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È da due giorni ormai che sono tornata a scuola e in questi due giorni ho continuato a cercare il mittente della lettera, guardavo ogni persona in classe mia, ma nessuno cercava di vedermi, tutti troppo impegnati a far finta di stare attenti alle lezioni. Non ho avuto nessun segnale che avesse potuto aiutarmi, niente di nulla. Questa cosa mi insospettisce ancora di più, le ipotesi sono infinite, può essere stata Sam, qualcuno con cui parlo durante le lezioni, o.. Jason stesso. Quest'ultima ipotesi però mi sembra piuttosto strana, non l'ho mai incrociato nei corridoi e, da un lato, ne sono felice. Indosso un maglione bordeaux con dei jeans neri, mi trucco, infilo le scarpe e scendo a fare colazione sorridendo a mia mamma, la quale ha capito di non farmi domande su come sto. "Ho bisogno della tua macchina, dal momento in cui Benjamin ha preso la mia, visto che ha venduto la sua". Alzo gli occhi al cielo, però annuisco, non ho nessuna via di fuga "E come vado a scuola?" domando bevendo un sorso di caffè e Derek entra in cucina riempiendosi la sua tazza con del caffè. "Puoi andare con Derek, non credo che per lui sia un problema. Giusto?" domanda mia mamma speranzosa mentre si affretta a prendere la giacca e la borsa "Ehm, no, nessun problema" risponde appoggiandosi al ripiano della cucina. "Perfetto. Ci vediamo più tardi allora, buona scuola ragazzi" ci sorride prima di uscire e portare Kate a scuola. "Aspetta... tu non hai una macchina". "Che perspicace" alza gli occhi al cielo mettendo la tazza vuota sul lavandino "Non penserai mica che io salga dietro di te, vero?" domando retorica, piuttosto che salire sulla sua moto vado a scuola in autobus. "Hai queste opzioni: vai a piedi sapendo che è mezz'ora di corsa, prendi l'autobus che passa tra un minuto o vieni con me. Scegli tu" e quando finisce la frase sento il rumore dell'autobus passare davanti casa nostra. Impreco alzando le mani al cielo "Come vuoi tu, anche perché ora sono costretta". Lo seguo in garage dopo essermi messa il giubbotto e lo stesso ha fatto lui. Mi passa un casco e mi aiuta a legarlo per poi farmi salire sulla moto. Gira il polso sul manubrio della moto dando gas e sobbalzo per l'acustica del garage "Reggiti forte" dice portando le mia braccia attorno al suo busto. "Non correre veloce, chiedo solo questo" quasi lo imploro facendolo ridere e parte velocissimo, come se non mi avesse ascoltata. Stringo più forte le braccia attorno a lui chiudendo gli occhi per la troppa velocità e quando rallenta li riapro vedendo che siamo praticamente arrivati a scuola. Mi aiuta a scendere non appena parcheggia e spegne il motore "A casa ci torno a piedi" borbotto sistemandomi i capelli rovinati per colpa del vento. Scuote la testa sghignazzando "Ci vediamo a matematica" mi giro poi avviandomi verso l'ingresso della scuola dove trovo Sam a braccia incrociate che mi aspetta. Apro la bocca ma lei mi precede sul tempo "Cosa mi sono persa di preciso?" domanda indicando il parcheggio. Si è visto così tanto che per poco non gli facevo vomitare la colazione talmente forte l'ho stretto? "Niente di importante". "Spero tu stia scherzando! Sei appena venuta a scuola con il tuo fratellastro che tanto odi e nessuno dei due ha voluto uccidere l'altro durante il tragitto" esclama gesticolando animatamente "Esagerata" la prendo sottobraccio trascinandola dentro la scuola. "Tu piuttosto, che mi dici di Luke?" le do delle gomitate innocue non appena arrossisce "Niente di importante" mi scimmiotta, ma in meno di due secondi comincia a parlarmi di tutto quello che hanno fatto insieme ieri pomeriggio, deve essersi divertita davvero al parco con lui da come descrive i loro discorsi... speriamo bene.

Prendo il libro di matematica e chiudo l'armadietto sobbalzando quando vedo Derek appoggiato all'armadietto attaccato al mio "Ti diverti a spaventarmi?" domando ironicamente e sghignazza staccandosi dall'armadietto di metallo. "Se non lo faccio io, chi lo fa?" risponde alzando le spalle e scuoto la testa con gli occhi alzati verso il cielo. Mi segue a lezione di matematica tenendo le mani nelle tasche dei pantaloni "Hai allenamento dopo?" gli chiedo e scuote la testa "Torniamo a casa finite le lezioni". Annuisco ed entro in classe, ma il tempo sembra fermarsi non appena lo vedo, ogni cosa attorno a me sembra che vada al rallentatore. I suoi occhi verdi non sono più lucenti come prima, sono spenti mentre mi scruta in un modo che non saprei descrivere. Una mano si posa sulla mia schiena risvegliandomi e Derek mi spinge verso la parte opposta dell'aula sedendosi di fianco a me "Non pensarci Ashley" sussurra passandosi una mano tra i capelli. Posso sentire la schiena bruciarmi sotto gli occhi disperati di Jason, ma come ha detto Derek non devo girarmi verso di lui, non devo guardarlo o tanto meno pensarlo. Rodríguez entra in classe sbattendo la cartellina di pelle sulla cattedra richiamando così il silenzio. Apre il libro chiamando dei ragazzi alla lavagna per l'interrogazione; mi appoggio allo schienale della sedia e Derek sbuffa pesantemente accasciandosi sul banco "Sabato c'è una festa prima che cominci il campionato di calcio" parla con la faccia schiacciata contro il libro e mi metto a ridere a bassa voce per come il suo viso si è deformato. "Divertiti" rispondo con un'alzata di spalle. Si sistema raddrizzando la schiena "Ci verrai". Non me lo sta chiedendo, me lo sta imponendo, ma non voglio, sa che non mi piacciono queste feste "No". "E invece sì" cantilena alzando le sopracciglia come gesto d'ovvietà "Non puoi decidere per me, se non voglio venire a questa festa non vengo" incrocio le braccia al petto risoluta. "Eddai, sei la solita noiosa che non sa divertirsi". "Io mi diverto in altri modi" borbotto puntando i miei occhi nei suoi "Se con divertimento intendi passare le serate a deprimerti con film strappalacrime, allora fattelo dire, sei presa proprio male" appoggia un gomito sul banco e la testa sulla mano girato verso di me "Evans, Sanders, silenzio!" esclama Rodríguez sbattendo il libro sulla cattedra. Sprofondo sulla sedia coprendomi il volto con le mani "Ora ripetete ciò che hanno detto i vostri compagni". "Non stavamo ascoltando l'interessante lezione" Derek mima le virgolette su interessante e gli do uno schiaffo sul braccio. Riesco a vedere il fumo uscire dalle orecchie e dal naso del professore "Se non siete interessati alla lezione, quella è la porta" esclama indicando la porta "Che perspicace" Derek si alza afferrandomi il polso trascinandomi fuori dall'aula ignorando i richiami dell'insegnante che ci grida di andare dal preside. Chiude la porta e continua a camminare tranquillamente "Ma dico io, sei per caso impazzito?" esclamo scuotendo le mani verso l'alto "Ne ho approfittato" alza le spalle cacciandosi le mani nelle tasche dei pantaloni. "Mia mamma mi fa fuori, me lo sento, sarò confinata in casa per il resto dei miei giorni" dico già pensando alla punizione che può darmi "E rilassati, Madison al massimo ti farà pulire casa". "E tu scusa?". "Ormai anche mio padre ha perso la speranza". Scuoto la testa continuando a seguirlo fino ad un'aula con la porta chiusa, credevo che non sarei mai entrata qui dentro: l'aula delle punizioni. Derek apre senza bussare e afferra al volo un pallone rilanciandolo dall'altra parte dell'aula. Mi stringo nelle spalle seguendolo in fondo alla classe sentendo gli sguardi puntati su di me. "A cosa devo la vostra visita?" domanda un professore a me sconosciuto, ma a prima vista sembra al limite della pazienza "Non le sono mancato?" domanda teatralmente Derek fingendosi addolorato con una mano sul cuore "Fammi indovinare: lezione noiosa?" domanda prendendo un quaderno rosso. "C'ha azzeccato". L'insegnante posa lo sguardo su di me attendendo che parli "Ashley Evans" pronuncio a bassa voce sentendomi in imbarazzo; scrive il mio nome sul quaderno e poi sospira, appoggiandosi alla sedia prendendo in mano un libro e si immerge nella lettura "È colpa tua se sono qui" dico a Derek assottigliando gli occhi "È la tua prima volta in punizione?" domanda distogliendo lo sguardo dalla ragazza accanto a lui "La prima e anche l'ultima" dico stringendomi nelle spalle non appena i ragazzi qui presenti cominciano ad alzare le voci. "Benvenuta nel giro" mi porge la mano ma roteo gli occhi respingendola. Scoppia a ridere scuotendo la testa e si volta verso il ragazzo che aveva in mano il pallone e si mette a parlare con lui. Io mi faccio piccola piccola pensando a come posso spiegare a mia madre che sono finita in quest'aula.

Uno sbaglio da commettere insiemeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora