Non esserci

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-È davvero un onore essere qua, davanti a questo vero e proprio capolavoro artistico!
Esclamò niente meno che il sindaco di New York, indicando lo splendido quadro che la squadra di pittori aveva creato spendendoci notti insonni e tanto, troppo sudore. Alla fine davanti a Central Park, appeso al cancello principale, era rappresentato alla perfezione tutto ciò che la città aveva chiesto.
Racchiudeva tutte le stagioni in un'unica armonia, un'unica pennellata.
La compagnia salì sul palco per lasciarsi accogliere da quell'applauso enorme da part dei cittadini.
Dopo inchini e cerimonie varie, Aurora allungò il collo per scorgere tra quella folla umana l'unica testa, l'unico sguardo su cui incollava io proprio, senza riuscire a staccarsi. Cercò invano mi duole dirlo, ma fu esattamente una festa senza un motivo per festeggiarla.
Amanda se ne accorse subito.
-Sono sicura che prima o poi arriverà.
Dopo quell'episodio di pseudo gelosia il loro rapporto si era leggermente incrinato, tutta colpa dei continui dubbi che assillavano Robert impedendogli di prendersi cura della rosa che appassiva abbandonata dal suo raggio di luce.
E chiaramente un fiore senza luce non può vivere.
Sospirò fingendo un sorriso al limite della rassegnazione, dopotutto Stella stava portando via il suo uomo ogni giorno di più, ogni volta che strillava al telefono di essere sull'orlo di una crisi di nervi da quanto doleva la gravidanza.
L'attore controvoglia correva dalla ex moglie per tenerle anche solo la mano, oppure facendo da badante ora che una casa gliel'aveva regalata un amico di vecchia data. Aurora però possedeva un altro motivo per sentirsi triste, e questo motivo ha un nome ben preciso e c'è chi lo odierà un anno e quello prossimo lo amerà: San Valentino.
Ma questo giorno porta con se un altro significato, e cioè il compleanno della pittrice.
Quanto fu crudele il sindaco a dire questa frase.
-E ora festeggiamo tutti con la cosa più bella che ci sia! Baciatevi e rendiamo viva questa città con il nostro amore!
La rosa nel panico spostò lo sguardo di giada lucido dalle lacrime verso quel maledetto sindaco che stava baciando la moglie, poi indietreggiando spaventata quando vide letteralmente tutti i presenti baciarsi e dei palloncini a forma di cuore salire verso il cielo.
Marshall e Dorothy si baciavano, Jacob e Vicky si baciavano, Amanda e Jon addirittura si baciavano.
Aurora con occhi lucidi e pieni di un vuoto senza fine continuava a guardarsi attorno, girando su se stessa, terrorizzata da quell'amore che circondava tutti ma stava alla larga da lei. Una volta anche lei si sentiva bene, amata, semplicemente donna.
Una volta anche lei poteva percepire quella sensazione infinita che sai durerà solo un attimo.
Una volta anche lei era innamorata, ma la domanda è: adesso, in questo preciso momento, che cos'è senza Robert?
Una rosa soffocata dalle spine, appassita e ad un passo dalla morte.
Con lui cos'è Aurora?
Semplicemente uguale.
In ogni caso, in ogni giorno, la pittrice restava senza colori.
E quando anche con la luce vedi solo galleria, significa che il sistema si sta sgretolando. È forse ovvio ciò che accadrà, ma è San Valentino, non esiste festeggiamento migliore del stare senza amore nel giorno della sua festa.
Non appena finirono di baciarsi Aurora boccheggiò come se tutto quel tempo fosse stata sott'acqua, sorridendo neutra quando il sindaco le diede una piccola medaglia come fece con il resto della compagnia.
Un altro trofeo per lo studio, Jacob era in subbuglio.
Quando la folla scemò finalmente Amanda poté tranquillizzarla con un caldo abbraccio, senza di lui almeno si sentiva leggermente peggio di quando c'era.
Non esiste battaglia che possa tener fronte a questa guerra.
Continuava a mandare messaggi a Robert, implorandolo di rispondere anche solo con una sillaba. Di solito lei era l'anima della festa, invece se ne stava rannicchiata in un angolo con il volto incollato al cellulare, ad occhi sgranati attendeva quella risposta.
-È il compleanno peggiore della mia vita.
Mormorò in lacrime, mugugnando come un cane ferito.
La compagnia si occupò di riportarla a casa da Giulia, la quale le sorrideva con un vestito brillante in mano. Aurora aggrottò le sopracciglia, dubbiosa.
-Pulisciti queste lacrime e indossalo!
La riccia con i pollici tolse via quel dolore dal viso, mettendosi in punta di piedi per baciarle la fronte e spingerla in camera. La rosa iniziava a sperare più che capire, che forse la frase detta in precedenza poteva cambiarsi da un momento all'altro.
Quel vestito non era un semplice vestito, ma qualcosa di molto di più: un diamante.
Argenteo, con riflessi degni di un diamante. Le maniche lunghe, la gonna corta. Quei dettagli fatti chiaramente a mano da chi ama il propio lavoro, facendole amare la propria diversità.
Non appena lo indossò si sentì scomoda come poche cose al mondo, voleva toglierselo scoprendo che c'era una scollatura a V che finiva appena sopra l'ombelico, mostrando in parte gli addominali e le curve dei seni.
Giulia le tirò su la cerniera fatta da una pietra preziosa, facendole indossare delle scarpe dai tacchi non troppo alto sapendo che li odiava.
-Devi solo abituarti.
Spruzzò un po' di Versace sul collo, stirandole i capelli per renderli perfettamente lisci. Con un po' di mascara definì quei due occhi lucenti, rendendo il nero in netto contrasto con l'azzurro cristallino.
Il rossetto rosso scuro leggermente opaco delineò quelle labbra socchiuse dalla sorpresa.
L'amica la trattò come una regina, accompagnandola fuori dove la compagnia vestita davvero elegante assieme a Ronald Gate, la stava aspettando davanti ad una limousine.
-È di Jacob comunque.
Commentò Jon indicando la macchina scintillante.
Aurora estasiata entrò nell'auto, il capo si mise alla guida mentre tutti gli altri entrarono assieme alla rosa che stava iniziando a sentirlo vicino quel raggio di luce.
Giunsero a Broadway, dentro un teatro addobbato da cuori e rose. La platea, completamente priva di sedie, si riempì delle poche persone presenti. Aurora si voltò quando dal palco una luce si accese, mostrando qualcuno a lei caro.
Ronald se la mise sulle spalle non appena Robert iniziò a parlare, vestito come mai l'aveva visto, la bandiera italiana legata ai pantaloni.
-Solo per te tesoro sono disposto a fare questo grande salto, ti amo.
Sussurrò, e la musica partì.
Non era una canzone qualunque: erano i Coldplay, la sua canzone, era Viva La Vida.
C'è una differenza tra l'esserci e non esserci, e Aurora c'era quella sera, diamine se c'era.


*ahh, com'è bello essere tornata in Italia. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

Comunque oggi Aurora vestiva così

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