Mi reco in palestra e cerco dappertutto il mio personal trainer ma nulla da fare. Sembra proprio che non ci sia, magari ho sbagliato giornata, ma non è possibile, mi ha detto proprio lui di venir qui quando ho voglia.
Questo mi fa pensare che deve essere qui, forse si è allontanato per un po'.
Mi siedo e aspetto.
«Tu devi essere Esmeralda Winston, giusto?»
Mi volto verso di lui.
Rimango a fissarlo. È enorme, mi sento quasi una nana a confronto a lui.
«E tu chi sei?». Chiedo acida.
«Mi chiamo Gabriel, Gabriel Jones»
Mi metto a ridere. «Come fai a sapere il mio nome? Mi stai stalkerando già?»
«Senti non ho poi così tanta voglia di scherzare oggi»
Educato il ragazzo, non solo mi si butta addosso ma dice quella frase in modo sgarbato, io non gli ho mai fatto nulla.
«Sai per caso dove si trova il capo?» non so come chiamarlo.
«Il capo? Sono io il padrone di questa palestra e non so chi stai cercando»
«Io sto solo cercando il mio personal trainer ma non lo trovo. Quindi ora ti lascio fare le tue attività»
Sto per andare via ma mi blocca.
«Ti ho detto che sono io» dice quasi imbarazzato.
No, non riesco a crederci non può essere lui. Mi aspettavo una persona molto diversa da questo uomo.
Lui è pieno di tatuaggi e ha un pearcing sul labbro.
Devo notare molto più spesso quel cosino sulle labbra, lo trovo davvero sexy.
«Vuoi iniziare adesso?»
In teoria io vorrei anche andarmene adesso ma voglio evitare che qualcun'altro mi si butta addosso come questo qui.
«Anche subito» gli faccio un piccolo sorriso.
Penso che lavorare con lui sia un po' dura visto che è di nuovo sgarbato come stamattina.
Mi mostra parecchi strumenti per lavorare il meglio possibile e dovrò farlo proprio con lui.
***
È davvero tardi ora, si son fatte luna spaccate e devo tornare a casa immediatamente prima che chiamino a chi l'ha visto.
«Se vuoi puoi farti la doccia qui e poi magari se ti va ti offro un panino fuori»
Ha due lati del carattere, quando eravamo con tanta gente era in un modo ora che siamo rimasti io e lui adesso, è diverso.
«Non posso, il mio ragazzo mi aspetta per pranzare, magari un'altra volta se ti va»
«A domani Esmi»
Esmi? Come osa chiamarmi così, odio questo soprannome.
«Non chiamarmi così altrimenti...» va a farsi la doccia.
Buon per lui che è sparito dai miei occhi, altrimenti iniziavo a sclerare.
***
«Dove sei stata tutto questo tempo?» mi dice quasi preoccupato.
«Amore sono stata in palestra e ho perso tutto il tempo là» faccio gli occhi dolci.
Gli sto dicendo la verità d'altronde quindi non vedo il motivo per cui non debba credermi.
«Domani ti ci accompagno io se ti va, così magari faccio amicizia con il capo e gli ordino di lasciarti in pace»
Fa l'occhiolino e mi fa ricordare il ragazzo di stamattina.
Non è male come tipo ma il carattere fa leggermente schifo o forse anche di più.
***
Ad un tratto mentre sono sdraiata sul letto mi viene una brillante idea.
L'artistico. Mi piacerebbe molto essere iscritta proprio lì ma non so disegnare un granché, quando mi ci metto e mi concentro so farlo bene, d'altronde le uniche cose in cui mi appassiono veramente sono: disegnare, colorare (come una bimba di cinque anni) leggere e scrivere molto.
Ma so che non ci riuscirei mai ma se già mi punto così non arriverò mai al mio obbiettivo, devo riuscirci, devo farcela e arrivare più in alto di quanto mi potessi mai aspettare.
«Amore...sei così silenziosa» ignoro Daniel e ricomincio a pensare al mio futuro.
Cosa voglio veramente?
Vivere facendo la classica ragazza che va in palestra tutti i giorni ma senza andare a scuola e lavorare come una matta oppure crearmi un vero e proprio futuro dove potrò guadagnarmi qualche soldo per vivere?
«Terra chiama Ismenia» mi fissa negli occhi.
«Cosa c'è?» chiedo facendo finta di nulla.
Mi ignora, bene.
Da domani in poi comincerò a cercare una scuola, ma non una qualsiasi, ma quella in cui quando metto anche un solo piede mi faccia pensare di essere a casa e soprattutto a mio agio. Sarà molto difficile, ma pensandoci meglio anziché farlo domani potrei...
«Oggi» urlo fiera di me.
Mi guarda come se avesse visto degli alieni giganti in casa.
Prendo il cellulare ma non me ne faccio nulla, non so il numero di telefono ancor prima di aver visto la scuola.
«Puoi prestarmi il tuo computer, amore?» faccio la dolce.
«Prendilo pure»
Che idiota!! Mi aspettavo che lo prendesse lui visto la mia felicità.
Mi alzo a prenderlo e gli faccio un pizzicotto sul braccio.
Lui mugola come un gatto in calore. Sta per prendermi ma per poco non mi casca il PC dalle mani.
Adesso è molto più odioso di poco fa.
Mi guarda e dopo va via, meglio così.
Dopo varie ricerche su Google finalmente trovo quella giusta, o almeno penso che lo sia.