Alessio Bernabei

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alegiordi



<<siamo in codice nero>> grida il capo infermiere. Leghi i capelli in una coda di cavallo e ti precipiti nel parcheggio del pronto-soccorso.

Qualche ora fa c'è stato un gravissimo incidente: un camion che trasportava una sostanza altamente infiammabile si è ribaltato finendo nella corsia di ritorno e prendendo fuoco. Altre trenta macchine sono state coinvolte. Otto decessi e più di cinquanta feriti.

Per mettere più carne al fuoco, dall'altra parte della città una manifestazione è finita in tragedia.
Appoggi la schiena al muro e sospiri. È il tuo terzo turno consecutivo e hai più caffeina che sangue in corpo.
L'infermiera ti passa una cartella di codice rosso <<Schegge di vetro frattura della tibia>> leggi ad alta voce e ti metti al lavoro. Sarà una lunghissima notte.
Scosti la tendina e guardi il tuo paziente sorridendogli. Ti presenti e infili i guanti in lattice prima di metterti al lavoro.

<<non ci sarà bisogno di un intervento alla gamba. Basterà il gesso. In quanto alle ferite sul viso causate dalle schegge, i punti basteranno>> spieghi cercando ti tranquillizzare il paziente. Ti strofini gli occhi. <<mi sembra stanca dottoressa y/sn>> afferma gentilmente il signor Martinez. <<tre turni consecutivi di cui due notturni>> rispondi chiamando un'infermiera per compilare i moduli di dimissione. <<non è tornata a casa?>> ti chiede con dolcezza. <<solo per una doccia>> spieghi. <<scommetto che il suo compagno le manchi>> afferma. Alzi un sopracciglio. <<mi scusi. Ho notato che porta la fede e...>> gli appoggi una mano sulla spalla <<lui è spesso in giro a cantare e io spesso in ospedale. Finché i nostri due lavori non si incrociano, stiamo bene così>>. Spieghi mentre in sottofondo si alzano diverse grida di fretta.
Attraversi il corridoio ma una piccola folla ti impedisce la visuale.
<<portiamolo nel settore centrale e sgombrate tutta questa gente>> grida la responsabile del pronto soccorso. Ti sistemi il camice e affretti il passo ma un tuo collega ti blocca la strada <<Mario che fai?>> gli chiedi cercando di superarlo ma lui te lo impedisce. <<y/n non puoi lavorare con questo paziente>> ti ripete. Con uno scatto laterale lo schivi e entri nel settore centrale dove arrivano i pazienti in condizioni gravissime. Ed è lì che dopo tre giorni vedi Alessio. Una mascherina per l'ossigeno gli copre metà viso e il defibrillatore sul petto.
Le ginocchia sembrano diventate di gomma ma Mario ti tiene in piedi. Ti avvicini alla barella e prendi un respiro. <<dottoressa y/sn, sei sicura di poter stare qui?>> ti chiede il capo. Annuisci. <<cosa è successo?>> chiedi <<era in una delle macchine ribaltate in autostrada. L'airbag non è esploso e la cintura di sicurezza gli ha fratturato lo sterno. Lo abbiamo appena rianimato>> nel sentire quelle parole ti sei sentita svenire. Lo stavi per perdere.

Gli inietti della morfina e controlli i suoi segnali vitali tramite il monitor.
La stanza singola in cui lo hanno messo è silenziosa. Abbassi lo sguardo e sorridi leggermente vedendo il suo viso rilassato, segnato dai tagli causati dalle schegge di vetro del parabrezza della sua auto. Gli stringi la mano stando attenta alla flebo attaccata al dorso. Lui ti stringe leggermente la mano e il battito aumenta. Gli lasci un veloce bacio sulla fronte e controlli l'orario sull'orologio a polso. Cinque minuti e il tuo turno sarà ufficialmente finito.
Corri a consegnare i documenti delle ultime visite, lasci nel tuo armadietto lo stetoscopio e timbri il cartellino.
Sali con l'ascensore fino al terzo piano, entri nella stanza 387 e ti siedi sulla sedia accanto ad Alessio. Giochi con le sue dita finché, pochi minuti dopo, con un gemito apre gli occhi. <<fa piano, non avere fretta>> gli dici passando la mano tra i suoi morbidi capelli. Lui ti guarda ancora intontito dai farmaci <<cosa è successo?>> ti chiede inumidendosi le labbra screpolate. Gli racconti dell'incidente in cui si è ritrovato, delle condizioni in cui lo hanno portato lasciando da parte la paura che hai provato. <<hai dormito per tre giorni>> lo informi. Lui cerca di mettersi seduto ma glielo impedisci <<mi dispiace>> afferma mentre gli occhi gli si riempiono di lacrime. TI avvicini maggiormente chiedendogli per quale motivo si sta scusando <<ho distolto lo sguardo per un secondo y/n. Un secondo e...>> si interrompe. Gli asciughi quell'unica lacrima che gli riga il viso segnato. <<non ti scusare, non è stata colpa tua se un pazzo ubriaco e riempito di eroina ti è venuto addosso con un suv>> ti affretti a dire. Lo baci sulle labbra e gli accarezzi i capelli. <<l'unica cosa che mi importa è che tu sia vivo amore mio, al resto ci penseremo dopo>> sussurri stringendolo delicatamente a te.


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