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Delle voci ovattate mi arrivano alle orecchie, provo ad aprire gli occhi scoprendo di essere stesa sul letto di camera mia, giro lo sguardo a destra vedendo Elizabeth e mio padre che mi fanno aria con dei giornali "Come ti senti?" domanda Elizabeth afferrandomi una mano, mi sistemo appoggiandomi alla testiera del letto "Come se un camion mi avesse investita due volte" sospiro tenendo gli occhi bassi, mio padre mi accarezza il braccio "Ce la farete". "Papà ormai è tutto finito, i nostri genitori si sposano" quasi esclamo con le lacrime che ormai sgorgano dai miei occhi incessantemente, mi copro il viso con le mani trattenendo a stento un singhiozzo "Non dire così tesoro. Insieme troverete una soluzione" sobbalzo vedendo nonna Megan appoggiata allo stipite della porta "Tu lo sai?". "Ve lo si legge negli occhi Ashley" sorride incrociando le braccia, ruota la testa verso l'altra parte del corridoio "Quanto tempo è passato?" chiedo asciugandomi le guance con le mani prima che intervenga Elizabeth "Non più di mezz'ora. I miei stanno parlando con i vostri per distrarli". Annuisco e nonna Megan parla di nuovo "Perché non vai a vedere come sta? Si è chiuso in camera sua". "Ci ho provato anch'io, ho solo ricevuto il silenzio" borbotta Matt facendo spuntare la testa sopra la spalla della nonna, annuisco incerta e mi metto in piedi dopo aver bevuto un sorso d'acqua. Mi fermo sfiorando la porta con la mano, mi giro sentendomi osservata, difatti trovo tutti gli sguardi puntati su di me "Potete andare" sussurro e come per magia tutti si dileguano trovando qualcosa da fare. Busso senza ottenere una risposta, entro chiudendomi la porta alle spalle e mi mordo il labbro cercando di impedire che i brutti pensieri fioriscano nella mia testa, devo provare ad essere forte anche per lui. "Derek.." la voce tradisce la poca forza di volontà rimastami, il suo nome esce strozzato dalla mia bocca e mi schiarisco la gola, è seduto sul letto a spalle ricurve verso la finestra, non mostra un minimo accenno di movimento. A passo lento e incerto mi siedo poco distante da lui ma mantengo lo stesso una certa distanza, i nostri corpi non si sfiorano nemmeno e sento una sensazione di vuoto che mi squarcia il petto. "Stai meglio?" sussurra senza togliere gli occhi dal pavimento, annuisco soltanto e torna a regnare il silenzio nella stanza. Faccio appello al coraggio che sento dentro di me, alzo lo sguardo provando io per una volta ad essere forte, a prendermi cura di lui. Allungo una mano verso la sua toccandola appena, è fredda e rigida così come il resto del suo corpo. "Tu invece, come ti senti?" sussurro e mi pento subito dopo vedendo il suo petto gonfiarsi e i suoi occhi spegnersi maggiormente, sono vuoti, privi della luce che solitamente emanano. "Meglio che tu non lo sappia" sospira chiudendo le palpebre, mi mordo il labbro inferiore per trattenere inutilmente le lacrime, ogni tentativo è invano e credo che è quello a cui anche lui sta pensando. "Non fare così ti prego, non chiuderti in te stesso. Sto male anch'io, sto sperando che tutto questo non sia reale ma non è così. Dobbiamo cercare una soluzione insieme. Non me l'hai ricordato tu due settimane fa ciò che affronteremo insieme, che sia un bene o un male?". Sobbalzo sentendo una risata amara uscire dalla sua bocca e rabbrividisco "Non si può più fare niente Ashley, dovevamo saperlo che prima o poi sarebbe accaduto". "Tu, te lo aspettavi?". "Oh, andiamo! Non dirmi che non ti è mai passato per la testa una cosa del genere! I nostri stanno insieme da due anni o forse anche di più, era inevitabile che decidessero di sposarsi" scatta in piedi avvicinandosi alla finestra, lo sguardo rivolto verso il cielo notturno coperto dalle nuvole. Abbasso gli occhi sulle mie mani tremanti "Sì, ci ho pensato, ma non ho mai perso la speranza. Perché io ci voglio provare lo stesso, una soluzione esisterà da qualche parte". "Non credo per questo tipo di problema" finalmente dopo un tempo che mi è sembrato straziante, si gira verso di me, uno sguardo duro e freddo che non gli vedevo da mesi. "Non ci vuoi nemmeno provare?" esclamo con la voce che mi muore in gola non appena leggo la risposta nei suoi occhi, scuoto la testa "Due settimane fa non eri della stessa opinione, sembravi più deciso che mai a voler far funzionare le cose. Cos'è cambiato adesso?" mi alzo in piedi agitando le braccia, non mi avvicino perché quel suo sguardo glaciale mi incute timore. "Diamine Ashley, svegliati! Non siamo nel mondo della fantasia, questa è la vita reale, saremo definitivamente fratellastri, tutto ciò sarà confermato in un stupido foglio, non possiamo.. non possiamo" dal gridare passa al sussurro e si appoggia con la testa alla parete, le lacrime raggiungono il mio mento cadendo poi sul pavimento "Lo so Derek, ne sono pienamente a conoscenza, ma io non mi voglio arrendere, io credo nel nostro amore, o almeno in quello che io provo per te perché sembra che tu non voglia nemmeno provarci, ti sei subito arreso e io non voglio che tu lo faccia, va bene?". "Credi che io non ti ami? È questo quello che pensi?" esclama tornando a guardarmi "Da come stai reagendo sembra che tu non voglia avere per niente a che fare con me e la sai una cosa?.. forse, forse è meglio se la finiamo qui per sempre, non ha senso se io voglio provarci quando so che tu sei un freno" scuoto la testa stringendo gli occhi, raggiungo la porta della camera lasciando via libera al pianto e ai singhiozzi. "Non parlarmi più" sussurro afferrando la maniglia, una parte di me sta sperando che lui corra da me a fermarmi, a dirmi che affronteremo tutto questo insieme, ma non lo fa. Esco nel corridoio, volto la testa verso di lui che a grandi passi mi raggiunge facendo l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata: sbatte la porta davanti ai miei occhi. Sento un magone in gola, batto un pugno sulla porta "Sei solo un cretino, un codardo, vai al diavolo Derek!" grido con tutta la voce che ho in gola, con tutta la rabbia e la delusione che mi tengo dentro, e così come ho fatto due mesi fa mi chiudo a chiave in camera mia lasciandomi andare in un pianto isterico, sento solo i miei singhiozzi che prepotentemente riempiono il silenzio in queste quattro mura, i pugni sulla porta mi sembrano ovattati, persino il fracasso dall'altra parte del corridoio è sovrastato dal mio pianto. Ha rinunciato a noi, forse è meglio se io apra gli occhi come ha detto lui, forse non doveva andare così, forse non avremmo mai dovuto provarci. È stato un errore, uno sbaglio che non verrà mai più ripetuto.

Uno sbaglio da commettere insiemeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora