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Prima ancora che spunti l'alba mi ritrovo sotto il getto dell'acqua calda della doccia a riflettere su Derek. Non sono per niente sorpresa se la mia testa pensa sempre a lui, specialmente adesso che si trova all'ospedale e io non posso nemmeno guardarlo a metri di distanza. L'amore che provo per lui non si è sotterrato come speravo e questo, sicuramente, rende la situazione ancora più dura da sopportare. Chiudo gli occhi e vedo i suoi, mi sorridono e comincio a ricordare ogni attimo trascorso insieme, dai baci inaspettati a quelli più desiderosi. Esco dalla doccia, mi asciugo e mi cambio velocemente senza stare troppo tempo a curarmi dell'aspetto. Sgattaiolo fuori dall'appartamento senza fare troppo rumore e vado nel parcheggio a prendere la macchina. Mentre guido riesco a vedere un piccolo spiraglio di luce che comincia a sollevarsi lentamente e mi immagino che quel raggio di sole sia Derek che si risveglierà presto, dopo quello che hanno detto i medici mi sono convinta di più che si riprenderà facilmente. Arrivo alla meta prescelta e varco il cancello arrugginito, fa una certa inquietudine venire qui a quest'ora, se non altro so che c'è il guardiano che annaffia dei fiori. Mi stringo nelle spalle chiudendo meglio il giubbotto e passo in rassegna ogni nome e ogni fotografia fino a che non arrivo a quella che cercavo. Guardo la fotografia della lapide e leggo il nome di Crystal, mi riavvio dei capelli dietro le orecchie, non so bene quale sia il motivo per il quale io sia venuta qui, ma sento il bisogno che lei debba essere avvisata che suo figlio in questo momento non sta bene. Non so se mi sente, ma mi auguro di sì, mi inginocchio di fronte alla lapide chiudendo gli occhi e con il cuore le parlo sperando che mi senta per davvero, che aiuti suo figlio a svegliarsi.

Prima di andare a scuola mi dirigo all'ospedale sperando che i medici mi diano sue notizie, ma tutti sembra che mi trattino come se fossi un fantasma, camminano frettolosamente con cartelle cliniche in mano da una parte all'altra del corridoio e io me ne sto appoggiata alla parete aspettando che non ci sia più nessuno. Colgo quest'occasione oltrepassando le porte di vetro e passo in rassegna ogni stanza nelle quali vi sono dei letti vuoti, altri con persone di ogni età in coma, mi si stringe il cuore dovendo sapere che anche lui si trova in questo reparto. Mi fermo con le mani tremolanti, la sua porta è chiusa, la 135. Entro quasi in punta di piedi, una macchina è messa alla sua destra e un'altra dall'altro lato, un tubo è fissato dalla sua bocca e altri tubicini gli sono attaccati dalle braccia, non riesco ancora a crederci. È qui di fronte a me, è di nuovo vicino dopo tre settimane che cercavo di evitarlo eppure adesso che le cose sono cambiate mi sento in dovere di restargli accanto fino a che non si sveglierà. Con cauta mi avvicino ancora di più e mi allungo verso la sua fronte posandoci le labbra in un bacio lungo e dolce "Torna qui con me, ti prego" sussurro sentendo a malapena la mia voce, accarezzo i suoi capelli morbidi come piacciono a me e gli tocco la mano fredda come il ghiaccio "Non abbandonarmi" continuo con le guance rigate dalle lacrime, so che tutti dicono che si sveglierà, ma non voglio aspettare un minuto di più, io lo rivoglio con me. "Che ci fa lei qui?". Sobbalzo allontanandomi da Derek, per un istante ho sperato che avesse parlato lui. Punto gli occhi sul medico di ieri che mi indica con la mano di uscire dalla stanza e a testa bassa ubbidisco al suo ordine "Sono solo venuta a vedere come stava" parlo mentre lui chiude la porta, si accarezza la barba grigia che ricopre il suo mento e annuisce dubbioso "Non può ancora ricevere visite, la informeremo non appena la situazione sarà più stabile". Annuisco soltanto e mi congeda entrando nella sua stanza con un altro medico, non capisco cosa stanno facendo, guardano i monitor e segnano qualcosa su dei fogli. Controllo l'ora dal cellulare, se non voglio rimanere imbottigliata nel traffico sarà meglio che mi sbrighi ad andare a scuola.

La notizia di Derek era lo scoop del giorno, nessuno non ne parlava e in molti sono venuti da me chiedendomi come stesse e cosa fosse accaduto, ma io ho preferito starmene in silenzio svignandomela sempre con una scusa. Anche Luke si è trovato nella mia stessa situazione tanto che ad un certo punto si è chiuso nei bagni e non vi è uscito per un bel po'. Posteggio davanti a casa di Sam e ci scambiamo un'occhiata confusa vedendo una persona seduta sugli scalini, non ci metto molto a riconoscere che si tratta di Luke "Cosa ci fa qui?" mi domanda, lui alza lo sguardo e accenna un sorriso mettendosi in piedi "Non so il perché, ma secondo me vuole sistemare le cose con te" spengo il motore, la mia amica si volta di scatto "Non sono dell'umore giusto per parlargli" confessa a bassa voce torturandosi le mani. "Lo sai che non se ne andrà finché non avrà ciò che vuole". "Sono migliori amici per qualcosa" borbotta, ci guardiamo scoppiando a ridere, ora che ci penso anche Derek è come Luke, testardi uguali. "Che fai questo pomeriggio?". "Non temporeggiare e vai da lui" la spingo fuori dalla macchina, mi supplica di non farlo, ma ormai si ritrova a testa in giù sulle spalle di Luke, quest'ultimo si abbassa quel poco che serve per parlarmi "Grazie per avermela portata a casa. Fammi sapere di Derek, intesi?". "Intesi, voi due state attenti a non procreare". "Mi proteggo!" esclama chiudendo lo sportello e quasi corre in casa con ancora la mia amica che si divincola sulle sue spalle. Se lei credeva di tenermi nascosto il fatto che avessero già fatto l'amore si sbaglia di grosso, la tensione sessuale tra quei due è palpabile, la si può vedere ad occhio nudo. Scaccio ogni immagine dalla mia testa e mi dirigo verso l'ospedale, sperando che Derek si sia svegliato o abbia dato qualche segno di vita, ma non appena arrivo rimango delusa dal fatto che sia ancora attaccato a tutti quei macchinari. Mi siedo sulla sedia davanti alla porta e appoggio la testa sulla parete dietro di me e aspetto con pazienza che si svegli.

Uno sbaglio da commettere insiemeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora