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Lo guardo sparire in sella alla sua moto, sfreccia velocemente via da casa lasciandomi da sola, come in questi due ultimi giorni. Beh, proprio sola non sono: mia madre è in cucina alle prese con i fornelli, Benjamin è nel suo ufficio a fare chissà cosa e Kate si trova nella mia stessa stanza che guarda un cartone alla televisione. Almeno quest'ultima copre il silenzio monotono del soggiorno.. Sono ancora appoggiata alla finestra mentre guardo la strada da dove si è allontanato. So che non se n'è andato per sempre, ma a una parte di me sembra che sia così, se n'è andato da due giorni, da quando sono tornati i nostri genitori. Quando gira per casa sembra l'anima di un demone, sempre di fretta con l'aria arrabbiata e scontrosa. Non ho osato avvicinarmi, ho pensato che magari abbia dei problemi con la squadra di calcio, ma solitamente le cose in quel team si risolvono piuttosto velocemente. Resto in questa posizione per molto tempo attendendolo, ma dopo quasi un'ora mi rassegno. Mi metto accanto a Kate portando le gambe al petto e appoggio la testa sulle ginocchia. Mia sorella mi rivolge uno sguardo di circospetto, è abbastanza esilarante questa sua faccia, ma nonostante ciò non rido come farei solitamente. "Tu e Derek avete litigato?" domanda innocentemente e per poco non mi viene un infarto. Come ha fatto a capire che tra me e lui le cose stanno precipitando? "Non lo so" ammetto sinceramente "Perché non chiedi scusa? Con la mamma funziona sempre". Le sorrido nel modo più dolce possibile "Vorrei che fosse semplice dire scusa". Non so nemmeno per cosa dovrei scusarmi ad essere sincera. È lui ad essersi allontanato in meno di 48 ore, è lui semmai che deve chiedere scusa. Prima che Kate possa continuare con le sue domande, nostra mamma ci interrompe annunciandoci che la cena è quasi pronta. Non so come mai sembra che io e lui abbiamo litigato, quando mamma è entrata quella sera nel momento più sbagliato, è come se si fosse chiuso in sé stesso. Mentre vado in bagno a lavarmi le mani con Kate mi riprometto di parlargli il prima possibile, non è pensabile passare a comportarsi da un modo all'altro. Scendo le scale tallonata da mia sorella e mi blocco vedendolo rientrare dalla porta del garage sistemandosi i capelli arruffati per colpa del casco. La mia faccia deve essere piuttosto divertente, visto che si mette a ridacchiare dopo avermi vista, ma io non ho nulla da ridere, l'ha fatto per davvero. "Perché?" domando ritrovando la voce e scendo gli ultimi scalini "Perché cosa?" domanda confuso togliendosi la giacca di pelle "Quello" indico il sopracciglio e alza le spalle prima di rispondere "Era da molto che aspettavo di farlo, ho preso appuntamento ancora un po' di tempo fa". "Tuo padre non ne sarà per nulla contento, già mi chiedo come abbia messo una pietra sopra quando ti sei tatuato così tante volte in poco tempo" scendo gli ultimi scalini avvicinandomi per osservare meglio il pezzetto di metallo infilzato nella sua pelle. È ufficiale, è andato fuori di testa sfidando il fuoco: ricordo quando Benjamin ha scoperto il suo tatuaggio sul petto, da quello che so il primo che si sia mai fatto. Era da un mese che ci eravamo trasferite e in quest'arco di tempo Derek trovava sempre il modo per far arrabbiare suo padre anche senza volerlo, ma quest'ultimo si tratteneva per cercare di fare una buona impressione su me e Kate. Ero in soggiorno quando l'avevo sentito gridare per la prima volta al piano superiore, non capivo granché del loro clamoroso battibecco, ma so che ad un certo punto sentivo che venivano lanciati oggetti, non parlo solo di libri. Mi ero girata verso le scale e avevo visto lo sguardo glaciale negli occhi di Derek mentre evitava di ascoltare il padre prendendo le chiavi e in pochi istanti era fuori di casa. Era tornato durante la notte, lo avevo sentito fare chiasso e, intimorita, ero scesa in cucina trovandolo ubriaco. Avevo solo quindici anni quel giorno e sono rimasta traumatizzata vedendo che non si reggeva in piedi. Mi aveva guardato con un sorriso sbieco che, se avessi potuto, glielo averi tolto a forza di ceffoni. Spaventata mi ero messa all'angolo opposto al suo ed eravamo rimasti a guardarci. "Stai bene?" avevo domandato sussurrando "Non sono affari tuoi" aveva detto freddamente facendomi sussultare. Poi, come se nulla fosse stato, si era allontanato rifugiandosi in camera sua chiudendo la porta con un calcio a dir poco rumoroso. Non so bene cosa sia successo tra Derek e Benjamin, so che quest'ultimo ci ha messo molto tempo prima di potersi fidare di nuovo di suo figlio, ma ha ceduto troppo presto: Derek ha continuato a tatuarsi ignorando ogni avvertimento del padre e, alla fine, ha vinto lui la battaglia. Benjamin si è arreso al fatto che suo figlio sia uno spirito libero e indomabile. Adesso la faccia di Benjamin lascia intendere tutto: dire che è furioso è dir poco, riesco a vedere il fumo uscirgli dalle narici e dalle orecchie. Mia madre, beh, lei non ha mai potuto opporre resistenza contro Derek, lui la rispetta, certo, ma non si è mai fatto mettere i piedi in testa da lei, come non se lo è fatto fare da nessuno. Rimango in silenzio facendomi piccola sulla sedia mentre assisto alla litigata non poco tranquilla tra i due uomini di casa, rivolgo uno sguardo a mia madre troppo impegnata a portare Kate fuori dalla cucina. Ascolto ancora per poco le parole di rimprovero di Benjamin, poi il più silenziosamente possibile me la svigno. Devo lasciarli parlare da soli senza intromettermi, in molti dei loro discorsi viene sempre fuori Crystal, la madre di Derek morta quando lui aveva solo tredici anni. Non so molto di lei, nessuno osa nominarla e c'è solo una foto sua in questa casa, dove sono raffigurati lei e Benjamin con un Derek all'età di cinque anni. Questa foto si trova in soggiorno sopra al camino, un po' il cuore della casa e posso capirne benissimo il motivo per il quale la foto si trovi lì. Come immaginavo, Derek prende la giacca gridando cose poco gradite contro Benjamin, mi rivolge un'occhiata indecifrabile ed esce di casa, ma questa volta senza chiavi della moto. Benjamin sferra un pugno contro l'anta di un armadio e digrigna i denti guardando la mano che si è appena ferito. Non mi nota nemmeno mentre va in bagno a rinchiudersi seguito da mia madre. Punto lo sguardo oltre la finestra, la strada è vuota e buia nonostante alcuni lampioni siano accesi: dov'è andato?

Uno sbaglio da commettere insiemeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora