Aurora aveva appena ripreso il controllo del bar, ora che non c'erano più turisti data la bassa stagione, con grande piacere stava a chiacchierare con persone che conosceva da quand'era dietro a quel bancone.
Aveva dovuto spiegare com'erano le acque di New York a Lino, dato che al vecchio marinaio sempre del mare importava.
La maggior parte del tempo se ne stava seduta a leggere il giornale, si alzava svogliatamente soltanto quando sentiva la campanellina della porta suonare. Non si ricordava della noia mortale che era stare al Stardust di tardo inverno e inizio primavera, ma purtroppo, lei lavorava per vivere.
D'estate le cose si facevano più movimentate, invece adesso tutto era spento. Restava aperta fino alle cinque del pomeriggio, poi chiudeva bottega. Difatti, non appena finì la giornata, chiuse il bar e ancor prima di andare a casa fece un salto nella piccola palestra del paesino.
Arrivata dentro lo spogliatoio chiuse la borsa dentro l'armadietto, poi giunse dentro al movimento.
Era frequentata da sole donne, si sentiva un forte e chiaro senso femminista, e nessun maschio, nemmeno il più squallido, osava avvicinarsi a quella piccola comunità.
Ora erano tutte sulla cyclette, per loro bisognava soltanto appiattire la schiena e pedalare fino all'ultimo vero respiro. Aurora fece muovere quelle gambe come mai prima d'ora, la faccia contratta dal sudore che sgorgava a fiumi da ovunque. Strinse i denti, solo l'energia lasciò scorrere.
Aggrappandosi con tutte le sue forze al manubrio trincò tutti i muscoli, anche quelli che non servivano, ponendosi un obbiettivo per farcela a battere il record. La mente malefica proiettò il volto dell'unica persona che era stata capace di farla correre come mai in vita sua. Come se aumentando la velocità potesse raggiungere Robert, Aurora ignorò il bruciore alla gola e ai polmoni, spingeva peggio di un parto.
-Stop! Ha vinto lei!
La ragazza che le monitorava indicò la rosa, tutte le fecero un applauso e la protagonista cadde a terra per tornare a respirare normalmente.
-Vuoi una mano?
Alzò lo sguardo, strabuzzando gli occhi quando vide Robert sorridente porgerle la mano, ma scuotendo la testa capì che era la ragazza di prima. Accettò l'aiuto per rialzarsi, ella le diede una pacca sulla spalla e Aurora frastornata non dalla fatica barcollò fino agli spogliatoi. Aveva altri esercizi da fare, ma appena voltava il corpo vedeva Robert come un fantasma che le occupava la testa.
Voleva soltanto dimenticarlo.
Si fece una doccia, mezz'ora dopo era fuori dalla palestra che si dirigeva verso casa. Con la luna storta entrò, gettando a mali modi la borsa sul divano.
-Lo vedi ovunque?
Chiese la madre sbucando dalla cucina.
Aurora lasciò cadere lo sguardo a pochi passi dai piedi della signora, dove molti mesi fa lui era caduto sopra di lei e cercava di sedurla.
Scosse la testa perdendo una lacrima.
-Come hai fatto a dimenticartene?
-Non l'ho fatto, alla fine puoi solo metterti l'anima in pace.
La rosa corse tra le braccia della madre, singhiozzando disperata.
-Si, però Rob era la mia anima mamma, mi manca così tanto.
La calmò accarezzandole i capelli sul punto di perdere del tutto il colore sgargiante, poche docce e sarebbe andato via.
-Shhh, passerà col tempo.
È tra le braccia di chi ti ha visto frignare appena messo al mondo, dove riuscirai sempre a piangere sinceramente.
-Non ha voluto che lo vedessi morire...
-Voleva risparmiarti.
-No, così ha soltanto raddoppiato il dolore!
Si lanciò sul divano, prendendo a pugni tutto e urlando disperata per colpa di quel vuoto. La madre non intervenì, aspettò lo capisse da sola.
Aurora finì con la testa sprofondata dentro al divano, la collana batteva fredda sul volto, il ciondolo sfiorava le labbra. Girò il polso per guardare il tatuaggio, cercando con la mente l'altra parte del filo che collegava quel mappamondo, ma non trovò connessione...anche se invero vi dico che qualcosa rispose, dall'altra parte dell'oceano.
-Piangersi addosso triplica il dolore invece, figlia mia. Sii forte e vai avanti, sii donna.
La rosa capì, abbracciandola di nuovo e strascicando i piedi verso camera da letto. Restò a rigirarsi tra le coperte pesanti per ore, non riusciva a dormire. Voltandosi aprì gli occhi di scatto, vedendone un paio marroni dal contorno verde guardarla con le lacrime agli occhi. Spaventandosi cadde dal letto, ma Robert non c'era più. Corse fuori, senza cellulare o altro. Corse fuori fino a che il cielo decise di piovere e battere quelle gocce sulla testa. Aurora non era in pigiama, ma non aveva una giacca. Corse sotto la prima tettoia che scorse in lontananza, accasciandosi contro il muro. Sputò quelle gocce che le erano finite in gola, ridendo senza motivo.
Aprì gli occhi quando sentì dei passi avvicinarsi. Un ragazzo fatto uomo, che purtroppo conosceva bene, a braccia conserte la guardò.
-Così anche tu sei diventata donna, uh?
Roteò gli occhi.
-E tu un uomo, purtroppo.
Incuriosita si avvicinò spavalda quando lo vide tirar fuori un tirapugni ed indossarlo.
-Pietro, quei giorni sono finiti.
-Non ho ancora dimenticato il tuo tradimento. Lui e tutti gli altri sono usciti dalla prigione poco tempo fa, e tu? Sei andata a New York, a fare la bella vita!
Aurora strinse i pugni.
-Vi eravate spinti oltre con quei ragazzi, stavano per morire!
Pietro alzò già il pugno.
-Si ma tu hai preferito chiamare la polizia!
Senza aspettare risposta tirò quel colpo, ma la rosa pronta lo prese e riuscì a disarmarlo. Pressando il ginocchio contro la sua spina dorsale, premendolo sul muro.
Pietro riuscì a liberarsi, prendendola per la maglietta e trascinandola nel vicolo più vicino. La pittrice per liberarsi dalla stretta sul collo indietreggiò facendolo sbattere contro la parete, e dato che era stretto, con uno slancio posò il piede sul muro opposto facendo un salto per divincolarsi. Atterrò dietro di lui, tirandogli un calcio nello stinco da farlo cadere a terra, la pioggia infuriava. Lottarono e senza accorgersene stava usando solo mosse da arti marziali come Robert le aveva insegnato. Pietro riuscì soltanto a darle un pizzicotto da quanto le stava prendendo. Aurora terminò con un calcio in aria, colpendolo in pieno petto e facendolo cadere tra l'immondizia.
-Da dove le hai imparate queste mosse?
-Ho avuto un bravo insegnante.
Posò la scarpa sulla schiena, schiacciandolo per terra.
-Ora di al tuo ex capo che se vuole pareggiare i conti...beh, abbia le palle di farlo da solo.
Pietro cercò di alzarsi, ma la rosa italiana con uno schiaffo lo convinse a non farlo.
Era tornata ragazzina.
Lo lasciò andare, scappava come un coniglio.
Passando una mano sul volto per togliersi la pioggia tornò a casa.
Eppure lei lo sapeva: dal passato non si scappa.*eh si, anche Aury ha un passato. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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Until The Wheels Fall Off
RomanceSequel di Let's Hurt Tonight. "We see what we want." "Well, love has made me blind."