Aurora si sedette sul bordo della vasca mentre guardava Robert farsi la barba. Dentro la sua mente temeva il giorno in cui non sarebbe riuscito a camminare, da una parte lo stava aspettando col capo chino.
Riusciva a muoversi, ma la chemioterapia portava con sé ogni singola forza, sia mentale che fisica.
A fatica voleva mangiare, andava a pena e disperazione la coppia.
Aurora si mise subito sull'attenti quando vide Robert stringere i denti e tremare. A volte accadeva che un tremolio convulso lo prendeva soprattutto sulle braccia e non riusciva a fare bene le cose.
Vide il rasoio ballare sulla mandibola squadrata, la mano tremava e lui cercava di controllarsi per passare bene la lametta sulla schiuma da barba.
Si alzò subito, un moto di misericordia le fece attorcigliare lo stomaco. Le faceva soltanto pena, mista a nostalgia e incredulità di essere capitata in una vita così crudele. Lo sentì agitarsi e respirare a scatti, singhiozzava senza piangere.
-Ti aiuto io, stai tranquillo.
Dolcemente tolse il rasoio dalla mano tremante, mettendosi davanti a lui e accarezzandogli i capelli per farlo calmare. Aveva il contorno della bocca lucida per colpa della saliva, le labbra rosse che si mordeva per evitare di scoppiare in lacrime.
Il dottore aveva affidato a Robert un chemioterapico davvero eccezionale, solo che purtroppo, come diceva lui, gli effetti collaterali sono un prezzo da pagare.
Aurora sorridendo lievemente passò il rasoio sulla pelle, mandando via la schiuma, essendo molto più delicata di lui riuscì a non fargli alcun taglietto. Gli sciacquó il viso con me sue stesse mani, sorprendendosi quando Robert mise la testa sul suo petto per farsi accarezzare.
La rosa gli baciò la fronte, prendendo un pettine quando sentì un nodo tra il ciuffo passandoci le dita. Come se stesse pettinando il proprio figlio districò quel nodo così insidioso, ma non appena tolse il pettine dalla folta chioma che stava crescendo si pietrificò.
-Oh no...
Mormorò, guardando alcuni capelli che si erano attaccati tra le spatole, capelli caduti. Deglutì quando Robert si mise con la schiena dritta, serrando la bocca vedendo che stava perdendo capelli.
-Dobbiamo dirlo al dottore.
Aurora alzò lo sguardo su Rob che guardava il pettine con occhi spenti, rassegnati. Per un attimo si soffermò ad osservare il ciuffo ribelle divenuto una criniera dato che da molto non li tagliava. Sulle guance c'era un'ombra, un solco ben visibile simbolo della depravazione che stava attraversando. L'attore sospirò e camminando lentamente andò in camera, strascicando i piedi per terra avvolto da quel pigiama logoro. Aurora quando puzzava lo mandava dritto in doccia visto che lui non voleva, ma quel pigiama voleva tenerselo, altrimenti diveniva più capriccioso di un bambino.
Finì la chiamata con il dottore per comunicare l'accaduto, ma esso la tranquillizzò moltissimo.
-Per come la vedo io, signorina, la chemio sta andando più che bene. Sarà sempre più vicina la vittoria mi creda, deve solo continuare a starci accanto ed accudirlo come fosse suo figlio. Durante il tumore, specialmente il più mortale come quello alle ossa, ho visto molti pazienti isolarsi da tutti ed è questo che uccide.
Lo sentì sospirare dalla cornetta.
-Non permetta in alcun modo di lasciarlo solo.
Difficile pensarci.
-In ogni caso di capelli ne perderà pochi, le ripeto che stiamo procedendo alla grande...ma, ahimè, con questa malattia tutto è possibile.
Terminata la chiamata tornò da Robert che guardava il muro seduto sul lettone, braccia incrociate e broncio sul viso. Entrò sicura senza esitare, sedendosi sul bordo del materasso vicino a lui. Tra pochi minuti sarebbe arrivata l'infermiera a sorvegliarlo mentre lei andava a lavorare, questa la parte più difficile della giornata. Accettò ancora la presa forte quando le strinse una mano, quasi a voler dimostrare di essere ancora forzuto nonostante tutto. Purtroppo lo faceva contro di lei, facendole anche del male a volte, ma sapeva come sgridarlo. Si lasciò stritolare la pelle, diveniva sempre più tollerante.
-Adesso sai che devo andarmene.
Disse abbassando lo sguardo triste, nemmeno lei voleva lasciarlo, ma lavorare significava prendere soldi e loro avevano bisogno di quelli per pagare le spese tra farmaci e quant'altro.
