Non come le altre volte

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-Oh, quello.
Disse Robert, guardandosi i piedi.
Aurora non voleva lasciar scorrere giù le lacrime, non come le altre volte. Era difficile lasciar solo gli occhi lucidi, con la montagna di gocce disperate sull'orlo della palpebra, ma riusciva a tenerle in equilibrio.
E la pelle attorno agli occhi si dipinse di un rosso sfumato, ma le faceva più male il cuore che la faccia.
Più si dimostrava disperata e più il cuore di Rob si ghiacciava, si chiudeva.
Non sopportava più vedere una donna piangere per colpa sua, odiava vederla piangere.
Per questo non appena Aurora gli sfiorò la mano lui la tolse di scatto come se si fosse scottato, girando il volto pur di non vederla in quel modo.
Avevano già litigato in passato e la rosa era sempre quella che urlava e sbraitava, mentre lui rimaneva in silenzio e se doveva rispondere lo faceva con pacatezza.
Erano il coraggio contro la saggezza, l'impulso contro il controllo.
Provò a parlare di nuovo, ma questa volta l'ostacolo era più alto da saltare.
Si morse un labbro, allungando una mano per sfiorargli la spalla ed era ad un passo dal toccarla quando ci ripensò, allontanando il braccio con penosa lentezza.
-Non sono arrabbiata con te, voglio solo sapere perché mi hai mentito.
Si attaccò al bordo del divano quando Robert si girò di scatto, posando una mano vicino a lei con quelle sue solite movenze da alligatore affamato che tanto la terrorizzava in quelle situazioni.
-Non è vero, lo sei. Se vuoi sapere perché, allora sei arrabbiata e non nasconderlo.
Le puntò un dito contro, il coccodrillo si stava avvicinando a lenti e calibrati passi verso la preda che aveva solo il cervello come via di scampo.
Aurora si alzò, ma lui stranamente non lo fece.
-Hai paura?
Non aveva affatto uno sguardo amichevole, era molto freddo, il miele era marcito.
Trovò un po' del suo naturale ed eccezionale coraggio nel sangue che scorreva nelle vene, mostrando un'espressione testarda. Purtroppo i mari in tempesta smentivano tutto ciò che voleva dimostrare.
-No. Voglio solo una risposta.
Il suo attore schioccò la lingua sul palato, emettendo un sospiro stufato e girando di nuovo la faccia come se gli avessero tirato uno schiaffo.
La paura è brutta, ma la paura di qualcuno è ancora peggio.
-È entrata in questa casa due volte, l'ho incontrata a metà strada per andare dal dottore.
Aurora si avvicinò, ma venne subito fermata.
-Stai lontana e smettila di piangere.
Purtroppo strizzò gli occhi dato che non ci vedeva più da quanto erano appannati dalle lacrime, facendone scendere sulla guancia alcune. Stava per pulirsi il viso, ma Robert fece una cosa che mai aveva fatto contro di lei.
-HO DETTO SMETTILA DI PIANGERE!
Gridò come il ruggito di cento orsi, alzandosi e facendola indietreggiare per tutta la sala finché non sbatté contro il vetro che li divideva dal balcone. Per la prima volta lo aveva visto avvicinarsi non per farle una carezza, non per baciarla, non per giocare, ma per farle del male.
Strinse i pugni pronta o meno alla lotta, non come le altre volte.
Robert stava per tirare un pugno al vetro, rischiando di spaccarsi la mano, così Aurora bloccò il suo pugno e dovette trincare tutti i muscoli del corpo pur di frenare la sua mano.
Strinse i denti, cercando di avanzare con i piedi per allontanarlo dal vetro, tenendo il pugno nel palmo ben stretto.
Come un toro abbassò la testa, bloccando l'altro pugno in aria e arrancando con le gambe pur di aumentare la distanza dalla vetrata.
Prima che perdesse la battaglia lo placò abbracciandolo come due vecchi amici, stringendo la sua schiena così forte da non sentir più la stoffa della maglia.
Rob cerco invano di colpire il vetro, anche nei suoi occhi c'era una punta di diamante.
-Che cosa avete fatto?
Chiese ingenua con la voce tappata da quel petto caldo ma privo di battiti.
Si arrese, poggiando la testa sulla sua spalla e circondandole la schiena con un unico colpo che la fece sussultare.
-Ci ha augurato il meglio e poi ha tentato di farmi ricordare i nostri ricordi più belli.
Chiuse gli occhi e rivide Stella sorridere in riva ad una spiaggia, seduti sugli scogli davanti al tramonto.
Un mugolio spezzato uscì dalla sua bocca quando ricordò del regalo di compleanno che gli aveva fatto, quel maledetto modellino dei fratelli Wright.
Quei ricordi svanirono in un flash quando rialzarono le teste, guardandosi a vicenda.
C'erano solo occhi lucidi, tutte le lacrime guardavano giù e decisero di restare, non come le altre volte.
-E poi?
-Ha cercato di baciarmi, e io l'ho mandata via urlando come un pazzo.
Non tutti i mostri si nascondono sotto il letto.
-Due volte?
-Due volte.
Annuì, trovando conforto nel sentirsi completamente fiduciosa di lui un'altra volta poiché i suoi occhi se dicevano la verità beh, tornavano a brillare.
-Perché vuoi che non pianga?
-Perché odio vedere una rosa perdere i suoi petali.
Il bacio fu chiaramente d'obbligo.
La prese in braccio come una bambina e si sedette sul divano, accarezzando quel gattino che aveva per un attimo perso i suoi artigli. Era tutta raggomitolata contro il suo petto, intanto gli accarezzava i capelli con quel tocco leggiadro.
-Non si ripeterà mai più questa patetica sceneggiata, Aurora.
Per fortuna riuscì a nascondere quel brivido dentro al volto nel sapere che per lui si era comportata da bimba patetica che si mette a frignare.
Forse Robert voleva vederla coraggiosa, con il grido pronto in bocca, con l'impulso di prenderlo a pugni.
Se non lo faceva, scatenava tutto quello che era successo.
-Sembri una mina pronta ad esplodere.
L'attore rise di gusto.
-Allora disattivami.
Roteò gli occhi, strofinandosi ancora di più contro il collo che sciolse la tensione, e voleva restare con lui quella notte ancora.
Arrivarono sempre al perdono, ma non come le altre volte.


*primi sbalzi d'amore. Come sempre perdono per errori di battitura, ma non ho tempo giuro. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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