Esmeralda
Mi fa malissimo la testa.
Mi scoppia.
Mi fa male tutto il corpo.
Non riesco a muovere neanche un dito.
Apro gli occhi.
Menomale che era tutto un sogno.
Vedo tutto bianco.
Cerco di girarmi ma non riesco per davvero, eh no, non era per niente un sogno.
Non stavo sognando, questa è la mia realtà.
Una realtà che non mi sarei mai aspettata.
E poi capita che un giorno, così a caso, di svegliarti in ospedale per non so di che genere di problema.
Mi fa dolore anche la pancia, non è lieve.
Mi metto ad urlare visto che sono sola nella piccola stanza bianca.
Entra il dottore urlando: «É successo qualcosa?»
Non riesco a rispondere.
Quando finalmente dico: «Si»
Faccio un'ecografia per vedere cosa c'è che non va.
«Stai tranquilla, ti metto il gel» lo poggia delicatamente.
Brrrr che freddo.
Menomale che poco prima si è messo i guanti, altrimenti io sarei già in fuga dall'ospedale in meno di due secondi.
«Fa un male cane» cerco di non gridare.
Perché preme?
Perché??
Ce lo farei io con tutta la forza che possiedo, ma non adesso.
Ma Gabriel dov'è?
Che fine ha fatto?
E soprattutto cos'è successo e perché mi trovo qui?
Ancora tutte queste domande non me le sono posta.
«Tranquilla, non è successo nulla, fortunatamente, state bene» mi sorride.
Menomale che sto bene.
Ma non capisco qual'è la causa dei dolori.
Aspè cosa??
Ha detto "state bene?"
Mi faccio ripetere nuovamente la frase.
Eh sì, ha detto proprio questo.
Sono incinta?
Di chi?
Ed io non lo sapevo?
Devo farmi venire per forza i complessi adesso?
È di Gabriel?
Anzi, a proposito.
Fermo il dottore: «Scusi, Gabriel Jones si trova qui?» fa una faccia strana come per dire che è successo qualcosa di brutto.
«Si, stanza, 109, è grave» mi consiglia di non andarci.
Se lo vedrò starò sicuramente male ma non vederlo per un po' è peggio.
In questo momento, con la paura nel petto ed il respiro veloce,
Avrei bisogno di un suo abbraccio e della sua voce che mi sussurra
"Andrà tutto bene."
E questa notte il pensiero andrà su di lui, nient'altro che lui.
Solo Gabriel.
È l'unica cosa bella che ho, anzi adesso ne ho due.
Adesso come farò?
Diventerò madre di una piccola creatura.
Come glielo dirò quando avrò la possibilità?
Non è mica facile dirgli papale papale "diventerai padre", altrimenti me lo trovo sicuramente per terra dopo pochissimi secondi.
Mica gli dico "mi hai messa in cinta, complimenti" perché nessuno ha delle colpe, solo che non abbiamo usato le giuste precauzioni.
Mettere al mondo un bimbo è una cosa meravigliosa, creare una vita rende felici sia dentro di me o di qualsiasi altra persona, che esteticamente.
E mentre sono nel letto penso a tutto ciò che ho fatto con lui.***
Sono all'ospedale seduta su una sedia vicino al lettino di Gabriel, ancora incosciente... Sono qui dalle 03:00 e non mi sono mossa neanche per mangiare e so bene che fa male al bimbo che ho nel grembo, ma non ho fatto nulla, sono restata qui a tenergli la mano tutta la notte... Prendo il telefono dalla tasca dei jeans sono le 15:00, entra la dottoressa con un sorriso compiaciuto.
«Signorina, vada a mangiare qualcosa per l'amor di dio, è li seduta da ore. Lo controllo io per qualche minuto» mi fa un sorriso da trentadue denti.
«Non si preoccupi, non mi muovo da qui, grazie comunque»
Penso ed entra un altra dottoressa per controllare come sta.
Controllo l'orario e sono le 16:00, decido di alzarmi ma ho poca forza, all'improvviso comincio a vomitare.
Fortunatamente sono seduta sulla sedia.
La dottoressa va via correndo chiamando un'infermiera e mi soccorre.
«Tutto ok adesso?» fa dopo l'accaduto.
«Certo che si» mi alzo dopo qualche minuto.
Mi prendo quattro panini e comincio a mangiare.
Se mi vedesse Gabriel mi prenderebbe per pazza non sapendo nulla.
Da un lato è meglio, così ho più tempo per pensarci, dall'altro no perché mi manca tutto di lui.
I suoi baci.
Le sue mani che mi toccano ovunque.
La sua bellissima voce.
La sua camminata.
Il suo modo di fare.
La sua risata.
Insomma, mi manca tutto e non ce la faccio più.
È in coma da una settimana.
Cazzo.
Esmeralda non dire parolacce, presto sarai madre e dovrai insegnargli la buona educazione. Mi ripeto da sola.