Punizione diversa

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Aurora si svegliò con un leggero lamento, rotolando verso sinistra e cadendo a peso morto sul tappeto.
Trattenne un'imprecazione violenta, tenendosi la testa dolorante. Rimase così finché il male non si prosciugò quasi del tutto, lasciandola agonizzante sul pavimento.
Sfortunatamente si ricordava ogni minimo particolare della serata passata, e sapeva meglio di ogni altra cosa di essere nei guai fino alla più piccola punta di capelli.
Robert l'avrebbe uccisa con un solo sguardo, lo sapeva.
Si alzò dolorante da terra, credendo di aver sentito un rumore vicino a lei.
Con una mano sulla tempia zoppicò fino alla cucina, vedendo un'intera tavolata con candele e piatti d'argento. Aveva tutta l'aria di essere qualcosa di elegante, di speciale, solo che le fiamme erano spente e il cibo inesistente.
Non riusciva a capire, anzi l'aveva già fatto, ma non voleva crederci.
-Che cosa ho fatto.
Mormorò, accasciandosi contro la prima sedia al suo fianco.
Non poteva restare così per tutta la vita, così decise di armarsi con resistenza e coraggio, recandosi verso il piano superiore.
Sentiva che mancava qualcosa, che era stato rovinato qualcosa e percepiva l'ago della colpa cadere sulla sua testa. Si aggrappò con le unghie al corrimano della scalinata, tremando e trattenendo con uno sforzo disumano il vomito imminente. Si pulì la bocca prima di lasciare alcuna traccia del suo passaggio.
Nella sala ospite di mille avventure non vide nessuno, perciò la sua mente volò direttamente nella camera da letto.
Barcollava come una nave col mare mosso, i suoi organi sbatacchiavano in ogni dove.
Entrò nella stanza, le luci soffuse dato che l'alba stava stendendo il suo infinito onore a tutta New York, era il suo onere.
Vide Robert appollaiato sul materasso, rinchiuso in quella sua posizione a mo di riccio. Si intenerì, ma la sbronza appena passata faceva solo pensare a quel martello enorme che batteva in testa ripetutamente.
-Sei sveglio?
Sfiorò leggiadra la sua testa, facendolo svegliare di soprassalto dato che l'attore non aveva mai avuto il sonno pesante. Era sempre pronto a scattare, per questo cacciò i pugni in avanti pronto all'azione, da vero soldato.
-Ah, sei tu.
La voce roca e impastata dal sonno si tramutò in fredda e, per disgrazia della donna, spietata.
Aurora cadde su di lui, abbracciandolo perché ne aveva terribilmente bisogno. Robert storse la bocca infastidito, spostandola offeso dall'altra parte.
-Piano amico, ho la testa che scoppia.
Rob roteò gli occhi con disprezzo, spingendola via dal sedere quando tentò di avvicinarsi. Non aveva voglia di fare il dolce e premuroso, anzi si era alterato da paura dopo l'accaduto della sera scorsa.
-Non toccherai mai più un alcolico.
Quel tono da padre severo fece ridere Aurora, non voleva essere trattata come se fosse sua figlia.
-Se volevi una figlia da sgridare hai sbagliato persona.
Robert sentì la punta d'argento salire fino al cuore, penetrandolo e rendendolo freddo e duro come pietra. Strinse le lenzuola tra le dita, cercava di sfogare la delusione su qualunque cosa anche se la rabbia lo direzionava proprio verso la sua compagna.
-Non posso se ho a che fare con una bambina.
Rispose a tono con una nota di ribrezzo in più.
Aurora imparò a nascondere quando lui la feriva con le parole, aveva imparato a lasciarsi graffiare invece di tirar fuori le spine. Capiva che Rob aveva una rabbia e un dolore che si portava dentro da anni, e doveva lasciarlo libero di fare quello che voleva. Certo, aveva imposto dei limiti, ma quell'insulto la fece tornare lucida di colpo. Abbassò lo sguardo, chiudendosi a riccio presa da un brivido improvviso. Strinse gli occhi quando venne ricoperta da colpe e insulti senza parolacce, era la ramanzina più pesante che avesse mai subito.
Neanche il suo vero padre la sgridava con così tanta verità in gola.
-Ti avevo preparato una sorpresa, e dopo il tuo comportamento te la puoi anche scordare.
Concluse cinico, ma Aurora era ancora chiusa in quello scudo che tremava ad ogni parola ripetuta come un'eco dentro la sua mente dolorante.
Downey si alzò e andò a prenderle una tachipirina per alleviare la sua situazione. Con forza le fece ingoiare la pasticca, bevve dal bicchiere e poi restò a guardare dispiaciuta il volto impassibile del fidanzato.
-Non mi compri così.
Replicò, dandole la schiena.
La nostra rosa aveva un bel piano in mente per farsi perdonare, per questo iniziò ad accarezzargli sensuale la schiena tesa.
Baciò il collo forte, la mano cadde sulla patta dei pantaloni, massaggiandola fino a sentire un riscontro dal suo amichetto. Robert serrò gli occhi quando percepì la sua mano morbida attorno al suo membro, lasciandosi andare. Le saltò addosso, bloccandole i polsi con una stretta ferrea.
-Adesso vedrai un altro tipo di padre.
Si abbassò al suo orecchio, dandole un colpo di reni che le arrivò come uno schiaffo in pieno volto.
-Call me Daddy...
Sussurrò in inglese, spogliandosi per poi strapparle i vestiti. Aurora sorrise, alzandosi per baciarle il petto, ma Rob quasi le diede un ceffone per farla distendere come prima.
-Questo tipo di perdono è diverso, perciò o stai ferma o ti punisco.
Disse serio seduto sul suo stomaco, tutto il suo desiderio in bella vista.
Con un gemito di goduria si chinò e le morse un seno, dando la prima fiamma al falò. Aurora aveva tutt'altro piano in mente.
-Se giocassimo a nascondino, Daddy?
Come previsto Downey si eccitò ancora di più a quel nomignolo, accettando la proposta.
Lui era quello che cercava.
Si mise contro il muro con gli occhi chiusi a contare, la rosa senza fare rumore uscì dalla stanza, cercando un posto dove nascondersi.
Stava tornando bambina, lo si vedeva da quel suo sorriso luminoso.
Quando sentì Robert gridare che aveva finito la conta si mise a correre, nascondendosi dietro il divano del piano di sotto.
Attese più di dieci minuti, quando lo intravide nel buio scendere le scale abbassò la testa per non farsi vedere.
Quel gioco la divertiva e eccitava al tempo stesso.
Prese una pietra dal tavolino vicino a lei, lanciadola lontano per provocare rumore e distrarre il cercatore.
Ghignò in silenzio quando vide la sagoma di Robert correre in quella direzione, permettendole di saltare sul divano per scappare.
Si stese orizzontale quando però capì che poteva averla vista, pressandosi contro lo schienale.
Saltò come una molla quando una mano le toccò un fianco, facendola correre di sopra. La stava rincorrendo, lo sentiva.
-Non vai da nessuna parte!
Tuonò lui minaccioso, afferrandola da dietro e pressandola contro il muro. Aurora aveva il respiro pesante, ed era nei guai.
-Adesso sei in punizione.
La tirò per i capelli fino alla cucina, mettendola piegata sul bancone.
-Non ti ubriacherai mai più, capito?!
Urlò, tirandole una manata sulle natiche ben aperta e violenta. La rosa strinse i denti per il bruciore, subendo altre venti sculacciate, una più forte dell'altra.
Robert incattivito l'alzo sempre dai capelli, scaraventandola contro il forno, pressandola per poi entrare dentro di lei.
Soffocò i gemiti di dolore e piacere con dei baci travolgenti, lasciandosi graffiare tutto il corpo.
Le morse il labbro inferiore, aggrottando le sopracciglia quando spinse molto più aggressivo.
Le fece implorare il suo nome, il suo perdono.
Come al solito Rob non venne, ma trovò un altro modo per farlo: Aurora.
Uscì da lei, era nel paradiso senza forze.
-Dai, basta...
Pregò invano, difatti l'attore le fece sbattere la testa contro il forno quando le tappò la bocca con una mano.
-Zitta e obbedisci.
Replicò roco, tirandole la pelle del ventre pur di farla inginocchiare.
Guardò soddisfatto il vetro incrinato del forno da quanto aveva spinto.
Strinse i suoi capelli rosa in un pugno quando le sue labbra ancora calde avvolsero il suo membro, muovendosi in avanti mentre Downey chiudeva gli occhi in preda alla lussuria.
Per darsi maggior forza si mise una mano sul fianco, spingendo il bacino fino a farla strozzare dal suo sesso.
Finirono così, in un modo del tutto nuovo.
Quella, era la punizione diversa.


*così, perché non fa abbastanza caldo per i miei gusti. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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