Con la scusa di essersi preso una pausa dal cinema, Robert Downey Jr nascondeva forse il ritiro ufficiale dal palcoscenico. Non rispose, lo sapeva che non avrebbe mai risposto. Aurora lentamente sentì quella pelle liscia ma scavata quando accarezzò il volto, facendolo finalmente voltare.
-Provi solo pena per me, non mi stai aiutando!
Gridò con tutta la potenza che rimaneva, mostrando le vene del collo esplodere. La rosa si spaventò e indietreggiò subito, lo implorava con lo sguardo di non dire quelle cose.
Sapeva che non lo pensava sul serio, quella maledetta malattia stava distruggendo ogni cosa buona dentro il suo carattere.
-No, io sto cercando di aiutarti Rob, davvero...
-VATTENE VIA! NON TI VOGLIO PIÙ VEDERE!!!
Strillò facendo crepare il vetro delle finestre da quanta voce aveva in corpo. Aurora fece scendere una lacrima sul viso, appena in tempo per sentire il citofono suonare. Con la manica tolse il pianto, correndo verso il piano di sotto per aprire la porta alla dolce infermiera. Finse un sorriso, prendendo al volo la borsa.
-Tutto bene?
-Si si, è di sopra nel suo letto.
Disse frettolosa, scappando via mentre le lacrime sfuggivano col vento. Arrivò di corsa allo studio artistico, trovandosi la compagnia in cerchio nel suo ufficio.
-Che c'è?
Chiese togliendosi le ultime lacrime.
Vicky si alzò e l'abbracciò, lasciandola di stucco. La rosa fece cadere a terra la borsa dallo shock, incapace di ricambiare l'abbraccio.
-Sappiamo che ti è successo qualcosa.
Disse Marshall.
Aurora abbassò il capo, stringendo i pugni. Amanda con il pensiero la incoraggiava a confessarsi. C'era l'amicizia, l'ultima rimasta per sopravvivere.
-Vi comunico che...Robert...si è ammalato.
Alzò lo sguardo su tutti loro, in ginocchio cadde la disperazione.
- Di cancro alle ossa.
Disse dura e fredda, indurendo la mascella mentre respirava a stento. Venne trafitta dalla lancia del silenzio, poi da abbracci stretti e sinceri.
Il problema è, che non appena terminarono le condoglianze e i dispiaceri, il telefono trillò impazzito.
Chiese un secondo di privacy facendoli uscire dall'ufficio.
-Si?
-Sono l'infermiera, la prego, torni a casa.
Spalancò gli occhi, prevedendo il peggio.
-Che succede?!
-È..lui...continua ad urlarmi contro, dice di andarmene.
Aurora si calmò un pochino.
-Che altro?
-Vuole lei, continua a gridare il suo nome, che la vuole.
Sentì dei piatti rompersi e l'infermiera andare in panico. Tempo due secondi ed era già in strada a sventolare una mano per prendere il taxi più veloce.
Lanciò i soldi sul cruscotto e uscì furiosa arrivata a destinazione, correndo verso l'ascensore. Non appena giunse davanti alla porta con una spallata l'aprì, vedendo la donna china per terra a raccogliere dei cocci. Di Robert neanche l'ombra.
-Le ha fatto del male?
Si precipitò a guardarle il corpo, ma nessun segno di colluttazione.
-Solo sbraitato, doveva vedere come faceva paura.
Aurora preparò un tè caldo per farla rilassare, la lasciò in cucina, facendo scrocchiare le ossa del collo inclinando la testa a destra e sinistra prima di salire le scale.
Lo vide in camera, seduto, che piangeva con una mano sul volto. La rabbia si spense praticamente subito quando Robert la guardò con occhi neri.
-Aurora..Aurora...
Piagnucolava come un bambino, come un figlio che vede la madre morta e grida il suo nome per farla svegliare. Le corse incontro, saltandole addosso e facendola sbilanciare. La pittrice indietreggiò fino al muro per tenerlo in braccio, appoggiandosi con la schiena alla parete. Ricambiò l'abbraccio, aspettando che si calmasse.
-Io voglio te, non lasciarmi solo, non ti dirò mai più quelle cose!
Soffocò il grido nella spalla, continuando a piangere disperato. Come un bambino cercava la sua mamma, le altre erano solo delle brutte streghe cattive.
-Sono qui, sono qui.
E alziamo questa orchestra, poiché non esisteranno violini o cori a far fronte a ciò che deve ancora arrivare.*restate a leggere vi prego, fidatevi di me. Anche se sembra troppo pesante da leggere nei capitoli futuri, voi resistete che alla fine ne sarà valsa la pena. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
STAI LEGGENDO
Until The Wheels Fall Off
RomantikSequel di Let's Hurt Tonight. "We see what we want." "Well, love has made me blind."