Tutti si voltano a guardarti appena percorri la strada principale che attraversa il campo. La leggera brezza ti solletica le guance, spettinando i ciuffi ribelli della tua pettinatura da maschiaccio. La collana, lasciata in bella vista sopra la scollatura della maglia arancione, mostra così tante perle che, forse, l'unica a starti al passo è Annabeth Chase.
Saluti con un gesto militare alcuni ragazzini della casa di Atena, scompigli i capelli a una figlia di Afrodite intenta a raccogliere fiori con le sorelle e affretti il passo verso l'arena.Scavalchi il muretto e raggiungi l'ingresso dell'arena, sedendosi sulle gradinate vicino a Chirone.
Il centauro ti lancia una mela che, senza guardare, afferri al volo.
<<stanno migliorando. Di questo passo avremo più guerrieri noi che Leonida alle Termopili>> scherzi facendo sorridere il mezz'uomo. Pochi metri sotto di voi, al centro dello spiazzo, i tuoi migliori amici si stanno sfidando a corpolibero e scherma. Dovresti essere anche tu tra loro, ma durante un allenamento sul percorso sospeso sei caduta, lussandoti la spalla.
Improvvisamente, qualcuno attira la tua attenzione. Anzi, l'assenza di qualcuno.
<<Annabeth, dov'è Stoll?>> gli chiedi raddrizzando la schiena. Lei abbassa la spada e lo scudo, alzando le spalle. Spalanchi gli occhi scattando in piedi, stringi i denti e il tuo viso si trasforma in una smorfia di rabbia. Stringi i pugni e una sottospecie di ringhio ti sale in gola. Scavalchi i gradoni e corri fuori dall'arena, schizzi tra le persone che camminano tranquille per il campo, facendole voltare incuriosite al tuo passaggio. Ogni tuo passo alza un polverone quando calpesti la ghiaia delle strade.Conoscendolo come le tue tasche sei che ti sta organizzando qualche orribile scherzo, cerchi per questo di batterlo sul tempo. Raggiungi col fiatone la casa di Armes, il tuo padre divino, e spalanchi la porta. Improvvisamente ti rittovi ricoperta di polvere di gesso e farina. Ti guardi sentendo la rabbia ribollirti nelle vene come lava, aumentata dalle risate strozzate di Connor, comparso all'improvviso alle tue spalle. Ti volti lentamente verso il figlio di Ermes, piegato in due dalle risate. <<Quanto è divertente vederti cascare nei miei tranelli. Pensavo che, in quanto figlia del dio della guerra, non ci cascassi cosi facilmente>> dice tra le lacrime, tenendosi le mani sulla pancia. Impugni il pugnale che tieni nello stivale e ti butti su di lui con uno scatto. Il ragazzo perde l'equilibrio cadendo a terra, con te a cavalcioni sul suo corpo e la lama del pugnale premuta contro la guancia. Con piacere, vedi che i suoi bei lineamenti hanno abbandonato l'espressione divertita, tramutata in paura. <<Solo un idiota come te stuzzica il leone mentre dorme>> sussurri tra i denti avvicinando il viso al suo <<Sono stanca dei tuoi stupidi giochetti Stoll. Ho lasciato perdere fino a questo punto ma ora, Chirone e il signor D drovanno setacciare il lago per poter ritrovare i pezzetti del tuo corpo, figlio di Ermes>> lo minacci facendo scorrere leggermente il filo del coltello sulla sua guancia. Però, vedendo i suoi occhi chiudersi e un rivolo di sangue colare dal taglio, ti allontani di scatto da lui. Lancia il coltello lontano da te e indietreggi, schivolando sul pavimento. Rimani a fissere le assi del pavimento, stringendoti le ginocchia al petto. Lo senti alzarsi, camminare verso di te e vedi le sue ginocchia appoggiarsi vicino ai tuoi piedi. <<Va via Stoll. Ti ho gia fatto del male>> sussurri, vergognandoti di te stessa. Tua madre ti ha sempre detto di cedere alla rabbia solo in battaglia e non nella vita quotidiana. Senti le sue mani stringersi intorno alle tue braccia ricoperte di cicatrici. <<Non è colpa tua io...ho esagerato>> dice. Sollevi la testa quel che basta per poterlo guardare. Il taglio sulla sua guancia non è profondo, ma gli resterà comunque il segno. <<Ti stai scusando Stoll?>> chiedi mantenendo il contatto visivo. <<Cosa? No. C'è... non dirò nulla a Chirone, ne a mr. D>> dice arrossendo leggermente. <<Perche?>> chiedi, alzando completamente la testa. Lui solleva le spalle, visibilmente in imbarazzo (cosa che non credevi possibile in un figlio di Ermes). <<Ecco io.... non voglio che tu venga mandata via. Io ti ho fatta arrabbiare..>> balbetta grattandosi il collo.
Lui alza lo sguardo incastrandolo con il tuo, entrembi restate in silenzio a guardarvi. Pian piano vi avvicinate, senza neanche rendervene conto. Orami riesci quasi a percepire il suo fiato caldo contro la tua pelle, il suo profumo. <<Y/n hai preso quel cretino di Stoll?>> urla la voce di Clarisse da fuori la casetta. Presa alla sprovvista spingi il ragazzo a terra e ti alzi in piedi recuperando il coltello. Tua sorella entra come una furia, osservando con un sopracciglio alzato il ragazzo sul pavimento. Guarda poi te, rivolgendoti una smorfia essendo ricoperta di polvere bianca. I suoi occhi si posano l'arma che hai in mano e ghigna dandoti una leggera spinta alla spalla <<Grande sorellina>> si complimenta lei non sospettando minimamente di cosa stava per accadere tra voi. <<Ogni tanto bisogna darla una lezione ai figli di Ermes>> rispondi, cercando di essere il più possibile sicura di te ma chiedendo scusa con lo sguardo al povero ragazzo ancora steso sul pavimento della vostra cabina.