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per un motivo, Christine. La partenza dalla casa di montagna significa anche che non la rivedrò più mentre tenta di sedurre in tutti i modi possibili Derek. Chiudo la valigia e i miei occhi ricadono sul bracciale che mi ha regalato ieri Derek. Mi mordo il labbro inferiore trattenendo a stento un sorriso, il mio stomaco è sottosopra e il mio cuore batte forte. È possibile provare tutto questo pensando solo a lui? Sospiro trascinando la valigia per le scale fino alla macchina e la carico nel baule, successivamente torno dentro casa buttandomi per l'ultima volta su questo divano. Chiudo gli occhi appoggiando la testa sullo schienale restando in silenzio ad ascoltare i passi degli Scott e della mia famiglia mentre si muovono per tutta la casa riordinandola "Hai caricato la valigia?" domanda mia madre passando dietro di me, annuisco e lei si dirige fuori dalla casa per caricare quella sua e di Benjamin. "A che ore arriveremo a New York?" domando a Derek intento a sistemarsi il maglione grigio "A tarda sera, sono cinque ore di macchina da qui". Sbuffo già annoiata da questo lungo viaggio che ci aspetta "Dai, che Elizabeth muore dalla voglia di vederti" prova a rassicurarmi con la sua cugina maggiore, quella con cui probabilmente ho stretto più amicizia e che, da come ha detto Derek, stravede per me. "Se è per questo anche Matt, o sbaglio?" gli rammento e i suoi muscoli si irrigidiscono "Matt non ti sfiorerà nemmeno di una virgola". "Paura della concorrenza?" domando con sarcasmo, ma a quanto pare nella sua testa lo scherzo non viene apprezzato visto che si rabbuia. Si siede accanto a me e, con sguardo serio, si schiarisce la voce prima di aprir bocca, ma ovviamente non riusciamo mai a cominciare un discorso serio visto che ogni volta siamo sempre interrotti. "Forza, è il momento di partire!" esclama Benjamin che quasi ci spinge fuori dalla casa. Posso capire il suo entusiasmo nell'andare a trovare la sua famiglia che vede solo tre volte all'anno, forse anche meno. Mi infilo nella macchina vicino al finestrino e mi allaccio la cintura rivolgendo poi un'occhiata a Derek, ancora con lo sguardo cupo e perso nel vuoto. "Ho detto qualcosa di sbagliato?" domando sfiorandogli la mano con la mia. Alza la testa verso di me scuotendola "Non hai fatto niente Ash, tranquilla. Stavo solo pensando, nulla di preoccupante" mi rassicura, o almeno ci prova. Annuisco con falsa convinzione, ma sembra non notarlo talmente è perso nel guardare le montagne fuori dal finestrino. Mi stringe la mano portandosela alle labbra, me la bacia dolcemente e poco dopo nasce un sorriso sul suo volto "Ci sarà anche Megan?" domando io, anche se so già la risposta. "Sì, l'ho sentita mentre facevo la valigia. Ha detto che ha preparato già il pranzo di domani per noi". "Tua nonna è formidabile" rido ricordando le sue esperienze giovanili, le sue fughe da casa che l'hanno portata fin qui. La prima volta che l'ho vista ho capito che non era una di quelle nonne che passano il tempo a fare sciarpe e maglioni con l'uncinetto per i loro nipoti. No, questo per lei è paragonabile ad una tortura. Megan è uno spirito libero, non riesce mai a stare ferma e ha ancora l'energia di quando era giovane. La sua ultima scappatella? Circa sei mesi fa l'avevano beccata nella casa di riposo che cercava di far scappare una sua amica attraverso una finestra del secondo piano, una cosa da pazzi. Sono servite le forze dell'ordine per farla ragionare, ma ancora lei si ostina nel far uscire la sua amica da lì, dato che secondo lei l'aria lì dentro è irrespirabile e mangiano solo brodini comprati al supermercato. Sicuramente anche Derek sta ricordando delle esperienze fatte con sua nonna, forse quando lei ha rotto un vaso di vetro in un negozio ed è uscita da lì come se niente fosse dando la colpa ad un bambino che si trovava nelle vicinanze. Non mi sono nemmeno accorta che ormai siamo nell'autostrada talmente ero persa nei miei pensieri, in macchina il silenzio è spezzato dalla musica della radio e, se non fosse per questa, riuscirei a sentire il rumore dei battiti del mio cuore. Derek mi stringe più forte la mano, giro la testa verso di lui che mi sorride non staccandomi gli occhi di dosso. Arrossisco tornando a voltargli la testa, con il pollice mi accarezza il dorso della mano, chiudo gli occhi appoggiandomi al finestrino e in poco tempo mi addormento.

I clacson e il rumore del traffico mi risvegliano, alzo lentamente la testa dal finestrino e sento un peso sulla mia spalla sinistra. Sorrido appena vedo che è la testa di Derek appoggiata su di me e, come stavo facendo io fino a qualche istante fa, dorme tranquillo. Gli sposto dei capelli dalla fronte, do un'occhiata ai nostri genitori vedendo che anche mia madre ha scelto l'opportunità di dormire. "Che ore sono?" domando a Benjamin spostando lo sguardo verso la famosa città che non dorme mai, New York, la grande mela. "Quasi mezzanotte, abbiamo trovato più traffico del previsto" mi guarda attraverso lo specchietto retrovisore accennando un sorriso, annuisco riappoggiando la testa sul sedile "Non manca molto. Cerca di svegliare Derek, sai che è un ghiro" dice con una risata e mi unisco a lui. Svegliarlo sarebbe un errore, mentre dorme sembra rilassato e felice, ma sono costretta a farlo. "Derek.. ehi, svegliati" sussurro scuotendolo per le spalle, lo sento lamentarsi contro la mia spalla "Due minuti ancora" borbotta con la voce assonnata "Dai, siamo arrivati a New York". Alza la testa lentamente, si strofina le mani sul volto e sorride leggermente portando poi i suoi occhi su di me, porta dei miei capelli dietro l'orecchio e solo questo suo gesto delicato mi fa arrossire. Osservo i grattaceli attorno a noi, le macchine ancora in movimento, le luci dei vari cartelloni pubblicitari, la gente che cammina frettolosa avanti e indietro... sono a New York per la prima volta in vita mia.

Uno sbaglio da commettere insiemeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora