Dopo la litigata tra Derek e Benjamin nessuno di noi ha più parlato a tavola, sono riuscita a mandare giù qualche boccone nonostante io avessi lo stomaco chiuso. Rimaniamo solo io e mia madre in cucina a sparecchiare la tavola "Dici che risolveranno le cose?" le domando preoccupata. Sospira pesantemente alzando la testa "In un modo o nell'altro risolveranno i loro conflitti. Prima Benjamin mi ha detto che si è pentito di essere stato così duro con Derek". Annuisco semplicemente e mi guarda per un po' prima di prendere parola "Sai dove può essere andato?" mi domanda anche lei angosciata "Sinceramente non ne ho la più pallida idea e, se avessi potuto, sarei già andata a prenderlo". "Perché non vai a cercarlo con l'auto?" domanda mettendomi tra le mani le chiavi con profonda speranza negli occhi. Serro le labbra in una linea dura prima di ritrovarmi ad annuire, mi cambio velocemente ed incontro Benjamin appoggiato alla finestra del soggiorno "Vado a prenderlo, risolverete tutto" lo risveglio dai suoi pensieri e si volta verso di me con gli occhi lucidi "Grazie" sussurra a malapena. Salgo in macchina avviando il motore e imbocco le strade che spero mi portino da lui, vado persino a scuola già consapevole che non verrebbe mai in questo posto due volte nello stesso giorno. Imbocco un'altra strada quasi priva di lampioni e mi è difficile vedere se ci sono persone sul marciapiede. Vedo qualcuno seduto su una panchina con la testa nascosta fra le mani, rallento fino ad accostare, riconoscerei ovunque quei capelli. Scendo chiudendo lo sportello e mi stringo nelle spalle fermandomi di fronte a lui. Guardo il cancello dietro di lui che circonda tutto il cimitero, non ci metto molto a capire perché è venuto fin qui. "Ti va di parlarne?" domando a bassa voce. Non ricevo nessuna risposta, quindi mi siedo di fianco a lui a gambe incrociate attendendo ogni risposta possibile, mi andrebbe bene anche un suo commento per il fatto che ho i capelli per aria e il trucco sbavato, ma resta in silenzio per molto tempo. "Perché?" sussurra e per un attimo penso di essermelo immaginata. "Perché cosa?". "Perché sei qui?". "Sono qui perché è dove voglio essere e so che hai bisogno di sfogarti e.." mi ferma con un gesto della mano "Intendo dire perché sei qui con me dopo che ho ricominciato a trattarti male?". Penso per qualche minuto ad una risposta "Perché io ci tengo a te e mi fa male vederti così. Non puoi capire cosa frulla nella mia testa vedendoti così sofferente". "Non devi provare pena per me". "Non lo sto facendo infatti" mi stringo nelle spalle rabbrividendo per il freddo. Si appoggia allo schienale della panchina "Crystal è morta in ospedale dopo aver fatto un incidente. Stava tornando a casa dal lavoro e non avendo visto un'altra macchina ci è finita addosso. Ricordo ancora il silenzio della sala d'aspetto spezzato dal pianto di mio padre. Era distrutto, la sua anima e il suo cuore lo erano. Io ero seduto in un angolo a sperare e pregare, ma a quanto pare nemmeno la preghiera è servita a qualcosa. Mia madre è caduta in uno stato di coma, i dottori sapevano che non si sarebbe più svegliata e lo sapevamo anche noi. Papà aveva smesso di lavorare per occuparsi di me e della mamma. Sono riuscito a parlarle l'ultima volta pochi giorni prima che i dottori ci avvisassero che il suo cuore aveva smesso di battere per sempre. Ho dimenticato il suono della sua voce, e se non fosse per le foto in casa, mi sarei dimenticato anche il suo volto" prende un respiro profondo stringendomi ancora più forte la mano. "Ma non dimenticherò mai la solarità che trasmetteva nella casa, aveva dei poteri unici e straordinari, riusciva a rallegrarci anche se avevamo avuto una di quelle giornate nelle quali vorresti morire. E mi manca... mi manca eccome mia madre, vorrei che fosse ancora qui, mi mancano persino le sue sgridate, erano migliori di quelle di papà" ammette l'ultima frase con una risata che ricopre la sua voce interrotta dal pianto imminente. Ricaccio indietro le lacrime e faccio la cosa più giusta che mi sembra da fare: lo abbraccio. Si aggrappa alle mie spalle in una presa ferrea nascondendo il viso nell'incavo del mio collo. Lo abbraccio per il tempo necessario che gli serve per calmarlo e, quando si stacca, lo sento sussurrare: "Ci tengo anch'io a te, Ash, tanto". Non dico nulla per non rovinare questo momento, si alza in piedi "Andiamo a casa?" domanda indicando la mia macchina. Lo seguo mettendomi dal lato del guidatore e avvio il motore ripercorrendo lentamente la strada verso casa, tiene sempre la mano stretta alla mia con lo sguardo perso verso il buio che ci circonda, volto lo sguardo verso di lui e scorgo una lacrime solcargli il volto e mi si stringe il cuore a questa visione.
Resto in camera mia camminando ansiosamente avanti e indietro, mi sono ripromessa di non ascoltare nulla e così farò. Apprezzo molto il fatto che si sia confidato con me mostrando una sua parte nascosta, non vorrei rovinare il tutto ascoltando la conversazione che sta avendo con Benjamin, sono dei loro affari privati. La mia porta si apre e compare il viso di Benjamin che mi sorride "Grazie Ashley per quello che hai fatto con lui, qualunque cosa sia stata. Buonanotte" ed esce quasi subito senza lasciarmi parlare. Mi affaccio alla porta e, in questo momento, Derek sta salendo le scale. Alza lo sguardo verso di me alzando un angolo della bocca. Mi sorpassa e lo fermo chiamandolo "Grazie per prima, quando ti sei confidato con me, l'ho apprezzato" mi torturo le mani cercando le parole giuste e si caccia le mani nelle tasche posteriori dei pantaloni senza proferire parola. "Buonanotte" mi faccio coraggio prendendo un respiro profondo e faccio un passo per raggiungerlo, mi alzo sulle punte dei piedi per dargli un bacio sulla guancia. Non dura neanche così poco, quando mi stacco ha il viso perplesso ma rilassato allo stesso tempo. "Buona.. buonanotte" dice a fatica e retrocede verso camera sua. Mi mordicchio il labbro inferiore sperando che domani mattina non ricominci ad evitarmi come ha fatto in questi due giorni.
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Uno sbaglio da commettere insieme
Teen FictionAshley Evans è una ragazza di diciassette anni come tutte le altre proveniente da Atlantic City, nel New Jersey, e crede di avere una vita perfetta con un ragazzo perfetto, Jason Miller. Ma cosa accadrebbe se un giorno il suo odiato fratellastro De...