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I giorni passano e io li trascorro con ormai un solo tragitto, ospedale-scuola. Al mattino mi sveglio spesse volte all'ospedale e ogni volta mi ritrovo il telefono pieno di messaggi di mio padre che mi rimprovera per il fatto che non ho passato la notte a casa, ma non ci posso fare nulla, voglio esserci quando lui si sveglierà. È vero, mi ha tradita, ha baciato un'altra ragazza, ma voglio almeno sapere che è vivo perché nonostante tutto continuo ad amarlo profondamente e so che questo è un amore proibito. Mi sistemo meglio lo zaino sulla spalla e chiudo l'armadietto, il corridoio è deserto, sono rimasta a guardare il vuoto per troppo tempo. Lo stomaco brontola, ho mangiato poco a pranzo, devo trovare qualcosa da mettere sotto i denti. Mi dirigo all'uscita e rivolgo uno sguardo confuso a Luke che mi viene incontro "Anche tu qui?" gli domando prendendo le chiavi della mia macchina, mi ferma sospirando "Vai da lui?". Annuisco volendo mettermi subito alla guida, ogni secondo è prezioso per stare più tempo possibile con Derek. "Posso.. posso venire anch'io?". Sorrido a malapena e annuisco contenta del fatto che sembra abbia passato lo shock. Non ho potuto tenergli nascosto la verità, quando gliel'ho detto è scappato ed è stato assente da scuola per un paio di giorni. Inoltre non capisco se sembro più io in lutto o lui, ha delle grandi occhiaie sotto gli occhi e non lo biasimo, è il suo migliore amico, sono cresciuti insieme, si considerano fratelli. Guido fino all'ospedale, gli tremano le mani mentre tiene lo sguardo puntato verso l'esterno e quando vede l'ospedale impallidisce leggermente. Non credo che sia mai venuto a vedere come sta da quando gli ho detto cosa sta passando il suo migliore amico. "Ne sei sicuro?" appoggio una mano sulla sua spalla, sussulta come se gli avessi tirato un pugno e non risponde nemmeno scendendo direttamente dalla macchina. Lo seguo all'interno dell'edificio e subito l'odore inconfondibile di disinfettante mi invade le narici. "È qui dentro" gli indico la porta 135 e annuisce rimanendo fermo davanti ad essa, lo lascio fare sedendomi sulla sedia di plastica, anche Benjamin è qui seduto di fianco a me. Come sto facendo io, cera di passare il più tempo possibile in camera con suo figlio, qualche volta si è pure addormentato e se non fosse stato per le infermiere non si sarebbe svegliato per andare a lavorare. Mi chiedo come faccia, io a scuola non riesco a prestare la minima attenzione difatti ho ricevuto diversi richiami, la mia testa è sempre altrove, sempre qui tra queste mura che spera che lui apra gli occhi il prima possibile. "Hanno detto nulla?" gli domando non appena Luke si chiude la porta alle spalle, sospira appoggiandosi sulle ginocchia coi gomiti "La situazione dovrebbe essere più stabile di prima dell'intervento". "Hanno fatto il trapianto?" domando con la voce debole e non ne capisco il motivo "No, non ho capito bene cosa gli sia successo. Sembra che si stava svegliando ma il cuore si è fermato e lo hanno rianimato o una cosa simile". Annuisco rimanendo poi in silenzio, un silenzio che viene spezzato da Benjamin "Si sta divertendo a tenerci sulle spine, l'ha sempre fatto con me e Crystal". "In che senso?" domando confusa, so che Derek da piccolo era una peste ma mi incuriosisce sapere cosa combinava da piccolo. "Una volta si è arrampicato su un albero per inseguire uno scoiattolo, dovevi vedere sua madre quant'era disperata. Un ramo si era rotto ed era caduto per terra rompendosi un braccio. Per non parlare poi di quando ha cominciato ad imparare a correre per la casa andando a sbattere ovunque, credo che abbia distrutto due vasi e un quadro. Crystal per poco non lo uccideva. Ha sempre avuto dei problemi di digestione da piccolo fino a quando non ha raggiunto i due anni, piangeva in continuazione come un dannato e non poteva digerire nulla, abbiamo provato tutti i tipi di latte e altri alimenti, ma non riuscivamo a farglieli digerire. Crystal ad un certo punto credeva che non ce l'avrebbe mai fatta" sospira appoggiando la testa sul muro, lo guardo in silenzio e chiude gli occhi. Due lacrime solcano le sue guance "Non voglio che gli accada qualcosa... ho già perso Crystal, non mi perdonerò mai il fatto di averle messo fretta per trascorrere insieme la serata". Scuote la testa coprendosi il volto con le mani e si lascia andare alle lacrime, mi mordo il labro per non fare lo stesso e appoggio una mano sulla sua spalla "Derek è forte". "Lo so" sospira e la porta si apre, Luke esce con gli occhi rossi e gonfi, il volto vuoto, distrutto. "Come stai Luke?" domanda Benjamin alzando gli occhi verso di lui, quest'ultimo volta lo sguardo altrove "Bene, credo". E in questo preciso istante sento dei passi dall'altra parte del corridoio, Sam. Si avvicina a passo incerto verso Luke, non la guarda nemmeno talmente è perso nei suoi pensieri. "Ciao" sussurra a malapena lei, Benjamin si alza in piedi togliendo ogni traccia delle lacrime dal suo volto "Devo andare al lavoro. Se i medici dicono qualcosa chiamami" mi avvisa e annuisco sorridendo appena mentre volta le spalle dirigendosi verso l'uscita. Entro nella sua stanza e come di consuetudine mi siedo accanto alla sua mano gelida e bagnata, le lacrime di Luke. Stringo il labbro fra i denti, guardo le macchine, i parametri sembrano gli stessi di ogni giorno. Gli pettino i capelli con la mano delicatamente, gli accarezzo la guancia anch'essa fredda "Ti stiamo aspettando tutti. Ti amo ancora Derek, anche se mi hai fatta soffrire e lo stai facendo, ti amo perché non riuscirei vivere senza di te" appoggio la testa sulla sua spalla, il suo profumo è sparito sostituito dal disinfettante. "Manchi a tutti" gli bacio la fronte ed esco chiudendomi la porta alle spalle, mi si stringe il cuore vedendo Luke aggrappato alle spalle di Sam, piange disperato contro la sua spalla e lei non fa di meno. Forse era meglio se restavo dentro senza rovinare il loro angolo di intimità. "Tu resti qui?" domanda Luke una volta essersi ripreso dal pianto "Sì, aspetto che si svegli" mi siedo mettendomi comoda e annuiscono uscendo mano nella mano dall'ospedale. Mi ritrovo da sola come ogni giorno a pensare a qualsiasi cosa mi passi per la testa, dai primi ricordi della mia infanzia fino a questo momento mentre tengo la testa appoggiata al muro.

Uno sbaglio da commettere insiemeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora