Ultimo desiderio

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Aurora aprì lentamente la porta, non appena alzò lo sguardo sospirò affranta e con le lacrime ancora incollate alla pelle. Guardandosi attorno tornava a quei momenti, e quindi decise di renderlo veloce ed indolore.
Aurora prese tutte le sue cose che aveva lasciato nell'attico di Robert, voleva uscire da quella casa al più presto possibile. Più restava lì dentro e più si sentiva oppressa, come se le pareti la stessero schiacciando.
Eppure ci sperò un'ultima volta quando sentì la porta aprirsi e chiudersi, ma scendendo dalle scale vide soltanto Stella che la guardava.
-Ho fatto un salto in ospedale.
Disse, accarezzandosi il pancione.
Aurora corse davanti a lei, implorandola di dire qualcosa perché con tutta se stessa sperava nel miracolo divino.
Ma, i miracoli, esistono soltanto nella Bibbia.
-E?
Stella abbassò il capo, facendo diniego.
-È morto.
Aurora già lo sapeva, soltanto che ancora non riusciva a crederci. Cadde a terra ignorando il dolore, tenendo una mano sul cuore mentre boccheggiava facendo raschiare il respiro contro la trachea. La bionda le accarezzò i capelli dato che non poteva chinarsi più di tanto, asciugandosi una lacrima.
-Prenditi pure tutto il tempo che vuoi.
Sussurrò, dirigendosi in cucina.
La rosa alzandosi tirò bene in giù la giacca, postura dritta, annuendo mesta come un soldato che accetta ogni cosa....come Robert. Non poteva piangere per un semplice motivo: le aveva finite tutte. Restava così un piagnisteo interno con un vuoto infinito ed incolmabile. Cercando di avere un po' di dignità strinse la collana che ancora indossava, baciando l'anello. Solo quello le sarebbe rimasto da ora in poi.
Tornò al piano di sopra, poteva ancora sentire il suo odore, vederlo giocare assieme a lei coi videogiochi come due adolescenti. Le mancava.
Senza di lui si sentiva come un capitano senza nave.
Dal caminetto prese quella piccola ed unica cornice che ritraeva lei e Robert seduti sulla spiaggia a guardare il tramonto quand'erano ancora amici. Ricordava perfettamente le risate per cercare di mettere la macchina fotografica nella giusta angolazione. Dopotutto quella foto mostrava soltanto le loro schiene, ma andava bene così.
Nel portafoglio teneva già una piccola foto di lei che gli prendeva il viso e lo baciava.
Ogni volta rideva vedendo l'espressione buffa di Robert con le guance tutte schiacciate, gli occhi fuori dalle orbite.
Sono cose non vi ho mai detto, e tante altre ancora non sapete.
Mise tutto nella scatola, tornando al piano di sotto dove Stella era ancora lì.
-Aurora..lui...ecco...non l'ho mai visto amare così tanto una persona quanto amava te, sappilo.
La pittrice non voleva più saperne, doveva andarsene.
-Le mie condoglianze, buona fortuna.
Disse frettolosa stringendole la mano per poi uscire di casa. Prese il primo taxi, e solo quando si sentì lontana dall'ultimo simbolo di loro due allora si che iniziò a piangere di nuovo. Le lacrime non puoi finirle, sanno loro quando scendere.
Arrivò davanti al portone di Giulia praticamente che singhiozzava talmente forte da farsi sentire subito senza nemmeno bussare alla porta. La riccia aprì, e quando la vide con il trucco sbavato più volte, le lacrime nere colate e il volto rigato l'abbracciò.
Facendola entrare nemmeno Zed e Romeo riuscirono a calmarla.
-Ti ha fatto del male?
Aurora deglutì, io petto rimbombava da quanto non riusciva a riprendere fiato.
-È...morto....quel...cancro alle ossa Giulia....
Le aveva comunicato la malattia anche a lei, così subito l'amica si unì a quel pianto abbracciandola lo stesso, dopotutto era ancora una fan. I due animaletti strusciandosi contro la rosa purtroppo non migliorarono la situazione, anzi.
-Adesso che farai?
-Sono venuta per dirti addio, torno in Italia.
Giulia rimase stupita, ma se lo aspettava.
-E il tuo lavoro?
-Io lavoro al Stardust.
Rispose sorridendo delusa da tutto e da tutti.
Salutandosi da migliori amiche fu il turno di radunare la compagnia nello studio nonostante fosse notte. Mandò il messaggio, e dieci minuti dopo erano tutti nel suo ufficio, in silenzio.
-È stato davvero bello conoscervi, ma purtroppo Robert è morto e non posso più restare a New York.
Non sentì nessun abbraccio nonostante le stessero appiccicati, nessun calore umano.
-Lo capiamo Aurora...magari qualche volta faremo un salto da te.
La ragazza fece di no con la testa.
-È un addio, Amanda.
Purtroppo questo fece male alla compagnia, ma sopportò. Perfino Vicky le baciò una guancia, sussurrandole all'orecchio.
-Grazie per avermi salvato dal mio fidanzato.
Mistero risolto.
-E il funerale?
-Non credo ci sarà, lui li odia.
Nessuno osò contraddirla dicendo odiava.
Aurora si accorse dell'errore abbassando lo sguardo e chiudendo gli occhi senza emozioni perché le ha già descritte tutte in quella stanza di ospedale. Così siamo giunti in aereoporto dove nessuno le chiese come mai quelle lacrime e quella faccia distrutta, l'abitudine ti rende cieco.
Se ne andava perché non c'era più nulla che la riportava indietro, nessuno che valesse la pena di farla restare.
Era arrivata piena di speranze, tornando poco più di uno straccio.
Accade, New York non sempre offre tutto alle persone e se non sai prendere le occasioni sei fritto.
Soltanto ora, quando sfiorava le labbra, sentiva la mancanza di percepire l'altra metà. Soltanto adesso che non c'era più aveva bisogno delle cose meno importanti a cui priva non dava retta.
Quando ci sei è come se non esistessi, ma credimi che quando invece sei assente, diventi la cosa più preziosa al mondo.
Se ne andava perché sapeva che Robert le voleva dire di tornarsene a casa, e lei voleva esaudire il suo ultimo desiderio.
E se la mancanza dura per sempre, allora non rimane davvero nulla da fare.






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Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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