-Come va con il tuo fidanzato?
Oh Giulia, proprio la domanda perfetta.
Aurora finì di coccolare Zed sulle sue gambe, fingendo un sorriso alla sua migliore amica con un brivido costante al cuore.
-A gonfie vele!
Si, crediamoci ancora finché il motore si spegne e le ruote cadono.
La riccia finalmente poteva trascorrere più tempo con la rosa, anche se era occupata dal lavoro in ufficio.
Avevano un enorme progetto che comprendeva tutto lo studio. Dovevano creare un dipinto gigantesco da appendere vicino all'entrata del Central Park. Dovevano riassumere con l'arte l'inverno di New York, ordini del sindaco.
Jacob aveva riunito la compagnia intera più qualche persona di supporto dagli altri uffici per questa cosa, la grande squadra era all'opera.
Squillò il cellulare.
-Pronto?
-Aurora sono Amanda!
La voce affaticata la fece scattare subito in piedi.
-Che succede?
-Il dipinto...quelli della critica ci stanno impedendo di farlo nemmeno Vicky riesce a calmarli!
-Arrivo subito tesoro.
Mise giù, prese la prima giacca e diede una spiegazione veloce a Giulia prima di scappare. Prese il taxi fino allo studio, correndo nell'atrio del retro dove la squadra stava preparando l'opera. Vide la Viper urlare e sbraitare contro una donna minuta e altamente stronza a prima vista.
Aurora si avvicinò, facendo segno alla pantera di ritirare gli artigli.
-Lei dovrebbe essere quella nuova!
Che voce odiosa.
-Esatto, e mi pare che Jacob abbia detto esplicitamente di lasciarci liberi per dipingere.
Replicò per presentarsi, incrociando le braccia e alzando il sopracciglio per sfotterla.
-Giovanotta, non capisce che l'arte è qualcosa di più. Quello che stanno dipingendo i suoi colleghi è un insulto! Da critica esperta lo so per certo!
Aurora prese la pazienza.
-Ah si? Ma lei non è l'artista qua, deve solo dare dei consigli, non impedirci di lavorare.
Quei capelli corvini, quegli occhiali dal taglio a punta e imbarazzante, rendevano la situazione sempre più calda. La compagnia si era riunita a guardare la scena, ci mancavano solo i popcorn da come le fissavano.
-Mi pare che questo sia un paese libero, perciò mi permetto di dirvi che quello che state facendo è un obbrobrio.
La rosa alzò l'indice per azzittirla, facendo dei versi con la lingua quando bisogna calmare un animale.
-Tu non dipingi, sai solo criticare, perciò sappi che se continui a metterci i bastoni tra le ruote lo dirò ai tuoi superiori.
La donna strinse le labbra e fece dietrofront, dileguandosi in fretta.
Aurora tirò un sospiro di sollievo, battendo il cinque ai suoi amici che l'applaudirono con tanto di spintoni amichevoli.
-Artisti uno, critici zero!
Esclamò Marshall, tornando al lavoro assieme agli altri. Quel giorno in realtà doveva riposarsi, ma la ragazza restò con loro riempiendo quel silenzio con schiamazzi e pennellate.
Finirono l'angolo destro in quattro ore, stendendosi sul pavimento protetto da un telo tutto sporco di pittura.
-Ma quindi hai un ragazzo?
Le chiesero in coro, era il loro più grande punto interrogativo. Si raccontavano sempre ogni aneddoto con ragazzi, fidanzati o ex, e ragazze. Per far davvero parte del gruppo la risposta era d'obbligo.
Abbassò lo sguardo, mordendosi un labbro per trattenere quell'esplosione dentro allo stomaco per quell'argomento. Un brivido sulla pelle e nel cuore, fece scaturire la risposta.
-No.
Sia per tenere al sicuro la sua reputazione, sia per quello che le stava facendo. Non lo vedeva da una settimana, e lui non la cercava.
Restava o con Giulia o con la compagnia, seppur circondata sempre da persone si sentiva sola senza la più importante che le teneva la mano con quella delicatezza da gentiluomo.
-Oh, il tuo uomo ideale?
Chiese Dorothy dolce come una madre.
Aurora chiuse gli occhi e sorrise rassegnata, di quei sorrisi che hanno tutto e niente.
-Non ne ho uno, mai avuto in realtà.
Eccome se l'aveva, si trovava in un grattacielo davanti al parco più famoso del mondo.
Silenzio per compatirla.
-Io devo andare.
Disse di scatto e i suoi amici non si opposero capendo che quell'argomento toccava un nervo scoperto della sua vita. Di farla star male non ne avevano voglia.
Aurora corse fuori dall'ufficio, ignorando il fatto di avere la giacca sporca di vernice. Corse fino a perdere fiato e parole, lasciando scendere la notte su New York.
Casualmente si fermò solo davanti ad un grattacielo qualunque, ma che nascondeva l'oro dei cercatori.
Alzò lo sguardo fino all'ultimo piano, guardando poi in lacrime l'entrata e muovendo un passo incerto verso essa nonostante fosse dall'altra parre della strada.
-Non vorrà di certo vedermi, mi odia.
Con il cuore che oscillava si asciugò una lacrima, camminando a testa bassa fin dentro il parco.
Prima di entrare dal cancello guardò un'ultima volta il palazzo, insaccando le spalle e voltandosi per raggiungere l'albero.
Non uno qualsiasi, ma quello che le aveva mostrato mesi fa, come suo nascondiglio da ragazzo. Stava per arrampicarsi, ma sentì una voce familiare venire dal ramo più alto e con uno sparo al cuore lo vide canticchiare qualcosa di vecchio, guardando il cielo.
Con le pupille dilatate stette a fissarlo dal basso, la luce fioca che illuminava il ciuffo caramellato: era semplicemente bellissimo ai suoi occhi. Con una mano sul tronco tramutò il sorriso di ammirazione a quello triste, piegando le labbra in giù.
Pur di farsi del male, di sentire ad ogni battito dolore, ad ogni brivido una lacrima, lo amava e lo faceva per lui.
Robert abbassò lo sguardo sentendo dei rumori, ma non vide nessuno poiché la rosa si era nascosta dietro il tronco.
Si sedette, appoggiando schiena e testa contro di esso e lasciandosi cullare dal canto continuo di Rob. Divisi da quello che più di tutti simboleggia la vita.
Aurora pianse in silenzio, finché non lo sentì scendere senza vederla. Si nascose ancora di più, guardandolo con la bocca semiaperta mentre camminava tranquillo verso casa. Altro colpo al cuore e si accasciò a terra, piangendo contro il tronco e abbracciandolo mentre la superficie ruvida le graffiava la guancia.
Si mise nell'ombra per farlo uscire alla luce, un sacrifico continuo ecco cos'era.
-Stai bene?
Uno sconosciuto curioso.
Guardando per l'ultima volta Robert camminare via da lei sorrise in lacrime, distrutta.
-Si...
Rispose, vedendo il curioso annuire e andarsene.
-No, ma grazie per avermelo chiesto.
Sussurrò quando oramai non poteva sentirla, accasciata contro l'albero, il loro albero.*oggi doppio turno. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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Until The Wheels Fall Off
RomanceSequel di Let's Hurt Tonight. "We see what we want." "Well, love has made me blind."