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I medici avevano detto che lo avrebbero svegliato, ma dopo cinque giorni è ancora nella stessa posizione con le mani gelide e gli occhi chiusi. Sono entrata nella sua stanza parecchie volte nonostante fosse vietato e fortunatamente mi hanno beccata solo due volte in lacrime ai piedi del letto. Chiedo informazioni a qualsiasi infermiere che passi per di qui, ma nessuno osa dirmi nulla su come stia veramente lui. L'operazione è andata bene, hanno detto che era fuori pericolo, eppure non sembra che stia andando veramente così. Torno decisa verso casa, non da mio padre, devo parlare con mia madre e Benjamin, loro sicuramente sanno la verità. Raggiungo la cucina e sembrano sorpresi di vedermi "Sei tornata" il tono di voce di mia mamma sembra più una domanda, scuoto la testa abbassando gli occhi su Benjamin, ha il volto scavato e lo sguardo perso nel piatto vuoto di fronte a lui "Che sta succedendo? Perché non svegliano più Derek?" esclamo facendo avanti e indietro per la cucina, sussultano entrambi e si guardano annuendo tra di loro. Mi fanno cenno di sedermi ed è quello che faccio attendendo una spiegazione che non tarda ad arrivare, ma non era quello che volevo sentire. "Devi mantenere la calma tesoro, promettilo" mi prende le mani, le ritraggo annuendo e serro le labbra in una linea dura. "L'operazione stava andando bene, non c'erano problemi. Ma non sanno quale sia stato il fattore che ha mandato tutto a rotoli... Non hanno scelto i medici di metterlo in coma farmacologico, le complicazioni dell'operazione hanno fatto in modo che cadesse lui da solo in coma... Derek sta lottando per svegliarsi, nessuno sa dirci tra quanto e soprattutto se si risveglierà". "Non... Derek non sta... morendo" la voce mi esce strozzata mentre tengo gli occhi puntati su Benjamin, gli tremano le spalle mentre rimane con la testa bassa "Ha due possibilità e nessuna delle due è sicura" parla lui con voce strozzata dal pianto. "Può rimanere in queste condizioni per giorni, settimane o mesi senza mai sapere se si risveglierà oppure provare con un trapianto di cuore. In entrambi i casi non si può sapere cosa accadrà" affonda la testa fra le mani, sento il respiro venir di meno e sono questioni di istanti prima che io corra al piano superiore lasciandomi andare ad un pianto isterico, sbatto la porta di camera sua appoggiandomi ad essa e provo a riprendere il fiato inesistente, non può essere vero, lui non sta morendo. Apro gli occhi lasciando che le lacrime solchino il mio volto come accade ormai da settimane, mi guardo intorno in questa camera, ispiro il suo profumo, cammino tra i suoi vestiti sparsi sul pavimento, il letto sfatto e i miei occhi ricadono su una foto sul suo comodino, ce la siamo scattati in montagna il giorno in cui siamo andati a pattinare insieme, sembra passata un'eternità. Mi bacia la guancia sorridendo, ha scelto quella dove io non mi piaccio perché ho una faccia stupida, ma lui ha detto che l'adorava. Mi siedo sul bordo del letto e chiudo gli occhi immaginandolo qui accanto a me, le sue labbra sul mio collo e le sue braccia che mi stringono forte. L'odio che provavo per lui per quello che mi aveva fatto sparisce lasciando spazio al rammarico per averlo lasciato convinto che io non lo ami più, non doveva andare così, non doveva lasciarmi e non lo deve fare. Prendo una sua felpa e cambio la mia con questa, inspiro ancora il suo profumo e corro fuori casa fregandomene dei nostri genitori che mi richiamano. Corro con la macchina verso l'ospedale, non voglio che muoia, non deve farlo. Non mi preoccupo nemmeno di parcheggiare bene l'auto, corro verso la sua stanza e la trovo.. vuota. Mi si spezzano le gambe, crollo per terra lasciando che il corridoio si riempi dei miei singhiozzi, della mia disperazione, del mio amore verso di lui. Non posso dirgli addio adesso. "Signorina, le serve una mano?" domanda una voce, la solita infermiera di questo reparto "Dov'è?" la scongiuro senza alzare lo sguardo, ho paura di sentire la verità "Lo stanno operando urgentemente". "Perché?". "Non le posso dire nulla, mi è stato proibito" mi aiuta a mettermi in piedi e mi siedo sulla sedia, lei fa lo stesso stringendomi la mano "Sta.. sta morendo?" sussurro alzando gli occhi verso di lei, sospira senza dire altro "Non ne ho idea. Il dottor Martin si sta prendendo cura di lui, è il migliore in questo reparto". Oh certo, lo zio di Shane, colui che mi ha mentito tenendomi all'oscuro di tutto quanto. "Ce la farà, stia serena" mi appoggia la mano sulla spalla prima di andarsene. Un'altra persona prende il suo posto, mio padre. "Tu lo sapevi?" sussurro sperando che rispondi negativamente, ma non è così. "Tua madre mi ha scongiurato di tenerti all'oscuro dalla verità". "Perché mi avete mentito? Poteva morire mentre io ero a scuola, volevate fare in modo che io non lo vedessi più?" esclamo guardandolo dritto negli occhi velati dalle lacrime "No tesoro, almeno non io. Non volevamo che tu tornassi a stare male fisicamente, sei svenuta più di una volta a casa, non negare la verità. Avresti passato ogni istante in quest'ospedale, avresti smesso di vivere". "Non dovevate farlo. Ero convinta che lo avrebbero svegliato da un momento all'altro". Crollo contro la sua spalla, mi stringe forte la mano, le sue lacrime scendono sul suo volto e come le mie cadono per terra "Lo amo papà". "Anche lui ti ama" sussurra al mio orecchio, stringo forte la sua camicia annuendo e restiamo in silenzio aspettando che ci diano sue notizie, ma ogni minuto che passa diventa sempre più straziante e la mia speranza diminuisce sempre di più, mentre il mio amore verso di lui aumenta di ogni secondo.

Uno sbaglio da commettere insiemeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora