Aurora quando scese dal pullman allargò le braccia, inspirando dopo tantissimo tempo l'aria marina ed inconfondibile del suo paese. Prese la valigia, incamminandosi verso casa sua ora che ricordava tutte le stradine. A dire il vero si era abituata ad essere circondata soltanto da grattacieli, ma quando vide la spiaggia e il mare, si dimenticò di tutto.
Corse vicino alla riva, lasciando sulla sabbia tutto, sfiorando le onde con le scarpe e guardando il suo mare con fierezza.
Il vento le diede il benvenuto, alzandole i capelli e accarezzando le guance mentre lei seguiva il suo movimento.
Diede uno schiaffo all'acqua, schizzando il nulla, ridendo quando il mare rispose con un'onda più impetuosa che le bagnò le scarpe.
Deglutí, e questa volta senza veleno.
Riprese le sue cose, incamminandosi lungo la spiaggia, avvistando un ristorante davanti a lei. Sorridendo corse a più non posso rischiando di far volare una ruota al trolley, ma giunse davanti al Stardust col respiro affannoso.
Accarezzò la porta, aprendola per vedere Lino e tutti quelli che ci lavoravano bloccarsi al suo ingresso. Mauro rimase a bocca aperta, caddero addirittura dei bicchieri, ma nulla confortò Aurora meglio del loro abbraccio.
-Sei tu! Non ci posso credere!
Erica scoppiò a piangere dalla gioia come quasi tutti gli altri. In quel momento si accorse di cosa aveva abbandonato, di cosa aveva dimenticato quand'era dall'altra parte dell'oceano.
Strinse la mano a Lino, che le offrì un liquore di benvenuto.
Erano tutti coi calici in mano, il brindisi del bentornato.
-Com'è stato?
-Bellissimo, laggiù è tutto un altro mondo.
Le mancava parlare italiano costantemente, anche se adesso stiamo ignorando la parte più importante. Ci restò per poco a conversare, doveva andare a casa. Saltellando uscì, arrivando davanti alla villetta dove trovò il cancelletto aperto. Bussò alla porta, e fu lì, che rivide sua madre.
La signora all'inizio non l'aveva riconosciuta ma poi si coprì la bocca, barcollando verso la sua ragazza. Aurora la prese in braccio, sollevandola da terra, facendole fare una giravolta.
Tutta quella felicità a cui non era abituata la fece piangere ancora, mentre la madre parlava a vanvera in giro per la casa.
-Ti sei divertita?
-Tantissimo!
Sedendosi sul divano Aurora si distese, musica per la sua schiena. Guardava di nuovo quella rete da pesca appesa alla parete, le finestre aperte sul mare. Però, si sa, le mamme son sempre le mamme.
-Quindi perché sei tornata?
La rosa abbassò lo sguardo, grazie a lei ora ricordava di colpo cosa l'aveva spinta ad andarsene una volta per tutte. E no, non le avrebbe mentito come tutti i figli fanno.
-Ti ricordi di Robert?
In una lettera aveva raccontato di loro due, e anche il solo nominarlo fece crepare il cuore.
-Tesoro, devi sapere che gli uomini....
Scosse la testa.
-No, non è per quello.
La signora allora si fermò di colpo, aggrottando le sopracciglia.
-È...morto.
Fu dura risentire quel vuoto, ma mentire non le piaceva. La madre strabuzzò gli occhi, accarezzandole il volto e baciandole una guancia.
-Mi dispiace tesoro, so che era un bravo ragazzo.
No cara, non lo era affatto.
-Possiamo parlare d'altro?
Passarono il resto della giornata a disfare le valige, così alla sera Aurora si ritrovava distesa nel suo letto, sotto le sue coperte, ma era come se l'altra parte del materasso mancasse completamente. Restava in posizione fetale sul suo lato, accarezzando con le dita la foto in spiaggia che custodiva sopra il comodino. La luce era ancora accesa, la collana stretta nella mano.
-Ti manca così tanto?
Sospirò, senza voltarsi.
-Era tutto ciò che avevo.
Sentendo la parte vuota del letto piegarsi si voltò, guardandola mentre si distendeva al suo fianco.
-Sai, prima di tuo padre ho conosciuto un ragazzo che pareva il delinquente della città.
Restò in silenzio.
-Ma quando mi vedeva, improvvisamente diventava la persona più dolce del mondo. Mi portò fiori, regali, anche semplici letterine di quelle che si scrivono gli innamorati persi.
Osservò le rughe, le pieghe del tempo stropicciarle il viso e le mani.
-Però sapevo che mi stava nascondendo troppi segreti, così un giorno decisi di saperli tutti. Avrei potuto scappare certo, ma non lo feci perché lo amavo. Quel ragazzo aveva bisogno di essere amato, ma purtroppo i suoi segreti lo fecero finire tre metri sotto terra.
Aurora abbassò lo sguardo, paragonando quel tipo a Robert, anche se di cose in comune ne aveva. E se fossero stati tutti quei segreti che non le aveva mai detto ad ucciderlo?
-Ho sofferto come mai in vita mia, però poi ho incontrato tuo padre, sono stata felice per tutto questo tempo, finché anche lui non ha deciso di andarsene via col vento.
Chiuse gli occhi contemplando, ma la madre le prese una mano accarezzandola.
-Perciò sappi che avrai una seconda possibilità, figlia mia.
-Lui era tutte le possibilità che avevo.
Rispose affranta, rigirandosi l'anello tra le dita. La signora strinse le labbra, alzandosi per andare nella camera degli ospiti dove dormiva.
-Allora cerca di crearne altre.
Con un bacio sulla fronte spense la luce, come se fosse ancora piccola. Ma per ogni mamma, anche quando il figlio è grande, lo vedrà sempre con un ciuccio in bocca.
-Grazie ma'.
E così Aurora sei tornata in Italia, ma non tornerai mai dalla guerra che hai lasciato a New York.*e si, ma fidatevi di me. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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Until The Wheels Fall Off
RomanceSequel di Let's Hurt Tonight. "We see what we want." "Well, love has made me blind."