Raggiungo il campo da calcio sedendomi sugli spalti accavallando le gambe in attesa che l'allenamento di Jason finisca, così posso finalmente parlargli. I giorni sono trascorsi lentamente e Jason non è affatto cambiato: è presente fisicamente, ma non con la testa. È sempre tra i suoi pensieri e sembra che abbia paura di starmi vicino. Inoltre vedo che lui e Diana sono molto amici e stanno sempre insieme, forse ancora di più di me e lui. Ho deciso di ascoltare mio padre e, non potendo aspettare più, mi sono decisa a parlargli adesso. Mi vede mentre si dirige verso gli spogliatoi corrugando la fronte. Gli faccio cenno che lo aspetto qui e mi torturo le mani ripensando per filo e per segno il discorso che mi sono preparata prima di venire qui. Non lo nego, ho paura di quello che mi possa dire e quello che potrà accadere. Aspetto un po' e finalmente lo vedo arrivare con i capelli ancora umidi, sorride non appena si siede vicino a me, mantenendo però la solita distanza diventata per me opprimente. È come se stesse costruendo un muro tra noi chiudendosi in sé stesso: mi sta escludendo dalla sua vita. Forse è proprio questo quello che sta facendo, vuole tagliare ogni rapporto con me. Apro la bocca per parlare, ma le parole mi muoiono in gola e sento una morsa allo stomaco. "Mi devi dire qualcosa Ash?" domanda in tono calmo. Mi schiarisco la voce abbassando gli occhi e li rialzo non appena parlo "Forse sei tu quello che mi deve dire qualcosa". Mi guarda stranito, ma leggo nei suoi occhi la preoccupazione "Di cosa parli?". Prendo un respiro profondo sfregandomi le mani sulla gonna blu "Dico che sei.. diverso dal solito. Ti vedo più distaccato da me, sento che qualcosa non va. Magari sono io che sto sbagliando qualcosa, in tal caso dimmelo che cercherò di migliorare" parlo velocemente pensando a varie cose, il discorso che mi ero preparata era completamente diverso e meno diretto. Distoglie gli occhi dai miei e capisco con questo gesto che le mie paure e le mie preoccupazioni sono tutte vere. Non so esattamente quello che sto provando, ma nel momento in cui mi afferra la mano e comincia a parlare, Derek arriva quasi correndo seguito da una ragazza a me familiare.
Pov's Derek
Chiudo il borsone di calcio caricandomelo sulla spalla e saluto i miei compagni rimasti in spogliatoio prima di uscire dal campo da calcio. Mi avvio verso il parcheggio sentendo i muscoli delle gambe bruciarmi, oggi è stato un allenamento più intenso del solito, visto che in quello precedente non abbiamo fatto più di tanto. Una ragazza bionda con un fisico non male da quello che riesco a vedere mi sorride e mi fermo alzando un angolo della bocca "Hai per caso visto Jason? Dovevo andare a casa sua circa dieci minuti fa" ammicca attorcigliandosi dei capelli attorno ad un dito. "Non lo so, era uscito poco tempo fa" metto una mano in tasca alzando le spalle stranito da questa sorta di appuntamento di Jason con questa ragazza. Alzo la testa di scatto verso di lei "Aspetta, dovevi andare da lui?". "Sì, sai com'è, oggi è solo e mi ha chiesto di fargli compagnia". Collego il tutto e ruoto la testa quasi al rallentatore verso l'ingresso del campo da calcio, i miei piedi calpestano il cemento aumentando sempre di più la velocità. La ragazza dice di fermarmi, ma ormai è tardi, quello che ho sentito è stato abbastanza. Mi ritrovo a correre sugli scalini anche se i muscoli mi bruciano e li intravedo, Jason stringe una mano di Ashley. Getto il borsone a terra "Ehi Miller!" esclamo a voce alta. Gira la testa verso di me "Che vuoi Sanders?" domanda con aria annoiata. Lo afferro per il colletto guardandolo dritto negli occhi "Che cazzo credi di fare?" esclama allarmato. Saetto lo sguardo da Ashley, a lui e alla bionda. Scuoto la testa assestandogli un destro colpendolo in pieno viso e mollo la presa vedendolo indietreggiare "Derek! Cosa fai!" esclama la mia sorellastra afferrandomi un braccio "So cosa sta combinando Miller, a differenza tua. O mi sbaglio?" digrigno i denti osservando un rivolo di sangue farsi spazio dal labbro del ragazzo davanti a me. "Che.. che cavolo stai dicendo?". Il suo colorito tramuta in un bianco pallido, lo si può vedere visibilmente. "Lo sai benissimo perché quella bionda è qui". "Mi chiamo Diana" squittisce lei e le lancio uno sguardo di avvertimento. "Jason.. perché D-Diana è qui?" balbetta Ashley, ma vedo chiaramente che l'ha capito anche lei "Dovevamo studiare storia dopo allenamento" balbetta facendo un passo verso Ashley, ma lei scuote la testa indietreggiando "Non mentirmi Jason.. basta menzogne. Dimmi la verità". "Non ti fidi di me?" si indica da capo a piedi stringendo poi i pugni "Jason, sei tu che mi stai evitando, non so più cosa fare o cosa pensare di te. Non sei più te, sei cambiato. E ora credo di aver capito anche perché. Se non ti bastavo dovevi semplicemente dirmelo, non dovevi farlo, non dovevi.. tradirmi" l'ultima frase esce strozzata dalla sua bocca e posso vedere una lacrima solcarle il volto. "Ash, fammi spiegare" farfuglia lui in seria difficoltà. Lei scuote la testa indietreggiando "Non c'è nulla da spiegare, l'hanno capito tutti. Tu sei felice con Diana, non con me. Va bene così. Vivi la tua vita felicemente, ma sappi che con me hai chiuso definitivamente. Non voglio vederti" indietreggia stringendosi nelle spalle e si gira verso la bionda "Hai ottenuto quello che volevi. Ora è tuo, divertiti" e corre via prendendo la sua borsa "Ash, ferma!" esclama Miller ma lo blocco tirandogli un altro pugno in faccia. "Non l'hai sentita? Non ti avvicinare a lei!". "Tu non puoi fermarmi Sanders" ma prima che possa avvicinarsi ancora ad Ashley gli tiro una forte ginocchiata sul cavallo dei pantaloni e si accascia dolorante "Figlio di puttana" sibila a denti stretti. Raccolgo il borsone e torno da lui sputando vicino al suo volto e me ne vado rincorrendo Ashley. Tutto ciò che ho fatto è stato un gesto istintivo, non ho saputo fermarmi, ero accecato dalla rabbia, non potevo tenere Ashley all'oscuro da questa cosa anche se non ci sopportiamo più di tanto, aveva il diritto di saperlo anche contro la sua volontà. La vedo dietro ad un albero con le spalle che le tremano e i singhiozzi fendono l'aria colmando il silenzio della strada. Ho già visto questa situazione varie volte, ed ogni volta mi allontanavo arrabbiato con me stesso per averle fatto del male. Questa volta però no, non me ne andrò. Mi avvicino cautamente e, quando sente i miei passi, alza la testa mostrando il suo volto circondato dalla delusione. C'è una certa esitazione da parte di entrambi, ma velocemente lascio cadere il borsone a terra e la stringo tra le mie braccia. Ne ha bisogno, come ne avevo bisogno io da piccolo, mi sentivo sempre spaventato, ma sono cresciuto senza abbracci di alcun tipo, mi rifiutavo di sembrare un ragazzino insicuro, non volevo che gli altri pensassero questo di me. Ma un abbraccio era l'unica cosa di cui avevo bisogno e lo negavo contro la mia volontà. Stringe tra le mani la mia maglia, continuo a sfiorarle la schiena provando a calmarla dalla dura verità. "Cos'ho fatto di male per meritarmelo? Non ero abbastanza per lui?" farfuglia contro il mio petto "Non pensarlo Ashley, non devi permettertelo" sussurro stringendola ancora più forte. Alza lo sguardo verso di me e raccolgo una lacrima appena uscita da un suo occhio. Mi guarda intensamente nelle mie iridi profonde in contrasto con le sue fredde come il ghiaccio, nei suoi occhi c'è una tempesta appena scatenata. Appoggio la fronte sulla sua continuando ad abbracciarla, è così piccola e in pochi istanti è stata schiacciata da una realtà che non si aspettava. Trattiene il fiato e mi stacco bruscamente sentendo un boato di voci avvicinarsi. Si ricompone togliendosi i solchi delle lacrime dalle guance. Ci guardiamo ancora qualche secondo prima che io decida di mettere fine a questo contatto visivo e mi allontano verso la macchina di Luke. Mi sta aspettando seduto appoggiato con la testa al sedile a braccia conserte, salgo di fianco a lui e mi lancia uno sguardo perplesso. "Non una parola su ciò che hai visto" tuono non volendo rispondere alle infinite domande che vorrebbe pormi "Almeno sai cos'hai fatto? E cosa probabilmente andrai a fare?" domanda mettendo in moto l'auto. Rivolgo lo sguardo verso il finestrino lasciando le sue domande senza risposte, perché non ne ho. Non so cosa dirgli, cosa rispondergli, come spiegargli come mi sono ritrovato la mia sorellastra abbracciata a me. Luke è stato il primo di tutti a venire a sapere della relazione tra mio padre e Madison, ed è stato il primo a mettermi in guardia su Ashley perché lui lo sapeva che sarebbe finita così, che un giorno avrei fatto cadere il muro che ho creato e quel giorno è arrivato.
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Uno sbaglio da commettere insieme
Novela JuvenilAshley Evans è una ragazza di diciassette anni come tutte le altre proveniente da Atlantic City, nel New Jersey, e crede di avere una vita perfetta con un ragazzo perfetto, Jason Miller. Ma cosa accadrebbe se un giorno il suo odiato fratellastro De...