Litigio

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-Dov'eri?
Aurora sbuffò, lanciando le chiavi sul mobile.
-Posso almeno entrare senza essere assillata?!
Sbottò infastidita, portandosi una ciocca rosa dietro l'orecchio dal nervoso. Robert aggrottò le sopracciglia e la inseguì fin quando si sedette sul divano.
Iniziò a massaggiare la spalla destra, ma lei in risposta scacciò via la mano con uno schiaffo.
-Calmati, respira.
Sussurrò dolce nonostante il suo comportamento, inginocchiandosi dietro di lei e baciandole la nuca mentre passava le mani sulle braccia.
Aurora indurì lo sguardo.
-Rob...non voglio adesso lasciami.
Sentenziò dura.
-Hai tre secondi prima che arrivi la parte femminista.
L'attore, credendo ingenuamente di star facendo la cosa giusta per rilassarla, le baciò il collo. Purtroppo quando strinse i seni la rosa al limite si alzò di scatto bloccandolo per terra.
-Alza ancora un dito su di me, coraggio!
Alzò la voce per sfidarlo anche se lui in realtà voleva solo capire cosa non andava.
-Dimmi solo che sta succedendo.
Rispose a tono ma pacato, alzandosi e strirandosi la camicia a quadri rossa e bianca. Aurora roteò gli occhi di giada e scappò in camera, così facendo lasciò il povero Robert da solo con una pioggia insistente fuori. Incredulo sbatté le mani sulle anche, distendendosi e giocando con l'aeroplano di legno sopra il tavolino.
Non aveva nulla da fare, la sua ragazza voleva starsene da sola, la noia era l'unica compagna.
Sbuffando e alzandosi si preparò un tè caldo fumante, stringendo le mani attorno alla tazza per assorbirne il calore rigenerante. Sopra la camicia indossò una felpa rossa larghissima con lo stemma di un college stilizzato.
Rabbrividì, sorseggiando la bevanda e avvicinandosi pian piano alla vetrata.
Osservò le gocce, l'odore di pioggia che passava attraverso i vetri. Senza farsi mancare nulla alzò pure il cappuccio, rifugiandosi in quella bellissima felpa che proprio Aurora gli aveva regalato.
Inspirò il suo profumo inconfondibile che donava ancora più significato a quell'indumento che spesso abbracciava durante la notte.
Perso nei ricordi non si accorse della rosa che scese pochi minuti dopo, a testa bassa, avvicinandosi.
-Scusami per prima.
Neanche si voltò, era rapito e ammaliato dalla pioggia.
-Non importa, va meglio ora che hai sbollito?
La sentì sospirare.
-Questo quadro è più difficile del previsto, il mio compleanno si avvicina e festeggerò senza mio padre....come può andare meglio.
-Sai, sono strani i compleanni: un giorno abbracci i tuoi genitori e subito dopo abbracci solo gli amici.
Se la immaginò accarezzarsi il collo.
-Già.
Robert, voltandosi, camminò verso la sua ragazza.
-Ma tu di amici ne hai?
-Certo!
Alzò un sopracciglio dubbioso, così Aurora sospirò ancora.
-Non lo so, per me sono i miei migliori amici....li conosco, almeno credo.
-Morirai sempre senza sapere tutti i segreti dei tuoi amici.
La pittrice fece tremare l'angolo del labbro superiore in disaccordo. Robert vedendola rabbrividire alzò la felpa, mettendola assieme a lui. Appicicati come carta e colla si guardarono, Downey sorrideva accarezzandole la guancia col pollice.
Aurora giocò con i lacci del cappuccio, silenziosa.
-Allora mi dai questo bacio o no?
La rosa divertita obbedì, passando le mani sul ciuffo coperto dalla stoffa morbida e profumata.
Si staccò mugugnando, afferrando la prima borsa e scivolando via dalla felpa.
-Devo andare.
Disse frettolosamente.
-Posso sapere dove?
Aurora sincera rispose.
-Ronald Gate, dobbiamo discutere della danza davanti ad un bel caffè latte di Costa.
Robert non fu affatto geloso perché lo sappiamo tutti.
-Cerca di trovargli qualche ragazzo!
Gridò prima che chiudesse la porta. Di nuovo la noia era riapparsa, così fischiettando corse verso la palestra per allenarsi. Con il cappuccio ancora alzato prese a pugni il sacco senza nemmeno i guantoni, aveva la testa altrove che i suoi ganci facevano ridere i polli.
Si ritrovò con la testa altrove, sguardo perso mentre faceva semplicemente dondolare il sacco da boxe con una mano.
Doveva fare qualcosa, solo che non si ricordava.
Sentì dei rumori giù al piano inferiore e subito l'attenzione salì alle stelle. Robert in punta di piedi sfilò da un cassetto del suo ufficio un vero e proprio fucile di fine novecento. Caricandolo si mise in posizione di tiro e scese le scale, accucciandosi dietro lo schienale del divano. Poggiò la canna del fucile, l'occhio dritto nel mirino, inginocchiato come se fosse dentro una trincea.
Con la freddezza di un soldato mise pressione sul grilletto non appena l'intruso stava per uscire dalla cucina.
Fu davvero facile per lui sparare quel proiettile ad un soffio dalla spalla di Stella che fece cadere a terra cibo e bevande rubate dal frigo.
-Ancora tu?!
Gridò alzandosi, avvicinandosi e sparando contro la parete quando la vide scappare. Stella paralizzata strinse i pugni, Robert appoggiò il fucile sulla spalla camminando da vero soldato.
-Adesso rimani qua e mi spieghi cosa cazzo ci facevi con il mio cibo, in casa mia.
-Nostra casa, ricordi?
Si avvicinò ancora di più, facendo tintinnare i proiettili dentro all'arma.
-La regina ha perso la corona a quanto pare.
Disse falsamente dispiaciuto e ironico da far rabbia.
Stella ricambiò i passi, ma Robert fu molto chiaro riguardo alla distanza poiché subito le puntò il fucile contro.
-Osa.
Ghignò sadico.
-Ora Aurora non può più difenderti.
Come un lupo che accerchia la preda le girò intorno affammato, fermandosi al suo fianco con la punta dell'arma sulla schiena.
La bionda si irrigidì.
-Sarà il più bel litigio della mia vita.



*e niende, ho sonno. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

Until The Wheels Fall OffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora