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Finalmente il gran giorno è arrivato.
Il giorno così tanto atteso è qui.
Sembra che la mia pancia sta per esplodere.
E purtroppo sono sola, il parto sarà senza una figura paterna e mi dispiace tantissimo per lui e per il mio bambino.
Avrei bisogno di Gabriel in questo momento invece potrei solo continuare a sperare.
Penso e ripenso a lui e non faccio altro che star male dentro.
I dottori mi dicono di mantenere la calma prima di partorire altrimenti qualcosa andrà storto.
Sono già in travaglio da circa mezz'ora.
Gli scrivo un messaggio velocemente visto che ho i dolori a mai finire.

"E mi auguro che con lei sarai felice, che sarà quella ‘giusta’. Spero che l'amerai quanto io ti ho amato e continuo ad amarti. Che con un solo sguardo ti farà battere il cuore e che avrai il sorriso stampato in faccia ogni volta che vi vedrete. Poi un giorno, di punto in bianco, sparirà dalla tua vita facendoti soffrire, spezzandoti il cuore. Proprio come tu hai fatto con me. Forse capirai, e quando arriverà quel momento, io non ci sarò più per te.”

I dolori aumentano di colpo.
Mi hanno detto che devo fare immediatamente una puntura dietro la schiena in un punto che non ho capito di preciso dov'è.
Ho la testa altrove.
«Sei dilatata di 9 centimetri, è ora di partorire dolcezza» dice l'infermiera.
Penso che sia un po' lesbica, attenzione non ho niente contro di loro ma adesso non ho tanta voglia per pensare anche a questa.
Con i miei piedi mi dirigo nel corridoio, mi si aprono le acque e d'un tratto casco per terra.
Mi aiutano ad alzarmi e portano una barella in modo da arrivare in tempo in sala parto.
Questi dolori al ventre non passano neanche per qualche secondo.
Mi posizionano sul lettino e cerco di mettermi comoda.
Ho scelto di mia spontanea volontà di fare il parto normale.
Inizio ad urlare «Ho dolori continui»
«Spingi» mi ordinano.
Inizio a farlo prima piano e poi con tutta la forza che possiedo.
Mi guardo in torno in cerca di lui ma niente e continuo ancora a spingere.








Gabriel
Vado alla giostra con quei pochi soldi che mi sono guadagnato dalla palestra e cerco di sviarmi un po' e non pensare più niente, per adesso non ho voglia di fumare un cazzo.
Non voglio neanche pensare a Nica figuriamoci se devo pensare a Esmeralda.
Cazzo mene di loro in questo momento.
Sono con degli amici per divertirmi non per sedermi su una panchina e fare il depresso.
«Facciamo il tronco?» mi dice Davide.
«Ma certamente fra» faccio una faccia da ebete mi dicono gli altri.
Gentili come sempre.
Prendo quattro biglietti e saliamo.
Il responsabile di qui controlla se le "cinture" sono chiuse in modo corretto per evitare che qualcuno voli.
«Vi immaginate se sto tizio che ho affianco d'un tratto voli?» dice Alex.
Tutti scattano a ridere ed io dopo qualche secondo mi unisco a loro.
Che cazzo mi prende adesso?
Il gioco inizia e sale piano piano.
Perché sono diventato così?
Mi ero automaticamente deciso di non fare il depresso e invece mi ci ritrovo cazzo.
Scende velocemente e inizia a girare dal basso in alto e poi viceversa.
Mi vola una scarpa.
E che cazzo.
Ma se ci ripenso scatto a ridere.
Eppure l'avevo attaccata bene.
Il tronco si mette storto verso destra e gira senza mai fermarsi.
Poi si gira a sinistra e si posiziona diritto.
La cassiera dice che è finito il giro e che possiamo andarcene.
Scende piano come ha fatto all'inizio e alzo la sicurezza.
Comincio a saltare fin quando arrivo dove c'è la mia cazzo di scarpa.
La metto e comincio di nuovo a camminare.
Vedo il gioco con i cerchi e le bottiglie.
Ovviamente se i cerchietti non entrano in quelle cazzo di bottiglie non vinco neanche un cazzo di euro.
Cerco di farcela.
Ovviamente pago cinque euro.
Chissà se alla fine è una buona idea questa.
Centro sei bottiglie e vinco €50.
Cazzo.
Ora si che si gioca per davvero.
O forse dovrei metterli di lato in caso di necessità?
Vabbé.
Giro in cerca di qualche gioco con i peluche.
I cigni cazzo.
Pago €20 solo per pescare 24 cigni.
Faccio più di mille punti.
«Scegli pure un pupazzo di qua sopra» mi dice la signora di mezz'età.
Scendo un grande orsacchiotto marroncino chiaro.
Cazzo se è grande.
«É per la tua ragazza?» mi chiede alex.
«Può darsi» decido di dire, in modo tale da lasciargli il dubbio.
Me ne torno a casa con l'orso e lo posiziono sul letto.
Che me ne faccio?
E soprattutto perché cazzo l'ho preso?
Prende solo spazio sto cosa.
Mi sono un po' divertito ma non abbastanza per dimenticare tutto.
Decido di coricarmi e alla fine mi addormento.

io prima di te Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora