-Te-tesoro...
Aurora alzò immediatamente lo sguardo sulla madre, avvicinandosi con la sedia al bordo del letto.
Guardare quegli occhi uguali ai suoi, giunti alla fine, dopo essere stati pieni di delusione per anni, ora essere soltanto il riflesso dell'amore materno era vero.
Allora Dio non aveva sbagliato a creare una creatura così meravigliosa come la mamma, era tutto vero allora.
Passò una mano tra il ciuffo della figlia, scompigliandolo con ancora la voglia di giocare stampata sul sorrisetto.
La rosa abbassò lo sguardo sorridendo, almeno questa volta sapeva di piangere lacrime giuste.
-Io mi farei biondo platino sai.
Aurora rise, dandole un colpetto lievissimo sul braccio, ma che la fece scoppiare a tossire.
Scusandosi le fece bere dell'acqua, ma dentro di lei tornava a scorrere il veleno.
Buffo come durante tutta la loro vita se ne erano dette di tutti i colori, e ora che siamo al capolinea restava con loro soltanto il silenzio. E questa volta non valeva più di mille parole.
-Dammi la tua mano.
Aurora le porse ciò che chiedeva, la madre tirò fuori da sotto il cuscino un qualcosa che posò sopra il palmo. Vide un braccialetto da uomo, ma la donna le fece vedere molto di più.
-L'ho regalato a tuo padre quando compresi di aver davanti l'uomo della mia vita. È fatto con corde nautiche, indistruttibili come fu il nostro amore.
Vide quelle corde bianche, blu e rosse intrecciate alla perfezione, ancora sgargianti nonostante il tempo.
-Quella piccola ancora d'oro che vedi nel mezzo era ciò che teneva il legame forte giorno dopo giorno.
Le dita moribonde della madre le fecero chiudere la mano, coprendo il braccialetto. Aurora con un nodo in gola la vide portarle la mano sul cuore, sorridendo come mai aveva fatto.
-Lo rendo a te nella speranza che lo regali all'uomo giusto, quello che ti lancia contro delle sedie prima di correre a baciarti.
La rosa non riuscì a sorridere, soltanto a piangere.
In silenzio le lacrime definivano il volto, plasmavano quel dolore, a modo tuo il privilegio di vedere la morte due volte.
-Vieni qua piccola peste.
Disse dolce, aprendo le braccia, abbracciandola mentre Aurora graffiava le lenzuola da quanto male faceva avere un addio così normale.
Le dispiaceva che sua madre l'avrebbe vista per l'ultima volta senza i capelli che tanto amava, si stava pentendo di tutto. E se provi rimorso, significa che il lavoro non è ancora terminato.
Per la prima volta sentì le lacrime della madre solleticarle il collo, non esiste scena più straziante del vedere la propria mamma piangere. Aurora poteva essere forte per lei, doveva esserlo.
La strinse, tirandosi continue pugnalate allo stomaco pur di smetterla di piangere.
Restò paralizzata quando riuscì a reprimere tutte quelle lacrime che finivano direttamente dentro al cuore mezzo spento della signora. Per quei pochi minuti voleva farlo scintillare, almeno adesso.
Non c'era nulla che la tratteneva dal gridare, dal cadere e non rialzarsi, dal girarsi e non voltarsi, ma voleva farlo per lei.
Per l'unica donna che anche se avrai in mano una spada sporca di sangue, continuerà a vederti col ciuccio in bocca.
Inibiva le sue scelte vederla e sentirla piangere, poiché entrambe sapevano che la mattina dopo nessuna delle due si sarebbe svegliata per darsi il buongiorno.
E dopo quella notte in avanti per Aurora sarebbero soltanto esistiti giorni, senza un motivo per essere buoni.
Sua madre, la sua dea.
-Mi dispiace per averti deluso...mi dispiace...
Mugugnava contro la spalla, senza stupirsi quando passò la mano tra i capelli, tranquillizzandola come quando la sentiva urlare dopo un incubo e correva in camera.
-Shhh, andrà tutto bene.
Continua a ballare sul filo della vita con il cuore di tua figlia tra le braccia.
Le prese il viso tra le mani, aveva un volto così stanco e distrutto che star per morire lo percepiva come una liberazione, e la pittrice lo capì.
-Ne è valsa la pena avermi delusa sapendo che saresti diventata ciò che sei: il mio orgoglio più grande.
Aurora aprì la bocca per soffocare quell'urlo di tenacia e resistenza quando cercò di non scoppiare a piangere, doveva essere migliore. Era tutto sbagliato in tutti i modi migliori.
Mentre lei si stringeva al cuore il bracciale, la madre invece stringeva le targhette che pendevano dal collo della figlia.
-Ti prego proteggila da lassù.
Sussurrarono insieme, e fu l'ennesima fiamma.
Anche se il cuore di Aurora stava bruciando non significava che con esso si sarebbe bruciata anche lei.
Anche se aveva perso ogni singola cosa che un essere umano possieda, non significa che era destinata a morire.
Si staccarono, rimanendo unite soltanto per le mani.
Guardandosi negli occhi, vedendosi allo specchio, iniziarono a cantare la loro canzone.
In quella stanza risuonava Ogni Tanto di Gianna Nannini, anche se dentro quelle anime libere rimbombava la canzone che evoca lo spirito di ogni madre a questo mondo.
La madre voleva sospendersi per lei, voleva mandarla al mondo, vegliare dal cielo e segnarle il cammino.
Voleva che fosse sotto una buona stella.
Anche se significava non poterla proteggere, non poterla abbracciare, non poterla vedere.
Era ora che crescesse da sola, lei si trovava già dall'altra parte del fiume ad alzare un saluto.
Eppure le aveva gridato contro che preferiva non averla mai messa al mondo, eppure adesso stava piangendo pentendosi di averlo detto.
Aurora l'aiutava, come bastone della vecchiaia si era piegato mai spezzato.
Per quell'unico minuto che restava, voleva essere sua figlia e lei sua madre.
-Mi raccomando continua ad andare avanti amore mio...
Disse tra le strofe, avvicinandola, quegli occhi creavano un mondo intero che voleva morire con dignità.
Continuava ad augurarle di non vedere mai la vera guerra in faccia, le augurava di soffrire prima di pretendere la felicità.
-Camminerai e cadrai, ti alzerai....
Aurora baciò le nocche, aveva tra le mani un'intera memoria in fiamme, cercava di non lasciar morire i ricordi.
-Sempre...
Continuò lei.
A modo suo, fianco a fianco, e nella salute quanto nella malattia avrebbe ricordato quel volto scolpito nella testa.
Vedere i proprio occhi, ciò che le faceva credere di avere l'amore in persona davanti morire era forse la prova che il diavolo esiste.
Rimasero giusto pochi secondi per dirsi tutto ciò che una vita insieme non potrà mai dirti.
Sarà difficile vederla inciampare, sbagliare, distruggersi.
Sarà difficile vedere la sua fenice esitare a rinascere dalle ceneri.
La madre spense quello sguardo, quel cuore, quel ponte direttamente collegato alla fantasia della figlia in quel momento, ma prima di prendere le mani degli angeli voleva darle l'ultima promessa:
-A modo tuo.*speriamo funzioni. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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Until The Wheels Fall Off
RomanceSequel di Let's Hurt Tonight. "We see what we want." "Well, love has made me blind."