"Ashley, la colazione!". "Sono in ritardo". "Sai che novità" borbotta alle mie spalle, alzo gli occhi al cielo saltellando verso l'ingresso per indossare le scarpe "Potevi anche svegliarmi, sai?" esclamo contro mio padre, perché non ho dei genitori come tutti che ti buttano giù dal letto almeno un'ora e mezza prima? No, ovviamente io mi dovevo trovare un padre che ti chiama venti minuti prima pur sapendo che la scuola dista a trenta minuti, senza far conto del traffico, se aggiungo anche quest'ultimo problema arrivare al primo suono della campanella me lo posso solo sognare. "Vedrò di farmi perdonare" mi passa il giubbotto e lo zaino "Trova una scusa bella e buona". Corro giù per i primi scalini, ma mi fermo sentendolo chiamarmi dall'appartamento "Sono felice che abbiate risolto tu e Derek, certo, avrei preferito evitare di vedere il condom per terra, ma...". "Papà!" esclamo coprendomi il volto con le mani, devo calmarmi, non può essere successo per davvero, mio padre non ha visto nulla... oh caspita, lo ha visto eccome! Quasi scappo fuori dal palazzo, l'ascensore doveva proprio romperlo oggi la nostra vicina? Mi fermo sui miei stessi passi riconoscendo la moto parcheggiata di fronte a me, mi volto vedendolo poco distante da qui mentre butta via un mozzicone "Sei uscito da meno di 48 ore e già fumi?" alzo le braccia verso il cielo esasperata, ride avvicinandosi e mi passa il casco "Non posso farne a meno". "Un giorno te ne pentirai di averlo detto" assottiglio gli occhi abbassando poi la visiera, lo stesso fa lui salendo sulla moto con me dietro. Sfreccia il più velocemente possibile fra le macchine, mi stringo a lui sperando di non cadere e, prima che me ne possa rendere conto, sono già arrivata nel parcheggio della scuola. "Con due minuti d'anticipo". "E minimo due multe, hai passato due semafori rossi". "Erano gialli" mi prende per le spalle portandomi verso la classe, lo guardo di sottecchi mentre sento gli sguardi della maggior parte degli studenti su di noi, sicuramente nessuno si è lasciato sfuggire la notizia di ieri pomeriggio... chiudiamo la porta della classe poco prima che la campanella suoni e prendiamo posto in ultimo banco. L'insegnante sembra non voler arrivare, una cosa positiva oggi c'è a quanto pare, faccio vagare lo sguardo per la classe e sobbalzo non appena una mano di Derek finisce sul mio interno coscia, stringo le gambe fra di loro, posso sentire il calore propagarsi persino sulle punte dei miei piedi. "Più tardi volevo farti vedere una cosa a casa nostra, ti va di venire?" sussurra contro il mio collo, lo prendo per le spalle provando ad allontanarlo "Sei impazzito? Lo stai veramente facendo in classe di fronte a tutti?". "Non ci sta guardando nessuno". Gli prendo la mano spostandogliela sul banco, ridacchia baciandomi la guancia "Pensavo avessi buttato via il preservativo domenica mattina" bisbiglio mordendomi le labbra, alza le sopracciglia guardandomi stranito "Dove vuoi arrivare?". "Mentre eravamo in spiaggia mio padre ha scoperto tutto.. me l'ha detto sta mattina, considerati morto" chiudo gli occhi rilasciando il fiato al suo contrario che non fiata nulla, mi giro per guardarlo, è impallidito "Non salirò mai più da te". "Dovrai affrontarlo un giorno". "Era arrabbiato?". Scuoto la testa reprimendo un sorriso, è bello ogni tanto vederlo in difficoltà. "Secondo me credeva che lo avessimo già fatto, o non avrebbe mai alluso a quello in certi discorsi". Sobbalzo non appena l'insegnante sbatte la cartellina sulla cattedra, non sembra essere al massimo questa mattina "Si prospetta una giornata lunga e noiosa". "Che si concluderà allo stesso modo". Scatta con la testa verso di me con gli occhi sbarrati "Quindi non verrai da me?". "Ci devo pensare" alzo le spalle creando poi una specie di barriera tra noi due con lo zaino e mi stendo sul banco sentendolo sbuffare in continuazione, devo ammetterlo, prenderlo in giro mi diverte un sacco.
Sobbalzo non appena sento la porta di casa essere sbattuta, salto giù dal letto raccogliendo i miei vestiti e lancio a Derek i suoi "Perché è tornata a casa adesso?" esclamo a bassa voce, Derek alza le spalle rivestendosi. Riprendo fiato controllando che la camera di Derek sia abbastanza in ordine e che, soprattutto, non abbia delle tracce che possano rivelare ciò che abbiamo fatto. Scendiamo le scale e la vedo in fondo al corridoio, anche lei sta tenendo gli occhi puntati su noi due con faccia sconvolta "Ashley, sei proprio tu?" mi domanda venendomi in contro, annuisco soltanto e continua a far passare lo sguardo da me a Derek che sta un po' a distanza da noi due "Cosa ci fai qui? Non avevate litigato?". Prendo un respiro profondo, sospirando poi "Certe volte si commettono degli sbagli, entrambi abbiamo sbagliato e stiamo cercando di mettere a posto le cose". "Ma è fantastico! Hai già pensato se tornerai qui?". "No, non ancora.. ne parlerò con papà sta sera". "A proposito di parlare, io e Benjamin dobbiamo comunicare una cosa a tutta la famiglia il prossimo weekend, ci sarà anche Josh e la sua famiglia, inclusa Megan e anche tuo padre" mi abbraccia e detto questo se la svigna in cucina, guardo Derek che alza le spalle andando verso il soggiorno, do uno sguardo all'orologio vedendo che è ora di tornare a casa. "Mi riaccompagneresti Derek?" gli domando indossando le scarpe, lo stesso fa lui e saluto mia mamma dall'ingresso andando verso la moto del mio ragazzo, è bello poterlo ridire dopo tanto tempo. Se questa mattina aveva fretta di arrivare a scuola adesso è tutto il contrario, rispetta ogni semaforo e si ferma per far passare ogni pedone, non sfiora nemmeno il limite di velocità e solitamente per lui non esiste un limite, sembra come se non volesse portarmi a casa. "Cosa stai cercando di fare?" gli chiedo alzando la voce per sovrastare il ronzio del motore, porta una mano sulla mia gamba attaccata alle sue "Io? Proprio nulla" esclama con una risatina che smentisce tutto e subito dopo vedo il palazzo di mio padre. Spegne il motore scendendo insieme a me e tolgo il casco per ridarglielo ma lo lascia fra le mie mani "Ti passo a prendere domani mattina, sii puntuale sta volta". "Non prometto nulla". "Se vuoi che io eviti le multe, ti conviene farlo" ridacchia prendendomi per i fianchi, porto la mano libera dietro al suo collo e sospirando in modo teatrale pronuncio: "Devi trovare una scusa migliore se vuoi che..." e prima che possa finire la frase vengo interrotta dalle sue labbra che prepotentemente si posano sulle mie, è un bacio avido e perfetto allo stesso tempo, cerca le mie labbra per poi insinuare tra queste la lingua che si scontra con la mia creando così uno stato di confusione totale nella mia testa, ogni pensiero di forma razionale sparisce, ci siamo solo io e lui, ogni passante e ogni rumore di sottofondo scompare permettendoci di entrare nel nostro piccolo mondo senza che nessuno possa rovinarlo. "Questa è una valida motivazione?". "Lo è di sicuro" sussurro con il respiro debole, sorride baciandomi un'ultima volta e ci allontaniamo l'uno dall'altra senza toglierci gli occhi di dosso, persino quando sono dentro al palazzo continuo a guardarlo attraverso la porta di vetro, lui è il primo che distoglie lo sguardo infilandosi il casco, accende la moto e si allontana. Il sorriso mi muore dalla faccia vedendo il numero delle scale che devo fare per raggiungere l'appartamento, metto l'animo in pace e lentamente salgo scalino per scalino fino a che non arrivo al mio piano con poca aria nei polmoni, ho bisogno di fare palestra o comunque di tenermi in allenamento, non so se riuscirei a fare ogni giorno questi scalini senza rischiare di morire asfissiata, forse sarei la prima in questa città a morire in questo modo, sicuramente verrei ricordata solo per la mia imbranataggine che tanto alta è che non so nemmeno regolarizzare il mio respiro...
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Uno sbaglio da commettere insieme
Teen FictionAshley Evans è una ragazza di diciassette anni come tutte le altre proveniente da Atlantic City, nel New Jersey, e crede di avere una vita perfetta con un ragazzo perfetto, Jason Miller. Ma cosa accadrebbe se un giorno il suo odiato fratellastro De...