bracciale con un ciondolo molto particolare: venti lire. Quasi si commosse ricordando la sua terra natia.
Stava tornando a casa saltellando per la strada, ballando da dio quando sentì degli artisti di strada suonare Shut Up And Dance dei Walk The Moon, tornando coi passi ai ricordi delle lezioni di hip op.
Oltre a quello stile aveva fatto pure la classica, ottenendo una delicatezza degna di un cigno e l'energia di un leone.
Una piccola folla la circondò mentre ballava, facendo dei video finché un ragazzino si unì a lei pareggiando la sua bravura.
Ballarono senza conoscersi, mentre uno di quei giorni dove le persone sono migliori entrava nella mente della gente. Semplicemente ciò che rimane di bello in questo mondo.
Quando finirono un applauso li accolse, complimentandosi. Aurora fece un piccolo inchino, stringendo la mano al ragazzo di massimo venticinque anni.
-Sono Ronald Gate, piacere.
Si presentò, salutando il tipo dai capelli rossi e occhi verdi, chiaramente un irlandese. Due stranieri a caso si incontrarono, tornando a dividersi per le loro uniche strade. Aurora corse con la borsa sulla testa quando iniziò a piovere, raggiungendo il grattacielo a Central Park.
Salì le scale a due a due, canticchiando ogni cosa che le passava per la mente. Era felice, i suoi migliori amici le stavano facendo passare il miglior periodo di sempre, compreso Robert che la soddisfava in ogni senso.
Tirò fuori la chiave che lui le aveva affidato, quel doppione simboleggiava un passo enorme per la fiducia reciproca.
Entrò senza pensarci, chiudendo per poi lanciare la borsa sul divano continuando coi suoi passi di danza senza interrompersi. Fece una capriola in aria, urlando dall'adrenalina. Con un salto da ghepardo atterrò in cucina, fischiettando mentre apriva il frigo per prendere da bere, ma non appena si girò la bottiglia cadde a terra rompendosi in mille pezzi.
-Oh, scusami non volevo spaventarti.
Robert sorrise...no, non era lui.
-Stella! Ehm...che piacere vederti.
Sorpresi vero?
Aurora deglutì quando si avvicinò, indietreggiando terrorizzata. Respirava pesantemente.
-Che...che ci fai qua?
Stella alzò una mano, facendo accovacciare a terra la stangona che si coprì la testa in preda alla paura, dopotutto le aveva rubato il marito.
-No, ehi, stai tranquilla non volevo picchiarti.
La rosa si rialzò tremando, stringendo le mani al petto. Ora da come si guardavano pareva la biondina quella più alta. Sentiva le gambe cedere lentamente, le braccia le davano un senso di nausea talmente erano molli.
Se attaccava, non voleva difendersi. Lei era l'intralcio del loro divorzio, poteva percepire da quei due occhi freddi che soffriva incinta, sola, senza il padre del figlio che è la parte più essenziale.
Si, la odiava per aver rovinato la loro vacanza, ma forse anche la ragazza avrebbe fatto lo stesso se fosse stata Stella.
-Tesoro, sono arrivato!
Si paralizzarono entrambe, così Aurora prese Stella fra le braccia nascondendola dietro la schiena, coprendola tutta. Robert girò dentro la cucina, facendo girare la chiavi sul dito indice. Si preoccupò sentendo la biondina stringersi alla sua felpa per nascondersi disperatamente.
Forse le aveva fatto qualcosa, aveva capito che la odiava oltre il desiderio di ucciderla.
Ora aveva due motivi per essere terrorizzata.
-Che hai fatto?
Grazie al cielo non l'aveva vista.
-Ehm, sono scivolata ed è caduta, scusa poi pulisco.
Robert annuì.
-Tranquilla, lo faccio io.
Aurora paralizzata sussurrò un okay spezzato, accarezzando di nascosto il fianco di Stella che stava tremando.
-Vieni a darmi un abbraccio, avanti.
Spalancò le braccia, segnando la fine di entrambe. La rosa non era affatto brava a mentire, quasi pianse senza trovare una scusa.
-Allora?
Robert aggrottò le sopracciglia, avvicinandosi a lei, o forse meglio dire loro. Stella oramai stava andando in iperventilazione quando dovette schiacciarla per non farla vedere.
-Perché hai quella faccia amore, Vicky ti ha dato fastidio?
Diciamo che la relazione tra l'attore e la Viper era molto più serio del previsto, freddi come il marmo.
-Mi piace stare qua.
Proprio la scusa migliore.
Si mise a ridere, asciugando con un panno il danno per poi gettare il vetro. Dato che era girato di schiena Aurora tentò di far scappare Stella, ma lui si girò di scatto così dovette ricacciarla in un lampo dietro la schiena.
-Ancora li stai? Ma che problemi hai oggi si può sapere?!
Il tono era pacato, nascondeva bene la frustrazione. Pur di smuoverla la pressò contro il muro, baciandola. Non appena mise una mano sulla schiena sentì la testa di Stella, staccandosi immediatamente.
-Che diavolo...?
La donna uscì di sua spontanea volontà dal nascondiglio, mandando Robert su tutte le furie non appena la vide.
-Cosa ci fai qua, cosa stavi facendo alla mia ragazza!
Sbraitò incattivito, digrignando i denti mentre le vene del collo iniziarono a pulsare dall'ira. Aurora lo guardò terrorizzata con le lacrime agli occhi, aveva seriamente paura di entrambi.
-Volevo parlare da sola, con lei.
Si stupì, ma Rob voleva proteggerla da quella arpia per questo scattò in avanti artigliandole le braccia e attaccandola al muro. La rosa era troppo impaurita per difenderla.
Non le toccò la pancia gonfia, poggiò le mani ai lati del suo volto.
-Stai lontana dalla mia ragazza.
Stella tornò fredda, alzando un sopracciglio.
-O?
Robert superò ogni limite, alzando un braccio pronto a colpirla, ma quel pugno colpì la spalla di Aurora che non si fece niente per la poca potenza, bloccando il polso dell'attore e tirando un destro che lo fece cadere a terra subito.
-Potrai anche odiarla, ma non ti permetterò mai di farle del male.
Disse con coraggio, guardandolo mentre si asciugava il sangue dal naso. La guardò malissimo, rialzandosi.
-Così la vuoi difendere...hai idea di che cosa ci sta facendo?!
Urlò indicandola.
Aurora annuì, ma strinse i pugni.
-Lo so, ma in ogni caso non picchierai una donna incinta di tuo figlio.
Si morse il labbro, rimpiangendo il fatto che quella piccola creatura sarebbe cresciuta senza un punto di riferimento per colpa sua.
Robert sputò per terra disgustato, girando i tacchi e uscendo di casa quasi rompendo la porta. Aurora tirò un sospiro di sollievo, aveva rovinato i suoi momenti di felicità per la sua acerrima nemica.
Non poteva avere un lato oscuro, non ci riusciva.
O amava...o soffriva.
-Per fortuna è andato!
Esclamò fintamente sollevata, in realtà voleva rincorrerlo in capo al mondo. Stella aveva un secondo fine, e cioè prendere una bottiglia di vetro per spaccarla sulla testa rosa.
Aurora cadde a terra, tenendosi la testa sanguinante.
Indietreggiò quando le tirò calci nello stomaco, accovacciandosi in posizione fetale per difendersi invano.
-Tu, brutta stronza, mi stai rovinando la vita!
Gridò malefica, pestandola di brutto, e quando cercò di alzarsi un pugno in bocca bastò per farla ricadere a terra. Aveva un figlio in grembo, era suo dovere proteggerlo, per questo non si rialzò per prenderla a botte fino a farla sparire.
Stella aveva una forza disumana, prendendola per i capelli e facendola urlare quando la tenne ferma per colpirla in pancia e sulle costole.
Aurora ricadde sul pavimento, sputando sangue e lasciando che la bava rossa macchiasse per terra.
Tossì senza ossigeno, guardando con un occhio viola, gonfio e chiuso la strega maligna camminare via.
-Stai rovinando un bambino, questo ti basterà per sapere quanto fai schifo.
Detto ciò se ne andò, lasciandola a piangere agonizzante in una pozza di sangue.
Pianse, graffiando il pavimento.
-Robert...Robert...aiutami...
Ripeteva il suo nome come una cantilena, piangendo disperata senza sentirlo arrivare.
Rimase stesa per terra incapace di muoversi per ore, piangendo, urlando senza speranze quel nome.
-Se la trovo ancora qui giuro che l'ammazzo!
Così fece la sua entrata l'attore, oramai era ora di cena. Aurora alzò la testa, un rivolo di sangue che colava dalle labbra e l'occhio ancora più gonfio.
-Ro..b..
Quel flebile richiamo lo fece arrivare in cucina, indescrivibile la sua espressione.
-Oddio no!
Si inginocchiò al suo fianco, iniziando a porle domande da medico, girandola a pancia in su delicatamente.
-Mi dispiace, mi dispiace, non dovevo andarmene...
Piansero in due, Aurora sorrise, ma si strozzò col sangue e purtroppo dovette sputarlo in faccia a Robert che se ne fregò altamente.
-Voglio solo che tu sia...felice...
Mormorò guardandolo, l'attore la mise sulle ginocchia, appoggiando la testa sul suo petto senza pesarle.
Le accarezzò i capelli, ma non appena percepì il sangue incrostato corse nello studio tornando da lei con attrezzi di ogni genere.
La medicò per terra, disinfettando, ma purtroppo non poteva trovare una medicina per ciò che è avvenuto.
-Riesci a camminare?
-No.
La prese in braccio, almeno ci provò, ma quando lei urlò dal dolore la ripose per terra, distendendosi al suo fianco. La coprì con una coperta, piangendo sulla sua spalla.
-Perché non ti sei difesa?
Dispiaciuto.
-È incinta, non sono un mostro.
-No...sei la donna più forte che abbia mai avuto l'onore di conoscere.

*spezziamo un po sta felicità dai. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

Until The Wheels Fall OffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora