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Tutti mi hanno detto che lei ha trascorso ogni giorno qui ad attendermi, ma ora che sono sveglio non lo fa e non riesco a trovare il motivo. Se fosse per me scapperei da questa camera e correrei da lei soltanto per poterla vedere. Ogni volta che la porta si apre spero sempre che sia lei, ma ogni volta ne rimango deluso. "Ha paura di vedermi?" domando a bassa voce al mio amico, alza la testa dal letto accanto al mio guardandomi confuso "Chi?". "Ash". Sospira mettendosi seduto con le gambe penzolanti, mi scompiglio i capelli per poi risistemarli, vorrei che fosse lei a fare questo gesto solo per farmi rilassare. "A scuola la vedo solo di sfuggita, sta sempre con Shane". "Devo sapere come sta" contraggo la mascella immaginandomela tra le braccia del biondino, non posso sopportare questa scena. "Sembra essere tranquilla" alza le spalle con nonchalance, rivolgo lo sguardo verso la sua ragazza seduta sulla sedia fuori dalla stanza intenta a scrivere a qualcuno "Lei ne sa qualcosa?". Luke scuote la testa negativamente "Sam è preoccupata perché parla poco anche con lei. Ashley sta tornando a chiudersi in sé stessa escludendo chiunque le sta accanto". È peggio di una pugnalata allo stomaco, non posso fare nulla finché sono costretto a rimanere chiuso fra queste quattro mura. "Ho bisogno di vederla, deve saperlo" sospiro coprendomi il volto con entrambe le mani, Luke annuisce soltanto, lo sento alzarsi e uscire dalla stanza parlando poi con la sua ragazza. "Sam ha un'idea". "Di che tipo?" apro gli occhi mettendomi con la schiena dritta e le gambe incrociate "Potrebbe funzionare per riconquistarla, ma devi essere paziente e non uscire da qui correndo da lei, sta ancora metabolizzando il fatto che sei vivo. Non sa cosa deve fare" si morde il labbro inferiore venendo a sedersi sul letto e lo stesso fa Luke, poi comincia a parlare e presto attenzione, tutte le sue parole hanno un senso e, soprattutto, mi piace questo piano, a parte il fatto che io non posso fare nulla finché sono qui dentro.

Mi rigiro tra le coperte parecchie volte, il sonno questa notte non vuole arrivare. Forse perché sono nervoso per il piano di Samantha, l'unica cosa che può andare storta è che lei non mi ami più e quindi non mi voglia. La luna è alta nel cielo buio, ci sono poche stelle ma quelle poche sono luminose. Sento un rumore provenire dal corridoio, dei passi che lentamente si allontanano sempre di più dalla la mia camera, mi volto ed è una questione di istanti prima che mi renda conto che lei è appena scappata. Balzo giù dal letto atterrando sul pavimento freddo, corro fuori dalla stanza e la vedo svoltare l'angolo in fondo al corridoio. Al diavolo il piano di Samantha, devo vederla. Corro schivando delle infermiere che girano per il corridoio, mi avvicino sempre di più a lei, riesco a vedere che indossa una mia felpa, i capelli sono sciolti lungo le spalle. "Dove crede di andare a quest'ora?" vengo afferrato per una spalla, mi scrollo di dosso la mano, la guardo e comincia a correre verso l'uscita "Mi lasci stare" quasi sbraito contro un medico, mi tiene per un braccio impedendomi di seguirla, di salutarla. "Cosa ci fai qui?" domanda Margareth, l'infermiera del mio reparto, quella che faccio esasperare con le mie scappatelle dalla stanza solo per poter uscire da solo. Non rispondo, corro verso l'uscita ma ormai è tardi, la sua auto sta andando via dal parcheggio. Serro le mani in due pugni mentre vengo riportato dentro l'edificio verso la mia stanza "Cosa dobbiamo fare con te?" domanda esaurita Margareth "Lasciatemi libero" borbotto buttandomi con un tonfo sul letto, sospira sedendosi su una sedia. "Era Ashley, perché non mi hai lasciato andare?" le domando, abbiamo deciso entrambi di darci del tu, credo che ormai mi conosca bene. "Avresti fatto qualche pazzia, ci posso scommettere l'oro del mondo". "Quanto tempo fa è arrivata?". "Verso mezzanotte. L'ha fatto anche ieri e l'altro ieri". "E tu non mi hai mai detto niente? Avrei potuto parlarle!" esclamo scompigliandomi i capelli, tutto questo non riesco a sopportarlo "Mi ha scongiurato di stare zitta". "Ti ha detto altro per caso?". "Mi chiede solo come stai". "E tu? Si, insomma, cosa le dici?". "Solo che ti stai riprendendo, ma che la tua vera malattia è dentro il tuo cuore" alza le spalle sorridendomi e sposta una ciocca bionda dietro l'orecchio, ha fottutamente ragione e lo sa anche lei. Credo di non aver parlato con nessuno qui dentro eccetto con lei, ogni tanto mi ritrovo a vagare per il corridoio per le stanze a cercarla e ogni volta vengo inseguito da lei con una siringa in mano. È pericolosa questa donna. "Lei ti ama, altrimenti non verrebbe qui ogni notte". "Perché non durante il giorno?". Alza le spalle sospirando "Non devi chiederlo a me, non dovrei essere qui adesso. Posso andare o ti devo chiudere a chiave?". "Non ti fidi di me?" mi fingo offeso portando una mano sul cuore, scuote la testa alzandosi dalla sedia "Prima o poi ti infilerò quella siringa nel braccio, quel giorno è vicino. Cerca di dormire Derek, domani hai riabilitazione". "Notte Margareth" mi distendo sul letto mettendomi di lato, guardo il braccio sinistro, una delle parti superiore del corpo senza tatuaggi e so già cosa farci non appena uscirò da qui. Mi porto una mano all'altezza del sopracciglio, è sparito il piercing.. i medici me la pagheranno, questo è certo.

Uno sbaglio da commettere insiemeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora