Aurora si svegliò per colpa delle luci dell'alba, chiuse gli occhi infastidita e si girò a pancia in giù, abbracciando il cuscino come se fosse un peluche, o un ragazzo. Sentiva un calore piacevole avvolgerla, strinse il piumone su di lei, mugugnando dal piacere. Restava così, oggi non aveva affatto voglia di lavorare. Sbadigliò, allungando un braccio sul comodino per sfiorare la cornice: era il buongiorno che faceva ogni mattina. Si riaddormentò col sorriso, ma dentro il cuore sorridere era l'ultima cosa che faceva. Risvegliandosi ore dopo se la prese con comodo, uscendo di casa soltanto quando sentì un urlo disumano provenire dal mare. Corse in spiaggia, e mentre correva vedeva un signore urlare contro la moglie che aveva deciso di farsi un bagno dato il clima magicamente caldo.
-Non tuffarti!
Gridò la ragazza, mentre correva si tolse le scarpe e le calze, correndo verso l'enorme mareggiata. Era ora che il mare le insegnasse qualcosa, invece di starsene sempre placido a dormire. Venne accolta da un'onda che la inghiottì, ma lei come un pesce conosceva il fondale un po' roccioso e un po' sabbioso. A stile libero raggiunse senza fatica la signora, prendendola con una mano sotto al mento per non farle ingoiare l'acqua. Era tornare la vera sfida. Una piccola folla compresi i suoi dipendenti si erano raggruppati e con urla e gesta le indicavano dov'era meglio uscire. Si avvicinò di qualche metro e subito un'onda enorme stava per scaraventarsi contro di loro.
-Vada giù!
Gridò alla donna, in tempo andarono sott'acqua per non essere scaraventate sulle rocce poco sotto i loro piedi. La spinse per i fianchi in superficie, nuotò con tutte le sue forza pur di scappare a quelle onde che la fecero tossire e arrossare la vista. Schivarono altre onde, ma quando vide sua madre urlarle dalla riva strinse i denti e cercò di raggiungerla il più veloce possibile. Quando toccò felicissima la moglie allungò una mano e venne tirata fuori, ma Aurora girandosi di scatto vide una delle onde più grandi mai viste finirle dritto in faccia. Finì sotto, rotolando e andando a sbattere contro qualche masso fortunatamente innocuo. Cercò di tornare su, ma le tirò il collo vedendo il ciondolo della collana impigliato in una fessura. Tirò con tutta se stessa, dalla sua bocca uscirono bolle ma nel panico stava finendo l'ossigeno. Alla fine per sopravvivere dovette tirare il collo per staccarsi la collana, lasciandola lì.
Tornò su a boccheggiare, venne tirata via da tante braccia. Cadde a peso morto sulla sabbia bagnata, posando un braccio sulla pancia e riprendendo il respiro. Le gocce del mare confusero le lacrime mentre pensava alla collana oramai persa per sempre. La madre praticamente le saltò addosso, dicendole di non farlo mai più anche se di salvataggi ne aveva fatti a uffa durante l'estate.
Nonostante l'esperienza che dava sempre un brivido amava lo stesso il mare, forse più di prima. Sapeva che poteva farti divertire come poteva farti piangere in due secondi.
Strinse mani, abbracciò la pericolante, passarono minuti interi prima di tornare a casa. La signora l'asciugò come faceva da piccolina quando tornava zuppa dopo aver giocato con gli amici. Restò in casa fino a cena, poi decise di uscire dopo aver letto un messaggio scritto a mano arrivato dal postino. Prese la giacca di pelle, camminando fiera verso il vicolo di fianco alla discoteca del paese. Puzzava di droga quel vicolo cieco, non esattamente il luogo più frequentato ecco. Pioveva da un bel po', ma secondo lei la pioggia rende tutto più bello.
-Alla fine sei riuscita a scappare eh?
Voltandosi di scatto vide chi non voleva più vedere per tutta la vita, invece eccolo qua.
-Antonio...alla fine i capelli sono rimasti.
L'uomo alto, sudicio e dall'aspetto malconcio ridacchiò, stringendole la mano con una stretta che ella ricambiò.
-È sempre un piacere rivederti Aurora.
Annuì.
-Anche per me, Tony.
Strinse i pugni pronta nonostante l'apparente amicizia.
-Ho visto come hai ridotto Pietro, non male.
-Se l'è meritato.
Rispose con sfrontatezza, alzando le spalle. Antonio infilò una mano nella tasca del giubbino, con un sibilo la lama del coltellino sgusciò fuori.
-Come quando ci hai traditi.
-Quella rissa stava per diventare un omicidio, amico, e tu lo sapevi. Ho soltanto capito a cosa andavamo incontro!
Pestò un piede per terra e Aurora sussultò, mai lo faceva, solo con lui.
-Mandandoci tutti in carcere e scontando soltanto qualche mese mentre noi ci siamo rimasti per anni!
-Stavate per iniziare una guerra con la banda dell'altro paese, i nostri genitori e la nostra gente non si meritava tutto quel dolore.
Antonio batté le mani, guardandosi intorno.
-Quindi, è proprio qua dove abbiamo pestato quei bastardi eh?
Aurora chiuse soltanto gli occhi per sentire di nuovo le grida di quel giorno lontano.
-Gli anni novanta sono finiti.
Tony con un urlo d'attacco le corse incontro, lei schivò il coltellino e lo colpì ai fianchi facendolo accovacciare. Sorpreso ci provò ancora, ma la confuse così riuscì a colpirla sulle braccia dove uscì del sangue. La rosa vide le ferite aperte, ma alzò la testa e continuò a combattere. Fu davvero difficile, alla fine Antonio l'aveva messa di schiena e le aveva aperto la giacca con la lama, aprendo anche un'unica ferita sulla schiena. Aurora gridò ingoiando della pioggia, girandosi e colpendolo in faccia col tallone. Lui prima di cadere a terra la colpì in faccia, facendola sanguinare dalla bocca. La pittrice lo coprì di pugni finché stava a terra, ma la prese a calci nello stomaco finché non si staccò, a terra. L'acqua le entrava nelle ferite, rialzandosi la bava rossa cadde sull'asfalto mentre guardava con uno sguardo omicida Antonio. Tentò di partire in attacco e placcarlo, ma l'uomo infilò la lama nel fianco e Aurora gridò a bocca spalancata, venendo trascinata per terra mente Tony la tirava per il manico del coltello dentro la carne. La rosa trattenendo le grida ringhiava ed ansimava, vide la scia di sangue sotto la pioggia mentre veniva trascinata. Attese che abbassasse di più la testa, tirandogli un calcio netto sulla nuca e riuscendo a stordirlo. Si rialzò, estraendo il pugnale e guardando il taglio profondo che le bruciava come l'ira di dio. Premeva la mano sulla ferita, piegandosi in avanti. Buttò lontano il coltello, zoppicando verso Antonio che si stava rialzando, sputando quel sangue dai denti.
Pestò il bordo di un coperchio del bidone caduto a terra, afferrandolo al volo e tirandolo in testa al capo della ex banda, mettendolo KO.
Cadde in ginocchio sofferente appena sentì le sirene della polizia arrivare.
Cadde tra le braccia di Morfeo in pochi secondi da quanto sangue stava perdendo, ma aveva capito che il passato puoi soltanto affrontarlo.*avete scoperto il passato di Aury. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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Until The Wheels Fall Off
RomanceSequel di Let's Hurt Tonight. "We see what we want." "Well, love has made me blind."