Ogni tanto

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Aurora era così emozionata da prendere la bambina con mani tremanti.
Un tempo avrei detto: solo loro due e basta, ma oggi dovrò dire tre.
Quando un numero aumenta, specialmente un numero così solo, che si realizza ogni cosa davanti ai propri occhi. Aveva partorito, era mamma. D'ora in poi starà dalla parte di sua madre, si sentirà come lei. Su due piedi decise di non far cadere sua figlia negli stessi errori, il che è banale ma chi ha un vero passato capirà.
Robert cadde in ginocchio, una mano sopra la bocca per contenere il pianto senza staccare mai gli occhi dalla piccola creatura. Si nascose il volto scuotendo continuamente la testa, incredulo.

Ogni tanto Aurora lo guardava e si chiedeva sua madre che figlio vedeva

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Ogni tanto Aurora lo guardava e si chiedeva sua madre che figlio vedeva.
La Rosa si commosse vedendo un qualcosa, nel cielo dietro la finestra, illuminarsi per un bel po'.
Erano due stelle che improvvisamente stavano brillando come non mai.
Sorrise, guardando la piccola creatura tra le braccia che non piangeva, anzi, si mordeva il ditino con curiosità.
Quei pochi capelli castani chiarissimo la rendevano un'esplosione stellare nel pieno dell'estate. Ancora la bellezza del concetto stesso dell'amore superò ogni aspettativa.
Robert in un mare di lacrime trovò la riva facendosi afferrare il dito dalla manina della bimba, guardandola come guardava Aurora ma ad un livello quasi superiore. Era il primo sguardo del padre alla figlia, ce ne saranno tantissimi in futuro tra disappunto e rabbia, ma il primo sguardo rimane il più bello. Sentirla ridere goffamente mentre scopriva l'anatomia della mano del papà fu melodia, la genesi di un qualcosa più grande di Dio stesso.
Per Aurora avere la propria figlia tra le braccia era paradiso, poesia data al poeta, microfono davanti al cantante.
Quel piccolo essere umano imparerà a sorridere, ridere, piangere, soffrire e soprattutto che da ogni esperienza bella o brutta, dovrà crescere. Tra tanti anni si sarebbe ritrovata a svolgere l'ingrato compito di urlarle addosso la sua identità, di dover rimboccarsi le maniche per placare la sua ribellione. Doveva finalmente capire perché sua madre la sgridava, le tarpava le ali.
L'avrebbe spronata a scuola, perché anche quando sei sommerso dai libri e piangi per lo stress è proprio in quel momento che la scuola insegna.
Nella mente penserà soltanto ad un nome.
Ora Robert forse stava per essere spodestato come re della sua mente, oppure avrebbero condiviso il trono come tali.
Per il padre era giunto il momento di rinforzare lo scudo e proteggere più vite dietro ad esso. Anche se un giorno la protezione l'avrebbe portato inesorabilmente davanti alla morte certa, lui pur di difenderle si sarebbe gettato tra le fiamme con piacere.
Alla fine il loro unico scopo sarebbe stato quello di fare ogni cosa per difenderla, ma anche senza doverla difendere sempre a spada tratta. Doveva imparare a difendersi e tirarsi fuori dai guai da sola, ogni tanto. Ora un gioco molto più complesso andava giocato.
Rob e Aurora mai avrebbero pensato di arrivare in quella stanza, in quella situazione, con lei davanti agli occhi. Per essere pronti bisogna andare avanti e scoprirlo insieme alla figliola.
Vederla svanire piano piano ad ogni compleanno.
Passò la mano sulla piccola testa, delicatissimo come il secondo di silenzio tra il volo di una farfalla e la caduta di una piuma. Sporgendosi imprimé il primo bacio sulla fronte, che da lì in poi avrà mille significati ma mai come il primo.
Significava: benvenuta al mondo, io sarò il tuo papà per sempre.
Da quel momento la coppia divenne una famiglia, e qui inizia la vera avventura.
-Amor che bello darti al mondo...
Iniziò a canticchiarle, piangendo pensando a quando anni fa era lei a sentirlo con sua madre.
Robert trattenendo un urlo di gioia baciò Aurora fino a farla sprofondare nel cuscino, mentre la piccolina allungava un braccino per toccare le loro labbra unite come due pianeti in collisione. Si intrufolò nel letto, passando un braccio attorno alla moglie e posando la dolce bimba sul cuore.
-Siete le donne più magnifiche che abbia mai conosciuto.
Baciò entrambe sulle guance, restando di più sulla ragazzina.
-Benvenuta...
Iniziò il padre.
Aurora osservò a lungo la Luna commossa e dipinta nel cielo stellato, pensando alla gioia che albergava dentro al cuore ma senza avere il suo vero significato poiché si andava oltre.
Fu in quel momento, dove forse la felicità non era abbastanza, che il piccolo tesoro aprì gli occhi, sbloccando così un'intera tavolozza di colori, gioie e dolori sul mondo.
Erano occhi che lasciarono i genitori senza nemmeno una parola.
-Joey Moon Downey.



*siamo praticamente alla fine della storia, manca pochissimo, preparatevi. Vi piace il nome? Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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