Cerchi di recuperare il pallone che ti è finito sopra l'albero, stai saltando da almeno cinque minuti ma non salti abbastanza in alto per raggiungere la palla della nazionale Italiana. Siccome il pallone è il tuo hai deciso di andarlo a prendere tu, ma a tirarlo sull'albero è stato Matteo. Certo, non di sua spontanea volontà.
<<aspetta, ci penso io>> dice slacciandosi la felpa. lo blocchi con un cenno della mano e, tirandoti su le maniche e legandoti i capelli alla bell'e meglio, inizi ad arrampicarti. Un paio di volte rischi di cadere, ma alla fine riesci a sederti su un ramo. Anche se non sembra solidissimo regge il ruo peso. Ti sporgi lentamente verso il vuoto, nella speranza di raggiungere il ramo davanti a te. Senti la superficie liscia della palla sotto i tuoi polpastrelli.
Purtroppo, il ramo che ti regge, si spezza e tu cadi per circa due metri. Fortunatamente Matteo ha avuto i riflessi pronti e ti ha presa. Ti ritrovi dolorante e sdraiata sopra il tuo migliore amico, anche lui malconcio <<stai bene?>> ti chiede facendo una smorfia. Annuisci sposrtandoti da lui <<ho fatto un atterraggio morbido>> dici facendo ridere entrambi. Vi alzate entrambi e ti massaggi il gomito segnato e ti osservi le ginocchia sbucciate <<credo di essermi rotto un polso>> ammette lui tenendosi la mano al petto. Pochi secondi dopo il tuo pallone gli cade in testa, aggiungendo del male a quello che ha già <<aah! che male! mi sono morso la lingua>> grida portandosi la mano sana alla bocca. Scoppi a ridere e resistendo al dolore ti chini per recuperare la palla e la ingili nel cestello della tua biciclatta.
<<credo che ci conviene tornare a casa>> dici salendo sulla bici. Lui solleva la sua da terra e segue il tuo stesso gesto <<o andare direttamente al prontosoccorso>>. Matteo inizia a pedalare e prima di seguirlo lo guardi un attimo. Ti senti in colpa, tiutte le volte che vi fate male è per qualcosa che combini tu. Scuoti la testa e lo segui fuori dal parco.
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<<mi dispiace>> sussurri guardandoti la fasciatura intorno al braccio. Matte ti viene vicino, sedendosi sulla sedia accanto alla tua. Ti leva una foglia dai capelli e ti accarezza la guancia <<per cosa?>> chiede appoggiandosi al braccio piegato sul ginocchio <<tutte le volte che ti fai male è per colpa mia>> rispondi senza guardarlo, trovando improvvisamente interessanti le righe sulle piastrelle del pavimento. Lui ti prende il viso con la mano libera dalla fasciatura e fa incontrare i vostri occhi <<preferisco farmi male io che lasciar farti del male>> risponde tirandoti in un caloroso abbraccio. <<la mia migliore amicha ribelle>> sussurra.
<<che ti hanno detto i tuoi quando sei tornata a casa?>> chiede staccandosi dall'abbraccio. Fai una smorfia e torni a guardare il muro davanti a te <<che sono un'incoscente, che mi sono fatta male perche vivo con la testa tra le nuvole>> rispondi ponendo la stessa domanda a lui <<che devo smetterla di essere superman>> risponde facendo la tua stessa faccia.
"Amico mio... se sei da solo... io sarò la tua ombra... se vuoi piangere, sarò la tua spalla; se desideri un abbraccio, sarò il tuo cuscino; se hai bisogno di essere felice, io sarò il tuo sorriso; ma in qualsiasi momento avrai bisogno di un amico, mi limiterò ad essere me stesso."
Era ciò che ti ripeteva sempre tua nonna. E cavolo se aveva ragione.
E' un po corto.. che ne pensate? Un baciones a tutti!