Aurora camminava in punta di piedi, si tolse addirittura le scarpe.
Non aveva nulla in mente che potesse fermarla, purtroppo quando la paranoia arriva non scappa più.
Sentiva una stupida sicurezza stringendo il manico del coltello, scendendo le scale e vedendo in tempo il tallone di Robert entrate in doccia.
Lo mise in avanti, come se fosse una bacchetta magica.
Sferzò l'aria per testare la manualità della lama, e tagliava questo era certo.
Si accovacciò per entrare nel grande e spazioso bagno, portandosi ad un passo dalla doccia dove il suo uomo stava cantando. Vide del sangue attraverso il vetro opaco, si spaventò quando Rob sbatté una mano sul vetro, lasciando una strisciata rossa a forma di mano.
Con il coltello stretto in mano aprì la doccia, facendo il grido di guerra prima di entrarci e vederlo nudo ma con la mano insanguinata.
-Che cazzo fai?!
Aurora pensò che quel sangue fosse di Stella, così tentò di colpirlo con il coltello ma Robert le prese il polso e fece finire la lama nel muro dietro di lui.
-Mollalo.
Ordinò, facendo strisciare la punta affilata sul muro e rigandolo tutto quando la rosa si mosse per liberarsi.
Le stava fermando la circolazione del sangue, il suo polso sporco da quella mano ferita come se avesse picchiato qualcuno, o qualcuna.
Con l'acqua che rendeva tutte le prese scivolose, rendendo le cose molto più pericolose per lui.
-Forza!
Gridò tentando di districarle le dita dal manico scivoloso.
-Ci possiamo far male entrambi.
Aurora riuscì a liberarsi e con un affondo sfiorò di tanto così la gola di Robert, il quale preso dal panico senza sapere come fermarla le prese la testa e la sbatté contro il muro, facendola accasciare a terra priva di sensi.
-Mi dispiace.
Mugugnò, lanciando via il coltello e respirando affannosamente.
Stava per chiamare l'ambulanza, ma ci ripensò quando la vide muoversi un pochino. Come se fosse un animale selvaggio da braccare la prese in braccio, portandola in velocità al piano di sopra.
Non si vestì nemmeno, aspettava che si risvegliasse.
Intanto si pulì la mano che aveva una ferita sul palmo, fasciandosela da solo con qualche difficoltà dato che non era mancino.
La trovò seduta e mezza stordita, si avvicinò con timore.
-Che cazzo hai fatto, uh?!
Sbottò con una punta di panico e rabbia.
Era successo tutto troppo veloce per i suoi gusti, ma l'importante era che fosse tutto finito.
-Hai ucciso qualcuno.
Non era una domanda.
-Sei impazzita? Non lo farei mai!
Aurora si tenne la testa dolorante, e quando la tolse vide poco sangue su di essa. Deglutì, alzando lo sguardo verso Robert che gonfiava il petto agitato.
-Allora perché mi hai colpito?
-Altrimenti mi avresti ucciso, idiota.
La rosa si ricordò di come aveva tentato di fargli del male presa da una stupida paranoia, questa cosa può sembrare patetica o semplicemente inutile per la loro storia, ma non sarà così lo scoprirete.
-Mi sono lasciata soggiogare dalla paura.
Mormorò a testa bassa, sussultando quando Robert si sedette al suo fianco, medicando quella leggera ferita con maestria.
-Se te lo stai chiedendo si, facevo il medico.
Avrebbe voluto attaccare il discorso per aprirsi le porte al suo passato, ma non riusciva a far molto in quelle condizioni.
-È Stella che mi ha colpito per sbaglio.
Accennò alla mano fasciata.
Aurora sentiva la rabbia montarle dentro, contro la moglie e contro se stessa soprattutto.
-Se provi anche solo a toccarla giuro che la prossima volta sarò io ad avere il coltello, intesi?
Da ex medico dubitava della sua stabilità mentale, per questo agiva con aggressività per farle capire meglio i concetti e stava più dolce quando doveva rassicurarla.
-Non sono pazza.
-Lo so, sei solo instabile. Troppo stress, troppe cose.
La prese e la portò in una stanza che mai aveva visto, e pareva uno studio vero e proprio. Era un misto tra quello di un medico e quello di un soldato, ma non c'era nulla che accennava alla sua corrente vita di attore.
Prese degli occhiali sofisticati e si avvicinò alla sua faccia, puntandole una luce negli occhi per guardarli meglio, aprendole la bocca con uno stecchetto di legno sulla lingua.
Sembrava davvero da un medico, nudo, ma pur sempre un medico.
-Respiri profondi.
Sentì qualcosa di freddo sulla schiena e obbedì, abbassando lo sguardo quando cercava di guardarla.
-Ti terrò sotto controllo nei giorni a venire, non sentirti in gabbia.
-Non sono pazza.
Robert annuì e la baciò, aspettando una sua reazione.
Aurora fece scendere una lacrima e tolse le labbra, guardando sempre e solo in basso, e il medico comprese che non era ancora sulla via della pazzia, ma quella del rimorso. Era diventata una questione umana più che scientifica ora.
-È tutta colpa di Stella.
Poteva benissimo averlo detto lei, ma voglio lasciarvi con il beneficio del dubbio.
-Non possiamo far molto purtroppo.
Sospirò.
-Se succede ancora uccidimi.
-Non succederà, non sei pazza.
La pittrice strofinò il dorso della mano sull'occhio destro per asciugarsi un'altra lacrima.
-E chi lo dice?
-Il medico.
Rob si indicò fiero, facendola ridere flebile.
La prese per mano e la condusse in camera da letto, ma non riusciva più a smuoverla quando si era fermata davanti al materasso.
-Uff, non sei matta ti prego dormi con me.
-Non hai risposto alla mia domanda.
Lo vide stringere le labbra e indurire lo sguardo, voltando la faccia verso la luna che illuminava il suo splendido profilo.
Serrò la mascella, si stava rifiutando.
Aurora annuì tremante e fece dietrofront, ma non perché non le aveva dato risposta, aveva paura di fargli ancora del male.
-Dormo sul divano, buonanotte.
Robert non la fermò nemmeno, se la prese contro il cuscino che dovette subirsi i peggio pugni addosso, fino alle lacrime.
Sembra ancora una cosa patetica e inutile, ma questo non accade mai nelle storie normali vero?*oggi ho concluso, nel caso domani non possa aggiornare. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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Until The Wheels Fall Off
RomanceSequel di Let's Hurt Tonight. "We see what we want." "Well, love has made me blind."